Mercoledì 8 settembre la Giordania ospiterà un incontro tra la ministra dell’Energia e delle risorse minerarie Hala Zawati e le sue controparti egiziane, siriane e libanesi. Scopo del vertice, che si terrà nella capitale Amman, è raggiungere un accordo sulle forniture di gas naturale dall’Egitto al Libano – attraverso la Giordania e la Siria – che possano permettere al paese di alleviare i suoi problemi cronici di carenza di elettricità.
LA CRISI DEL LIBANO
Il Libano sta attraversando un periodo di forte crisi: l’epidemia di coronavirus e l’esplosione al porto di Beirut di un anno fa (a metà agosto, poi, c’è stata l’esplosione di un serbatoio di carburante nella cittadina di Tleil: i morti sono una ventina) hanno aggravato sia l’instabilità politica, sia il tracollo dell’economia.
L’ANTEFATTO
L’incontro in Giordania, come ricostruisce il portale specializzato Argus, arriverà dopo la riunione di sabato scorso tra le delegazioni siriana e libanese, a Damasco: la Siria ha acconsentito alla richiesta del Libano di utilizzare il territorio siriano come transito per le importazioni di gas dall’Egitto e di energia elettrica dalla Giordania.
L’ARAB GAS PIPELINE
Le discussioni di mercoledì prossimo riguarderanno probabilmente l’Arab Gas Pipeline, la condotta per il trasporto di gas dall’Egitto alla Giordania, la Siria e il Libano: possiede una capacità di 10 miliardi di metri cubi all’anno.
Il Libano ha già importato gas dall’Egitto attraverso l’Arab Gas Pipeline nel 2009 e nel 2010, ma le forniture si sono interrotte presto a causa del calo della produzione egiziana di gas naturale. Il Cairo ha ricominciato a esportare gas attraverso il gasdotto in questione nel 2018, ma la grande maggioranza dei flussi si sono diretti verso la Giordania, non verso il Libano.
I PROBLEMI GEOPOLITICI
L’Egitto si è già mostrato disponibile a inviare gas in Libano. Ma le forniture, per giungere a destinazione, dovranno attraversare il territorio siriano e le tante complicazioni geopolitiche. C’è innanzitutto il fatto che il governo del presidente Bashar al-Assad, benché oggi controlli una grossa parte del territorio nazionale grazie all’aiuto di Russia e Iran, non ha alcuna presa su una fetta rilevante del paese (circa il 30-40 per cento): potrebbero sorgere problematiche legate alla sicurezza. E poi ci sono le sanzioni degli Stati Uniti sul regime siriano relative al settore petrolifero, che potrebbero complicare le transazioni tra le varie parti coinvolte nelle forniture dall’Egitto al Libano.
IL RUOLO DEGLI STATI UNITI
Gli Stati Uniti, comunque, sono in contatto sia con l’Egitto che con la Giordania: le parti stanno lavorando a un piano che permetta alle forniture di energia di arrivare in Libano senza incorrere nelle sanzioni americane sulla Siria.
COSA FA IL LIBANO
La crisi economica del Libano si ripercuote sulla qualità e la capacità delle infrastrutture energetiche, la cui capacità è insufficiente a soddisfare la domanda interna ed è il motivo dei frequenti blackout.
La settimana scorsa, però, il paese ha tenuto la sua prima asta in assoluto per scambiare 542mila barili di olio combustibile iracheno con 246mila barili di gasolio e 30mila tonnellate di olio combustibile con la società statale emiratina ENOC.
L’asta rientra in un accordo che consente al governo libanese di acquistare e rivendere 1 milione di tonnellate di olio combustibile di tipo pesante dall’Iraq attraverso aste mensili per un anno. L’accordo è stato firmato lo scorso luglio, e copre all’incirca un terzo della necessità di combustibile delle centrali di EDL, la società elettrica libanese.
IL RUOLO DI HEZBOLLAH
L’organizzazione politico-militare libanese Hezbollah, vicina all’Iran, ha annunciato il mese scorso che inizierà a importare olio combustibile dall’Iran. Una mossa che potrebbe complicare non soltanto la situazione politica interna del Libano – Hezbollah punta a sostituirsi alle istituzioni ufficiali, minandone l’autorità – ma anche quella internazionale: gli Stati Uniti considerano Hezbollah un gruppo terroristico.