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Nucleare

Chi sono gli economisti e gli industriali che spingono per il nucleare in Germania

Imprenditori, economisti e tecnici si schierano a favore dell'energia nucleare in Germania. Anche l'opinione pubblica è d'accordo. La palla passa al governo. Seconda parte dell'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino.

Ma il fronte dei favorevoli a proseguire sulla strada del nucleare non comprende solo politici, sinceramente convinti o in cerca di visibilità e nuovi consensi. Si allarga anche a esperti, economisti e industriali.

IL PARERE DI FATIH BIROL (AIE)

In una recente, ampia intervista all’Handelsblatt, Fatih Birol, direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), è intervenuto sul tema del nucleare tedesco, prendendo la questione alla larga. Prima ha messo in guardia gli europei dall’affrontare avventatamente la crisi dell’approvvigionamento energetico magari perché rassicurati dal calo dei prezzi del gas. Poi si è detto preoccupato per il prossimo inverno: “Niente gas russo, ritorno della Cina come importatore, scarsa crescita dell’offerta. Questi tre fattori rendono il prossimo inverno una sfida”. Quindi ha invitato cittadini e imprese a non allentare la tensione verso il risparmio energetico. E infine si è rivolto ai politici tedeschi criticandoli in maniera sorprendentemente esplicita per il phase-out del nucleare: “Vorrei che ci fosse la possibilità di estendere i tempi di funzionamento molto di più, se necessario”, ha detto al quotidiano economico.

L’APPELLO PRO-NUCLEARE DEGLI INDUSTRIALI

Un appello lanciato anche dal mondo delle imprese, con il presidente dell’associazione degli industriali (BDI), Siegfried Russwurm, che ha detto di immaginare “in linea di principio” tempi di funzionamento più lunghi per le centrali nucleari in Germania oltre la metà di aprile 2023. “Attualmente ci rendiamo conto di quanto sia urgente il bisogno di ogni chilowattora di elettricità, soprattutto nei mesi invernali quando il sole e il vento sono scarsi”, ha detto Russwurm all’agenzia di stampa Dpa, “è difficile spiegare ai nostri vicini europei che dovremmo chiudere le centrali nucleari sicure nell’attuale situazione di carenza e allo stesso tempo chiedere loro solidarietà”.

Il presidente del BDI, che è l’equivalente della Confindustria italiana, ha poi aggiunto: “Nei prossimi mesi ci aspetta ancora il vero stress test. Se va male, la discussione può ricominciare. Alla fine, la politica deve decidere in modo responsabile e non dogmatico. Sicuramente, deve essere fatta un’analisi tempestiva di quanto il nucleare sia stato importante per la stabilità della rete elettrica quest’inverno”. Sembra di sentire i liberali, sia per la richiesta di un approccio non dogmatico, che per quella di uno stress test, che assomiglia molto alla commissione di esperti auspicata dall’Fdp.

IL PARERE DEGLI ECONOMISTI ENERGETICI

Ma anche economisti esperti di energia, indipendenti ma professionalmente in quotidiano contatto con il governo, chiedono al cancelliere di rivedere ancora una volta la decisione di spegnere i reattori. Veronika Grimm, ad esempio, una dei cinque saggi che consigliano il governo sui temi economico-finanziari e presidente della commissione che ha elaborato le politiche di attuazione del pacchetto da 200 miliardi di aiuti contro il caro energia, ha chiesto un nuovo dibattito sul prolungamento della vita operativa delle restanti centrali atomiche. “Se vogliamo uscire dal carbone e dal nucleare, in Germania devono essere costruite anche nuove centrali a gas per superare le fasi in cui le energie rinnovabili non sono disponibili”, ha dichiarato Grimm alla Bild, “e poiché ci vorrà ancora del tempo prima che siano disponibili ulteriori capacità, al più tardi in primavera dovremo probabilmente riaprire il dibattito politico sull’energia nucleare”.

