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Eolico Onshore

Eolico, ecco obiettivi, sfide e problemi (che fa il governo?). Parla Togni (Anev)

Conversazione di Start Magazine con Simone Togni, presidente di Anev (associazione nazionale energia del vento), in occasione della Giornata Mondiale del Vento che si celebra l'11 giugno

Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Vento, manifestazione internazionale dedicata all’energia eolica, curata in Italia dall’Anev, l’associazione nazionale energia del vento. Tra gli eventi previsti, anche il convegno “Il ruolo delle Regioni nel Piano Energia e Clima al 2030″.

Agli incontri si discuterà del futuro del settore, dei nuovi target e del potenziale installabile, ma anche di ostacoli e di necessità (qui i numeri del settore).

Ecco la conversazione di Start Magazine con Simone Togni, presidente di Anev.

Presidente Togni, a che punto siamo in Italia nel settore eolico?

Siamo ormai a giugno e ancora non si vedono i provvedimenti attesi e necessari allo sviluppo organico e costante delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, indispensabili a far crescere la produzione di energia pulita, a ridurre le emissioni e a contenere l’innalzamento globale della temperatura.

Che cosa attendete?

L’attesa per il decreto FER 1 promesso dal ministro Di Maio ad un convegno Anev esattamente un anno fa a luglio non è stata ripagata dal provvedimento che invece, con colpevole ritardo e senza alcun miglioramento richiesto dagli operatori, è stato inviato a Bruxelles. Si è in attesa del suo ritorno in Italia con il nulla osta prescritto così da poterlo pubblicare in tempi utili almeno per avere le prime procedure di aste almeno entro l’autunno.

Che cosa aveva annunciato il governo?

Ricordiamoci che nelle prime bozze e nelle prime dichiarazioni del governo, il sottosegretario Crippa ha più volte ribadito come gennaio sarebbe stato il mese buono per cominciare a realizzare le nuove iniziative, anche se è giusto sottolineare, con una certa incredulità, come tale decreto dovesse essere pubblicato nel 2016. Tre anni di ritardo sono francamente inaccettabili per un Paese che dice di voler sviluppare le rinnovabili.

Quali sono gli obiettivi del settore?

In Italia ad oggi sono installati quasi 10.000 MW di eolico, che con l’energia che producono in un anno, nel 2018 è stata di circa 17 TWh, possono soddisfare il fabbisogno di circa 16 milioni di persone. Parliamo di una fonte tecnologicamente matura che in futuro ambirà a crescere ancora come capacità produttiva vista la possibilità, grazie soprattutto alla riduzione dei costi della componentistica, di sfruttare tutti i siti produttivi e di ammodernare quelli che man mano giungeranno a fine vita. Considerando il potenziale ritenuto installabile, elaborato considerando sia parametri tecnici che i traguardi fissati in ambito comunitario e nazionale, al 2030 si stima una quota di eolico pari a 18.400 MW, di cui 950 MW da eolico offshore, e una produzione annuale di energia elettrica pari a 40 TWh.

Quali sono gli ostacoli?

Direi i soliti, gli stessi contro cui ci siamo scontrati negli ultimi 10 anni, ovvero mancato rispetto delle scadenze fissate dai vari Governi per l’emanazione dei decreti attuativi, retroattività dei provvedimenti, mancanza di una pianificazione a lungo termine, solo per citarne qualcuno, in generale una totale assenza di certezza degli investimenti, fattore che sta contribuendo in maniera decisiva ad allontanare sempre di più i grandi investitori, italiani ed esteri, da questo settore.

Cosa chiedete al governo?

L’auspicio che questo governo potesse finalmente rompere con questo vecchio modo di fare politica miope e tutto orientato all’interesse di poche aziende a discapito dell’interesse generale, sembra non avere più basi su cui fondarsi. Ma i prossimi mesi sono decisivi e la speranza che questa sensazione si riveli sbagliata è ancora viva e può essere trasformata in certezza dal ministro Di Maio, dando seguito ai provvedimenti che il governo sta finalizzando (decreto FER 1, decreto FER 2 e Piano Energia e Clima) in un’ottica nuova.

Gli obiettivi possono essere centrati?

L’obiettivo di realizzare nel nostro Paese quella transizione energetica, necessaria a far ripartire sviluppo e consumi e a far crescere l’industria italiana delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, è ancora raggiungibile e rappresenta una strada facilmente percorribile, che potrà risollevare questo Paese dalla recessione nella quale continua a cadere e che potrà trasformare l’Italia nel paese guida livello europeo per le nuove tecnologie pulite. Le rinnovabili, l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, sono settori dell’industria che guideranno nei prossimi anni la crescita occupazionale a livello globale.

Che cosa rischia l’Italia?

Non capire che oggi è il momento di puntare decisamente su questi settori significa condannare il nostro Paese ancora una volta a giocare un ruolo comprimario nella partita centrale dei prossimi anni. Il governo Conte deve dar prova di lungimiranza per rimediare alla schizofrenia che sta dimostrando, fornendo obiettivi importanti, ma senza strumenti sufficienti a raggiungerli, serve il coraggio di credere nello sviluppo di queste tecnologie e la forza di mettere in campo gli strumenti necessari agli operatori affinché realizzino quei piani di sviluppo che devono e possono essere realizzati in tempi brevi con beneficio di tutto il sistema.

Il mini eolico può essere considerato la nuova frontiera dell’energia rinnovabile?

Ad oggi il minieolico recita già un ruolo importante nel quadro generale delle rinnovabili in Italia con circa 130 MW installati sul territorio nazionale, con prospettive ulteriori di crescita impostanti. L’ANEV stima infatti un potenziale di circa 1.000 MW a cui corrisponde una produzione energetica di 1,5/2 TWh annui. Di certo un contributo notevole alla causa delle rinnovabili in Italia, ma di certo una piccola parte rispetto al contributo che ancora può offrire il grande eolico.

Che vantaggi presenta (se li presenta) il minieolico rispetto all’eolico tradizionale?

Sono diversi i vantaggi di installazione di una turbina mini rispetto ad una di taglia “tradizionale”, innanzitutto oltre alla praticità di installazione il minieolico gode di procedimenti autorizzativi più speditivi, poi chiaramente vanno considerati tutti gli aspetti tecnici come la soluzione di connessione, il trasporto, il montaggio che chiaramente risultano essere considerevolmente più agevolati.

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