skip to Main Content

Fusione Nucleare

Frascati si aggiudica la gara Enea per la fusione nucleare, tutti i dettagli

Prima su nove località candidate, la città di Frascati nel Lazio è stata scelta per ospitare la Divertor Tokamak Test facility (DTT), il Centro di eccellenza internazionale per la ricerca sulla fusione nucleare. Sulla base dei requisiti tecnici, economici e ambientali richiesti, la commissione di valutazione ha assegnato il punteggio più elevato al sito di…

Prima su nove località candidate, la città di Frascati nel Lazio è stata scelta per ospitare la Divertor Tokamak Test facility (DTT), il Centro di eccellenza internazionale per la ricerca sulla fusione nucleare. Sulla base dei requisiti tecnici, economici e ambientali richiesti, la commissione di valutazione ha assegnato il punteggio più elevato al sito di Frascati, seguito da Cittadella della Ricerca (Brindisi) e Manoppello (Pescara). Lo scorso 4 aprile la graduatoria finale è stata approvata dal consiglio di amministrazione dell’ENEA, coordinatore del programma nazionale di ricerca sulla fusione e del consorzio ICAS (Italian Consortium for Applied Superconductivity).

LA FUSIONE NUCLEARE

La fusione nucleare, processo opposto alla fissione, si propone di riprodurre il meccanismo fisico che alimenta le stelle per ottenere energia rinnovabile, sicura, economicamente competitiva, in grado di sostituire i combustibili fossili e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Una delle principali sfide di questo processo è costituita dal problema dei carichi termici e la Divertor Tokamak Test facility (DTT) è stata progettata proprio per risolverle.

LA DTT PARLA ITALIANO

Alla base della DTT c’è la tecnologia made in Italy, ideata dall’ENEA in collaborazione con CNR, INFN, Consorzio RFX, CREATE e alcune tra le più prestigiose università italiane. La macchina sperimentale porta la firma di Giuseppe Calabrò, Professore di tecnologie per la fusione nucleare all’Università degli Studi della Tuscia, membro del team che ha partorito il progetto. In una intervista al Messaggero, il Calabrò ha spiegato che per comprendere la vasta portata del progetto basta pensare che 9mila tonnellate di carbone producono la stessa energia ottenuta da un chilo di combustibili usati nella fusione.
La DTT sarà un cilindro ipertecnologico alto 10 metri con raggio 5, all’interno del quale saranno confinati 33 metri cubi di plasma con un’intensità di corrente di 6 milioni di Ampere (pari alla corrente di sei milioni di lampade) e un carico termico sui materiali fino a 50 milioni di watt per metro quadrato (oltre due volte la potenza di un razzo al decollo).

TUTTI I NUMERI DEL PROGETTO

L’avvio dei lavori della DTT è atteso entro il 30 novembre 2018, con la previsione di concluderli in sette anni. Saranno coinvolte oltre 1500 persone di cui 500 direttamente e altre 1000 nell’indotto con un ritorno stimato di 2 miliardi di euro, a fronte di un investimento di circa 500 milioni di euro. Tra i finanziatori, sia pubblici sia privati, spiccano Eurofusion, il consorzio europeo che gestisce le attività di ricerca sulla fusione (60 milioni di euro) per conto della Commissione europea, il MIUR (con 40 milioni), il MISE (40 milioni impegnati a partire dal 2019, la Regione Lazio (25 milioni), l’ENEA e i partner con 50 milioni cui si aggiunge un prestito BEI da 250 milioni di euro. Partner straniero del progetto è la Repubblica Popolare Cinese con un investimento di 30 milioni.

Back To Top