Semplificare e rendere certi gli iter per le fonti rinnovabili elettriche, valorizzare le potenzialità esistenti e, ad oggi scarsamente sfruttate, delle Fer termiche e puntare sulla mobilità sostenibile. Il tutto nel quadro delle linee guida tracciate dalla Strategia energetica nazionale (Sen). È quanto auspica il Coordinamento FREE in una serie di position paper pubblicati proprio su mobilità, rinnovabili elettriche e termiche e riferiti al periodo 2018-2030, con un focus particolare per il periodo 2018-23, l’orizzonte della prossima legislatura.
Le fonti rinnovabili elettriche: Misure siano stabili con iter semplificati e in grado di garantire una remunerazione certa
 
Anche assumendo il caso “che venga da subito assunta la velocità di crescita ottimale che permetta di raggiungere gli obiettivi al 2030, entro il 2023, anno di termine della nuova legislatura, il fotovoltaico dovrebbe vedere ben 18 nuovi GW di potenza installata mentre l’eolico on-shore circa 3,3 GW”. Per fare ciò, indica il position paper del Coordinamento Free, occorre “non contrapporre le varie tecnologie” e dare “piena attuazione ai positivi contenuti” della Sen. Inoltre è necessario assicurare la rapida emanazione del nuovo DM sulle FER elettriche, relativo all’intervallo temporale che ci separa da qui al 2020: “È auspicabile che l’atteso decreto sull’incentivazione delle FER elettriche sia basato sui criteri sopra riportati e sia coerente con gli obiettivi a lungo termine indicati nella SEN. Occorre quindi che differenzi le misure valorizzando le specificità di ciascuna tecnologia (evitando quindi le aste multi tecnologiche), ma anche obiettivi come l’autoconsumo dell’energia, la generazione distribuita, il contributo delle FER ai servizi di rete”.
Una maggiore penetrazione della generazione distribuita favorirà lo sviluppo di microreti, con sistemi intelligenti di produzione, distribuzione e consumo dell’energia elettrica, che dovranno necessariamente rispondere a criteri di efficienza e avvalersi di sistemi di accumulo dell’energia o della potenza, contribuendo a delineare sistemi flessibili.
Occorre inoltre che il nuovo DM dia continuità allo schema attuale, che ha dimostrato di funzionare garantendo nuove iniziative a prezzi assai contenuti” seguendo le linee guida del Clean Energy Package, garantendo cioè stabilità regolatoria e investimenti certi.
In aggiunta, i nuovi meccanismi di incentivazione potrebbero basarsi su una serie di principi differenti rispetto al passato come contingenti di potenza specifica in funzione della tecnologia per 3-5 anni con aste dedicate per tecnologia e contratti per differenza di durata almeno pari a 20 anni con floor e prezzi base d’asta ridotti gradualmente. Criteri premianti per i diversi impianti, relativi ad esempio alla presenza di sistemi di accumulatori, una nuova categoria costituita da impianti con tecnologie Fer non programmabili integrati con sistemi di accumulo, creazione e diffusione capillare di microreti. Dal punto di vista delle risorse disponibili, “si ritiene che dovranno essere utilizzate non solo quelle residue nell’ambito del cap di 5,8 miliardi di euro per le FER non fotovoltaiche identificato negli ultimi due decreti (DM 6 luglio 2012 e DM 23 giugno 2016), ma anche quelle liberatesi, a causa dell’applicazione dello spalmaincentivi e dell’attività di controllo e verifica del GSE, nell’ambito del cap dei 6,7 miliardi di euro per l’incentivazione del settore fotovoltaico”.
Le fonti rinnovabili termiche: Sen troppo generica su modalità per raggiungere obiettivo di crescita del 48-50%
Attualmente gli usi finali termici sono quelli prevalenti (circa 45%) e in Italia solo per poco meno del 20% sono coperti da fonti rinnovabili. Malgrado sia prevedibile un aumento della quota di usi finali con fonti elettriche, osserva il position paper del Coordinamento Free, “la domanda di calore da rinnovabili è prevista comunque in crescita in misura ragguardevole. Tale crescita impone la valorizzazione di tutte le potenzialità esistenti, anche quelle oggi scarsamente sfruttate. La Sen pur indicando l’obiettivo ambizioso di aumentare del 48-50% i consumi finali delle rinnovabili termiche per il settore Riscaldamento e Raffrescamento, si limita a considerazioni generiche senza fornire indirizzi su come raggiungerlo”.
Per questo, prosegue il testo, l’obiettivo di sostegno alle rinnovabili termiche deve essere conciliato “da un lato con un più efficace apporto dell’incentivazione e dall’altro con la necessità di promuovere un generale aumento dei requisiti prestazionali dei diversi generatori. Complessivamente è necessario sostenere il ricorso a tutte le tecnologie disponibili”. In linea generale la Sen attribuisce un ruolo importante anche per le FER termiche, con un passaggio dal 19,2% del 2015 al 30% del 2030. Tale incremento, tuttavia, “non è ancora in linea con il target di de-carbonizzazione al 2050 (-95%)” e “secondo tale obiettivo occorrerebbe già al 2030 un ulteriore incremento compreso tra il 25-30%”. Inoltre la Sen sottolinea l’importante ruolo del biometano, “mentre è solo marginalmente citato il power to gas ed è del tutto trascurato il contributo della geotermia a circuito chiuso”, introduce “vincoli alle bioenergie e scarsa fiducia nel solare termico” mentre gli obiettivi “potrebbero essere raggiunto solo puntando significativamente su un mix di tecnologie”.
