skip to Main Content

Indonesia Green

Che cosa succede in Indonesia?

L'Indonesia sta pagando parte del prezzo della transizione ecologica europea con il deterioramento delle condizioni di vita dei lavoratori dell'industria del nichel e i danni all'ambiente.

Il Green deal europeo è la rivoluzione industriale ed economica dell’Europa attraverso la quale il Vecchio continente vuole ridurre la sua impronta ambientale e cambiare l’assetto della produzione

Il Green deal si pone tre obiettivi:

  • 55% la riduzione delle emissioni delle automobili entro il 2030
  • 50% la riduzione delle emissioni dei furgoni entro il 2030
  • 0 emissioni prodotte dalle automobili nuove entro il 2035

Nella transizione energetica, nel graduale abbandono delle fonti fossili, nella riduzione delle emissioni e nel passaggio alle auto elettriche un ruolo centrale lo occupano le batterie attraverso le quali viene accumulata e poi distribuita l’energia. A questo argomento è dedicata parte dell’ultima puntata di Report, la trasmissione di approfondimento di Rai3, dal titolo Green hypocrisy.

LE BATTERIE VERDI CHE USANO NICHEL INQUINANTE

Le batterie utilizzate dalle auto elettriche sono realizzate con nichel, litio, cobalto e rame. Le case automobilistiche europee acquistano le batterie da Cina e Corea le quali, però, non le producono per intero. I paesi asiatici assemblano le batterie e acquistano le materie prime raffinate da quei paesi, come l’Indonesia, dove la manodopera costa meno le norme di tutela dell’ambiente sono, per usare un eufemismo, meno stringenti. Nel 2020 il governo indonesiano ha preso la decisione di non esportare più nichel, di cui è primo produttore al mondo e che pesa per il 10% nella preparazione delle batterie ma di produrre le batterie internamente, sviluppando l’industria nazionale e l’occupazione. Poi però. All’improvviso qualcosa è andato storto.

IL DISTRETTO DI MOROWALI IN INDONESIA CHE INQUINA E PRODUCE BATTERIE “VERDI” PER LE AZIENDE OCCIDENTALI

I giornalisti di Report sono volati in Indonesia, a Morowali, per visitare IMIP, un gigantesco distretto industriale da 15 miliardi di dollari, nato in partnership con un’azienda cinese, la Tsingshan, dove si svolge tutta la catena della produzione di nichel: dall’estrazione, alla raffinazione, ai semilavorati. L’intera industria automobilistica mondiale prende qui parte del suo nichel per le batterie delle auto elettriche: da Tesla a Stellantis, da Mercedes a Volkswagen fino ai marchi cinesi. IMIP, grazie alla massiccia deforestazione, copre più di 3000 ettari di estensione. “A settembre 2023 l’area delle operazioni del nichel in Indonesia ha raggiunto quasi un milione di ettari – dice Arie Rompas, di Greenpeace Indonesia -, con ben 362 licenze. Per le riserve di nichel ancora da esplorare. Abbiamo scoperto che verranno disboscati altri 600mila ettari di foresta vergine, una cifra spaventosa. Significa che la lavorazione del nichel, oltre a produrre emissioni molto elevate, distruggerà anche la biodiversità della regione”.

NEL 2022 ESTRATTI 178 MILIONI DI TONNELLATE DI NICHEL IN INDONESIA

Il nichel indonesiano, anche a causa della guerra in Ucraina, ha aumentato la sua diffusione, anche perché costa meno. A capo dell’Associazione delle industrie minerarie del nichel in Indonesia c’è la segretaria generale Meidy Katrin Lengkey. “Quest’anno abbiamo estratto 178 milioni di tonnellate di minerale grezzo – dice la segretaria -. Abbiamo un’altra compagnia che sta costruendo una nuova fabbrica e un’altra che la sta progettando. L’obiettivo nazionale è 467 milioni di tonnellate, riesce a immaginarselo”. L’energia per estrarre minerali delle batterie, sottolinea Report, è tutta carbone.

Nel 2013 l’Indonesia emetteva 164 milioni di tonnellate di CO2 dal solo carbone, sottolinea Report, il boom estrattivo ha fatto raddoppiare le emissioni arrivando a 303 milioni di tonnellate. Ogni tonnellata di nichel prodotto in Indonesia emette 58 tonnellate di biossido di carbonio, ben al di sopra della media mondiale. “È vero, sembra un controsenso. Le auto verdi prodotte con energia carbone – dice la segretaria generale Meidy Katrin Lengkey -. Tu vorresti che andassimo a pannelli solari però immagina che abbiamo 177 linee di produzione che richiedono un sacco di energia e da noi c’è tanto carbone, quindi usiamo quello, non possiamo mica importare energia”.

