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G20

G20 Ambiente, ecco l’accordo (azzoppato da Cina e India)

G20 Ambiente, Clima ed Energia di Napoli: conclusioni e commenti

 

Due punti chiave sono stati rinviati alla decisione politica del vertice dei capi di Stato: l’impegno a rimanere sotto 1,5 gradi di riscaldamento globale al 2030 e quello a eliminare il carbone dalla produzione energetica entro il 2025.

È questo l’esito delle ore di trattative che si sono consumate nella seconda giornata dal G20 Ambiente, Clima ed Energia di Napoli.

L’inviato americano, John Kerry, e il ministro italiano Roberto Cingolani, puntavano a mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi al 2030 ed eliminare il carbone dalla produzione energetica entro il 2025, ma Pechino e New Delhi si sono opposte e l’accordo finale è stato rinviato al G20 dei capi di Stato e di governo di fine ottobre a Roma. Si tratta di due elementi chiave, scrive Reuters, che potrebbero mettere a rischio la speranza di ottenere un’intesa significativa.

Il ministro della Transizione ecologica, Cingolani, si è comunque detto soddisfatto di un accordo «storico». È stata una negoziazione «particolarmente complessa – ha detto – durata dopo 2 notti e 2 giorni, con i team che lavorano sulle linee guida. Questa notte non c’era molto ottimismo poi invece siamo riusciti a trovare un accordo sul comunicato: proposto 60 articoli, ne sono stati condivisi 58».

La principale opposizione era arrivata da Cina e soprattutto India, gli unici Paesi a contestare i due punti rimasti in sospeso nell’accordo siglato ieri. Ora la questione passa al G20 dei capi di Stato perché è « più politica che tecnica» ha ribadito Cingolani.

“Aver convinto i Grandi ad affrontare insieme questi temi è stata una novità assoluta. Lo considero un successo della presidenza italiana, come d’altra parte ci è stato riconosciuto da tutte le delegazioni”. Lo sottolinea il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, in un’intervista a La Repubblica, tracciando un bilancio del G20 sull’Ambiente di Napoli. “Dal mio punto di vista ce l’abbiamo fatta – dice Cingolani -. Il documento finale congiunto recepisce 58 dei 60 punti iniziali. I due più controversi, cioè l’accelerazione del taglio delle emissioni di CO2 e della dismissione del carbone, andavano a toccare le politiche economiche di grandi Paesi con grandissime popolazioni. Sapevamo che sarebbe stato difficile avere un sì anche su questi due temi”.

Per Cingolani “c’è stata una partecipazione straordinaria da parte di tutti, una grande generosità sia da parte di chi era a Napoli che di chi era collegato. Sono stati due giorni e due notti molto faticose. Ieri mattina i negoziatori non riuscivano a fare progressi su cinque o sei punti. E allora siamo intervenuti noi ministri”. Per il il ministro sui due punti controversi non c’è stata comunque una bocciatura definitiva. “Visto che come ministri dell’Ambiente non abbiamo trovato un accordo li abbiamo rimandati al G20 dei capi di Stato – dice – oggettivamente sono aspetti che vanno a toccare le politiche economiche e sociali, le scelte strategiche delle singole nazioni. È giusto che vengano analizzate ai massimi livelli”. Il ministro ritiene “che ci sia margine per un accordo anche su questi due punti”.

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