“L’approccio più efficace per aumentare di 4,8 Mtep le rinnovabili termiche al 2030 è dunque puntare al mix energetico, valorizzando tutte le potenzialità di crescita che le diverse fonti possono esprimere, anche attraverso possibili integrazioni tra loro. Vi sono già esempi virtuosi di impianti integrati biomasse-solare termico-pompe di calore,e anche la geotermia può perfettamente inserirsi in questa ottica”, sottolinea il Coordinamento Free.
Secondo il position paper occorre puntare sull’accumulo termico per limitare l’effetto della non programmabilità, sviluppare le pompe di calore elettriche e a gas dando impulso all’edilizia a zero emissioni e sul solare termico “una tecnologia ormai matura” soprattutto attraverso misure di incentivazione o sistemi integrati o ibridi. “Il teleriscaldamento ha ancora un margine di sviluppo di circa 30%” e per sfruttarlo occorre valorizzare “le sinergie tra impiego di fonti energetiche rinnovabili e cogenerazione ad alto rendimento, considerando le specifiche condizioni climatiche e tecnico-economiche”. Risulta, infatti ancora da sfruttare un margine di incremento dell’energia termica distribuita tramite reti di teleriscaldamento, “pari circa al 50%, che si stima essere economicamente vantaggioso”. Per quanto riguarda le biomasse, “i combustibili legnosi potenzialmente disponibili nel nostro Paese non sembra possano costituire un limite”. Mentre le tecnologie già oggi disponibili nei generatori di calore a biomasse sia a scala domestica che industriale “garantiscono alti livelli di rendimento e bassi livelli di emissione largamente al di sotto dei limiti di legge”. Per il biometano e il biogas le proposte del Coordinamento Free chiedono una semplificazione delle autorizzazioni per la realizzazione di reti calore e un obiettivo al 2030 di 10 miliardi di metri cubi prodotti da agricoltura e rifiuti organici. Il geotermico “ha bisogno di strutture di sostegno alle nuove tecnologie, insieme ad una semplificazione autorizzativa e ad una pianificazione a medio termine. Si stima che l’installazione di impianti geotermici per circa 125 MW di potenza immessa in rete sia possibile già entro il 2024, a fronte di una riduzione di circa il 20% dell’attuale costo medio di generazione dell’energia elettrica da tale fonte. Al 2030 tale riduzione potrebbe raggiungere il 35% per oltre 200 MW di potenza elettrica immessa in rete”. Infine, per il loro ruolo strategico legato all’uso delle rinnovabili, “è importante prevedere una strategia riguardante la riqualificazione energetica degli edifici esistenti”. Anche se in generale “la riduzione di una parte delle detrazioni fiscali per gli interventi sulla termica rinnovabile dal 65 al 50% non è un segnale positivo. È necessario che la prossima legislatura si impegni a ripristinare la preesistente soglia incentivabile rendendo al contempo stabile questa forma di incentivo”.
La mobilità sostenibile: puntare su veicoli elettrici e standard di emissione più stringenti

“Per passare dal 7,2% di quota di rinnovabili nei trasporti del 2016 al 21% previsto dalla Sen al 2030 occorre un trend di crescita annuo praticamente di un punto percentuale per anno (0.99%), maggiore quindi del trend di crescita dello 0.8% tra il 2015 ed il 2016 – si legge nel testo -. Si ritiene pertanto necessario pianificare fin da subito nuovi strumenti di promozione della mobilità sostenibile in modo di arrivare entro la fine della legislatura almeno al tasso medio di crescita”.
La proposta Sen riguardo la mobilità si sostanzia “nella necessità di rinnovare il parco automobilistico, proponendo incentivi al sistema di acquisto del tipo Euro X+1. Si prevede dunque di incentivare l’acquisto di auto a gas (metano, GPL, GNL), quindi ancora motori a combustione che rilasciano inquinanti nel sistema urbano, ma viene altresì riconosciuto il ruolo strategico della mobilità elettrica”. Nonostante ciò manca una definizione delle priorità da adottare “che sono lo sviluppo delle infrastrutture per la ricarica elettrica in ambito pubblico e privato, l’introduzione di criteri più stringenti per le emissioni inquinanti, forme di fiscalità e di regolamentazione locale della mobilità che favoriscano la mobilità elettrica e penalizzino in particolare i diesel”.
Secondo il position paper del Coordinamento Free tra le azioni urgenti per garantire una transizione verso una mobilità sostenibile occorre fissare standard di emissioni di Co2 sempre più stringenti, favorire la sostituzione dei veicoli obsoleti, e l’utilizzo di mezzi elettrici soprattutto nelle aree urbane, elaborare piani urbani per la mobilità sostenibile, introdurre delle quote progressive di Autobus da acquistare con alimentazione elettrica o combustibili alternativi, rivedere i meccanismi di agevolazione fiscale per le flotte aziendali, sviluppare una rete di punti di ricarica, definire obiettivi ambiziosi per l’uso di energia rinnovabile nei trasporti, rivedere le tasse automobilistiche e i pedaggi autostradali in funzione dell’inquinamento del veicolo. Discorso simile anche per il trasporto pesante e navale: secondo la Sen dovrà essere alimentato a Gnl almeno il 30% del primo e il 50% del secondo al 2030. “La nostra proposta punta a realizzare l’obiettivo ben prima, entro il 2025, concentrando gli investimenti (rete infrastrutturale e conversione mezzi e motori) soprattutto sulla produzione di biogas da scarti (come da decreto biometano di – speriamo – prossima uscita), upgrading biometano, liquefazione e distribuzione nei centri logistici e nei porti. Biocarburanti di seconda generazione”. Va infine “promossa la ricerca e sviluppo relativa ai motori fuel cell e all’idrogeno di origine rinnovabile, con l’obiettivo di verificarne la maturità tecnologica nel medio-lungo termine”, conclude il paper.








