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antimonio

Perché l’esercito Usa vuole iniziare a raffinare metalli critici

L'esercito degli Stati Uniti vuole sviluppare una serie di piccole raffinerie per l'antimonio e altri minerali critici per la difesa. L'obiettivo ultimo è l'autonomia dalla Cina.

Le forze armate degli Stati Uniti hanno intenzione di costruire una serie di piccole raffinerie per i minerali critici utilizzati nella produzione di munizioni, blindature e armamenti vari, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalla Cina.

SI PARTE CON L’ANTIMONIO

Stando a Reuters, che ha dato la notizia, lo Us Army – cioè l’esercito statunitense – ha avviato delle discussioni con il Laboratorio nazionale Idaho del dipartimento dell’Energia e con l’azienda mineraria Perpetua Resources sulla raffinazione dell’antimonio.

L’antimonio è un elemento utilizzato nella produzione di munizioni e di ritardanti di fiamma (dei composti chimici che servono a prevenire gli incendi), tra le altre cose; come riportato da Mining.com, la Cina vale quasi la metà dell’estrazione globale.

LO SCOPO DELLO US ARMY

Lo Us Army ha fatto sapere di non aver intenzione di produrre grandi volumi di antimonio. In teoria, questo approccio pubblico-privato su piccola scala dovrebbe permettere alle forze armate di garantirsi forniture adeguate – e soprattutto domestiche, quindi sicure – di alcuni materiali di nicchia senza dover fare affidamento sulle raffinerie commerciali: queste ultime, infatti, per la natura stessa del loro business, tendono a concentrarsi sulle materie prime più richieste, come il rame o il minerale di ferro.

GLI ALTRI MINERALI CRITICI

Se il piano avrà successo, dopo l’antimonio le forze armate americane potrebbero passare a concentrarsi sulla raffinazione di altri minerali critici per la difesa, come le terre rare, il boro o il tungsteno.

Sappiamo già da mesi, a questo proposito, che l’amministrazione di Donald Trump stava studiando la fattibilità di installare degli stabilimenti di raffinazione mineraria all’interno delle basi militari. Inoltre, il dipartimento della Difesa è diventato il maggiore azionista di Mp Materials, la società che gestisce l’unica miniera attiva di terre rare negli Stati Uniti: vi ha investito 400 milioni di dollari e le ha anche garantito un prezzo minimo di vendita per le sue terre rare, in modo da proteggerla dalla concorrenza cinese nella fase di sviluppo della capacità produttiva.

L’IMPORTANZA DELL’ANTIMONIO TRISOLFURO

Negli ultimi anni l’esercito statunitense ha speso 30 milioni di dollari in un programma di raffinazione assieme all’azienda privata Westpro Machinery, che ha progettato un impianto di raffinazione di piccole dimensioni, trasportabile all’interno di quattro container.

Questa “mini-raffineria” è in grado di produrre dalle sette alle dieci tonnellate all’anno di antimonio trisolfuro, una quantità molto modesta ma sufficiente per il fabbisogno dell’esercito in tempi di pace. In caso di guerra, lo Us Army potrebbe accrescere la sua capacità di raffinazione installando altri impianti che lavoreranno la materia grezza estratta nella miniera di Perpetua Resources – specializzata in oro e antimonio, appunto – nello stato dell’Idaho.

L’antimonio trisolfuro è un composto utilizzato per la manifattura degli inneschi (primers) delle munizioni: negli Stati Uniti non viene più prodotto dagli anni Sessanta. Nel 2021 la Cina sospese le esportazioni, costringendo Washington a ricercare dei fornitori alternativi, soprattutto in India.

CHI CONTROLLA PERPETUA RESOURCES

Tra i maggiori investitori di Perpetua Resources ci sono la banca JpMorgan Chase e l’imprenditore miliardario John Paulson, fondatore del fondo Paulson & Co.

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