L’INQUINAMENTO DA NICHEL IN INDONESIA

Il risultato è che l’inquinamento nei dintorni del distretto ha impatti seri sull’ambiente, l’aria e l’acqua, e sulla salute degli abitanti. Per affinare il nichel sono stati avviati 10 impianti che utilizzano il metodo di lisciviazione acida ad alta pressione “che consiste nel trattare con acido solforico, a temperature di 255° e pressione altissima le rocce grezze”. Per ogni tonnellata di nichel lavorata, si producono circa 1,5 tonnellate di rifiuti pericolosi. “Vogliamo assicurarci che il mondo abbia abbastanza scorte di nichel, sia per l’acciaio che per i veicoli elettrici – ha detto il viceministro agli investimenti e alle miniere, Septian Hario Seto -. Abbiamo deciso di lavorare il nichel qui e poi venderlo sul mercato, avremo più posti di lavoro, più sviluppo economico, più ricchezza per tutti. È vero, abbiamo un problema di inquinamento, ma non è vero che non stiamo facendo nulla. Abbiamo dato tempo alle aziende fino alla fine di quest’anno per migliorare la situazione. Chi non è in regola chiuderà l’impianto. Se un’azienda non ha una gestione adeguata del residuo tossico non gli rilasceremo il permesso per lo stabilimento”

I DANNI ALL’AMBIENTE E ALLA SALUTE DEI LAVORATORI DEL DISTRETTO IMIP

L’area di deposito a cielo aperto dei rifiuti tossici solo del colosso IMIP oggi copre 600 ettari. “Difficile che pioggia e vento non spargano residui chimici nei corsi d’acqua e nelle falde”, commenta Cataldo Cicolella. L’inquinamento sta rendendo difficile l’economia della pesca che, fino a qualche tempo fa, era la maggiore fonte di approvvigionamento economico della città. E anche le condizioni di vita dei lavoratori di IMIP sono precarie. “I lavoratori – dice Cataldo Cicolella – vivono in baracche sporche, affollati, in piccole stanze, con servizi igienici che sfociano direttamente nelle fogne a cielo aperto”. I problemi respiratori sono all’ordine del giorno. “Le condizioni lavorative sono pessime. I turni di lavoro arrivano anche a 12 ore al giorno e in fabbrica mancano protezioni e sistemi di sicurezza, nonostante i profitti milionari dell’azienda”. I giornalisti di Report hanno raccolto testimonianze di lavoratori di IMIP che affermano di essere spiati dall’azienda, di rischiare il posto di lavoro se parlano con i giornalisti e di non poter far sapere di incidenti all’interno della fabbrica.

DA TESLA A MERCEDES: TUTTE LE AZIENDE CHE FANNO AFFARI CON IMIP

Sono molte le aziende occidentali che fanno affari con l’Indonesia. Elon Musk sta discutendo con il governo indonesiano per aprire lì una fabbrica. “È vero, posso confermare, vuole fare investimenti in Indonesia, ne stiamo parlando da più di un anno e mezzo – ha detto il viceministro agli investimenti e alle miniere, Septian Hario Seto -. Tesla già acquista il nichel da noi attraverso il suo fornitore, se ora vuole venire ad aprire uno stabilimento tutto suo, ovviamente gli diamo il benvenuto”.

Ma non solo Tesla, anche Stellantis collabora con l’Indonesia, come BMW, Volkswagen e Mercedes. “Noi non nascondiamo nulla a nessuno, qui c’è la massima trasparenza – dice la segretaria generale Meidy Katrin Lengkey -. Tutti gli investitori occidentali sanno bene come si estrae il nichel qui e come si fanno le lavorazioni successive. I manager sono già stati a controllare, sanno bene da dove viene quello che arriva nei vostri paesi. Il marketing verde lo fate voi e magari qualcuno deve nascondere qualcosa. L’importante è dire che la valutazione del ciclo di produzione della batteria è verde, non c’è bisogno di rivelare al mercato i dettagli di ogni fase della lavorazione, altrimenti qualcuno dirà che il marchio di quell’azienda è sporco, ma per questo ci sono i team che fanno il marketing”.

LE CRITICHE DEL PROF. NICOLA ARMAROLI (CNR) ALL’INCHIESTA DI REPORT

Il reportage di Report non è piaciuto a tutti. Molto critico è stato il prof. Nicola Armaroli, ricercatore del CNR e dal 2014 è direttore di Sapere, rivista di divulgazione scientifica.”Collaboro da oltre 20 anni con REPORT-RAI3, ho sempre lavorato con grandi professionisti/e. È proprio per questo che la superficialità dell’inchiesta ‘Green Hypocrisy’ del 19 Novembre mi ha lasciato attonito. Alcuni punti”, ha scritto il prof. Armaroli su Linkedin. “Il cuore dell’inchiesta è il viaggio nei distretti minerari indonesiani del Nichel, dove viene documentato un disastro ambientale, attribuito esclusivamente al boom dall’auto elettrica. Non viene MAI detto, in oltre un’ora di reportage, che più del 90% del nichel viene impiegato dall’industria metallurgica, in particolare per produrre acciaio inox, un materiale che si trova massicciamente ovunque (incluse le auto termiche …). La domanda è: il giornalista Giulio Valesini sa e tace, oppure ignora? In un’inchiesta sulla ‘hypocrisy’, il ‘dettaglio’ degli usi finali del nichel non poteva e non doveva essere ignorato”.

Ma le rimostranze del professore non si fermano a questa considerazione e sottolineano un presunto “cattivo gusto” dell’inchiesta che prova ad accostare un tragico incidente “in cui sono morti una collega del CNR di Napoli e un laureando che viaggiava con lei su un prototipo di auto termica da ibridizzare. Sia chiaro, ben venga un’inchiesta giornalistica su quella assurda tragedia, però la forzatura ingiustificata sulle cause del disastro lascia letteralmente basiti”. L’intervento del prof. Armaroli si conclude con una nota di dispiacere e sfiducia. “Ben vengano le inchieste sull’industria mineraria. Tuttavia, voler mostrare a ogni costo che il male assoluto di un settore vastissimo (e DA SEMPRE molto impattante…) è la transizione ecologica, produce un risultato grottesco. Questa inchiesta ha minato la credibilità e l’autorevolezza di una trasmissione storica del servizio pubblico. Non è una buona notizia”.

Back To Top