E l’economista Ulrike Malmendier, anche lei dall’estate membro del Consiglio degli esperti economici (i cinque saggi, appunto) ha invitato il governo a mantenere in funzione le tre centrali atomiche rimanenti più a lungo del previsto. “Ormai lo sappiamo: l’inverno del 2023/2024 non sarà necessariamente più facile”, ha dichiarato l’economista dell’Università statunitense di Berkeley all’Handelsblatt, “per questo è importante esaurire tutte le possibilità a disposizione, e le centrali nucleari sono una di queste”. Anche Malmendier è dell’avviso che Olaf Scholz non dovrebbe rinviare troppo a lungo la decisione, “in modo che gli operatori possano prepararsi e procurarsi nuove barre di combustibile”.

IL PENSIERO DELL’OPINIONE PUBBLICA

E l’opinione pubblica, che con tanto consenso aveva salutato nel 2011 la scelta di Angela Merkel di accelerare al 2022 la fuoriuscita della Germania dal nucleare? Secondo un sondaggio realizzato dalla Fondazione Konrad Adenauer (KAS), affiliata alla Cdu, la stragrande maggioranza – il 71% – vuole continuare a utilizzare l’energia nucleare, partendo dal prolungamento dell’attività dei tre reattori ancora in funzione oltre la data del 15 aprile 2023. E solo il 29% dei tedeschi vuole al contrario che l’energia nucleare “non venga più utilizzata”.

LE TENSIONI NEL GOVERNO SCHOLZ

La palla passa dunque al governo, in maniera specifica ai due partiti della sinistra, Spd e Verdi. In realtà nessuno di loro mostra alcuna voglia di giocarla neppure questa palla. Alle richieste dei liberali, Spd e Verdi oppongono una netta chiusura e restano fermi sulla data di spegnimento del 15 aprile.

In particolare per i Verdi, che nelle scorse settimane hanno dovuto fronteggiare le forti proteste dei movimenti ambientalisti per l’ampliamento della miniera di carbone a Lützerath (in Nord Reno-Vestfalia), la questione di un eventuale prolungamento è molto delicata. Ed è difficilmente immaginabile che il partito ecologista possa varcare un’ulteriore linea rossa proprio sul tema del nucleare.

Il ministro dell’Economia Robert Habeck ha pubblicamente già respinto le richieste dell’Fdp, sostenendo che il cancelliere Olaf Scholz abbia detto parole “definitive” quando ha affermato che le centrali nucleari saranno utilizzate ancora quest’inverno e non oltre. Parole simili sono state espresse anche da uno dei presidenti del partito socialdemocratico di Scholz, Lars Klingbeil, secondo cui “il dibattito si è chiuso e il cancelliere ha detto chiaramente che le tre centrali nucleari continueranno a funzionare solo fino all’aprile di quest’anno”.

Anche Olaf Scholz ha chiuso ogni spiraglio e lo ha fatto a modo suo, in maniera asettica e con due parole.  In un’intervista al quotidiano Tageszeitung, il cancelliere ha fatto riferimento proprio alla decisione da lui adottata alla fine dello scorso anno di prolungare solo di alcuni mesi l’attività delle tre centrali in questione. E alla domanda se tale decisione debba considerarsi definitiva il cancelliere ha replicato in maniera lapidaria: “Sì, sicuramente”.

E intanto c’è chi come i Länder, con il sostegno delle aziende energetiche coinvolte che non vedono di buon occhio il tira e molla della politica e non vorrebbero spendere più soldi per una fonte per la quale comunque nessun partito politico in Germania dice di vedere un futuro dopo la crisi, compiono fatti concreti. Una delle tre centrali nucleari attive, quella di Emsland in Bassa Sassonia, è tornata in rete dopo che gli elementi di combustibile sono stati riorganizzati. Ma il ministero dell’Energia del Land, guidato dai Verdi, ha detto chiaro e tondo che i lavori effettuati “hanno rappresentato l’ultima revisione e l’ultimo breve arresto di una centrale nucleare tedesca”. Il sistema sta ora entrando nella fase del prolungamento della sua attività (Streckbetrieb), come stabilito dal voto del Bundestag, con circa il 25% in meno di produzione e alla fine del 15 aprile la centrale nucleare sarà tolta dalla rete: i preparativi per lo smantellamento sono già in corso. “Dopo decenni di controversie sociali, l’uso dell’energia nucleare sta finalmente volgendo al termine”, ha detto il ministro dell’Energia del Land Christian Meyer. Il sito sarà ora ampliato con RWE in un centro per la produzione di idrogeno verde da energie rinnovabili.

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