Michael Flacks, imprenditore britannico-statunitense noto per aver fatto fortuna acquistando e risanando aziende in difficoltà, si è detto pronto a prendere in mano la crisi di Acciaierie d’Italia, qualora il governo lo selezionasse come vincitore dell’asta: oggi, peraltro, è scaduto il termine per la presentazione delle offerte.
LO STATO DELL’EX-ILVA
“Non è possibile costruire un’acciaieria di queste dimensioni”, ha detto Flacks. “Non è possibile importarne una dalla Cina. È unica nel suo genere”.
L’ex-Ilva di Taranto, in effetti, è lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa, ma da circa un decennio ha grossi problemi di produzione – su cinque altoforni, oggi solo uno è in funzione – e dipende dagli aiuti pubblici: Acciaierie d’Italia perde infatti circa un milione di euro al giorno.
Tra prestiti, iniezioni di liquidità e sussidi vari, ha scritto Bloomberg, negli ultimi anni la società è costata ai contribuenti italiani oltre 2 miliardi di euro. Quanto alla produzione, nel sito tarantino è crollata dell’80 per cento rispetto al picco raggiunto negli anni Duemila: nel 2024 è ammontata all’incirca a due milioni di tonnellate.
L’OFFERTA DI FLACKS GROUP PER ACCIAIERIE D’ITALIA
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che sta gestendo il dossier, ha fatto sapere che sono rimasti solo due soggetti in gara per l’acquisizione di Acciaierie d’Italia. Uno è il fondo statunitense Bedrock Industries, il cui piano prevedrebbe però massicci licenziamenti; l’altro – appunto – è il fondo di private equity Flacks Group, americano anch’esso.
L’offerta di Flacks Group per gli asset dell’ex-Ilva ammonta a 1 euro: il fondo promette però di investire nel raddoppio della produzione a quattro milioni di tonnellate all’anno e di dare lavoro a 8500 persone. Inizialmente, il governo italiano avrà una quota del 40 per cento in Acciaierie d’Italia, che Flacks Group potrebbe eventualmente acquistare in futuro al prezzo di 500 milioni-1 miliardo di euro.
Secondo Michael Flacks, serviranno 5 miliardi di euro per risanare l’ex-Ilva: ha detto di essersi assicurato l’appoggio finanziario di un gruppo di istituti di credito italiani e statunitensi. “Non compro aziende redditizie”, ha dichiarato. “Ho comprato edifici fatiscenti e li ho trasformati in oro: è quello che ho sempre fatto”.
A suo dire, l’ex-Ilva è avvantaggiata dalla vicinanza al porto e dalla presenza di una forza-lavoro qualificata.






