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Eni, Total e Repsol. Come andranno conti, utili e dividendi

L'articolo di Roberta Castellarin, giornalista di MF/Milano Finanza

Tra produzione Usa superiore alle attese, tanto da permettere agli Stati Uniti la sufficienza energetica, e sanzioni all’Iran con più esenzioni del previsto, le attese del mercato sono per un prezzo del greggio ancora sotto pressione. A meno che non arrivi un aggiustamento dell’offerta. Un aggiustamento che secondo Berenberg potrebbe arrivare da due fronti: l’Opec che si riunirà il prossimo 6 dicembre o lo shale gas che ridurrà la produzione se il greggio resta a questi livelli.

CHE COSA SUCCEDERA’ A UTILI E DIVIDENDI DI ENI, TOTAL, BP, REPSOL E NON SOLO

“Crediamo che la debolezza del mercato sia dovuta a un eccesso di offerta, con i maggiori produttori (Usa, Russia e Arabia Saudita) che hanno prodotto di più nel terzo trimestre. A questo si aggiungono la maggior produzione in Libia e in Nigeria, la riduzione più contenuta della produzione venezuelana e le esenzioni più generose riguardo alle sanzioni all’Iran. Tutti questi fattori hanno portato a un eccesso di offerta rispetto alla domanda di 900 mila barili al giorno nel terzo trimestre, con le scorte che crescono nei Paesi Ocse e il prezzo del greggio che è crollato”, si legge nel report di Berenberg.

TUTTI GLI EFFETTI SUL TAGLIO DELLA PRODUZIONE DI BARILI

Secondo gli esperti della banca d’affari un nuovo equilibrio sarà possibile solo se ci sarà un taglio di produzione di un milione di barili rispetto a quanto prodotto a ottobre scorso. Se questo accadrà i prezzi del petrolio potranno stabilizzarsi e ricominceranno a salire durante il 2019. Se non ci fosse questo taglio, allora il Wti potrebbe scendere sotto i 50 dollari al barile e questo porterebbe a un rallentamento della produzione Usa perché lo shale ha costi di estrazione più elevati e quindi un’asticella di break even più alta. Negli anni scorsi ci sono voluti sette mesi affinché il calo dei prezzi del petrolio si traducesse in una minore produzione Usa.

ECCO IL REPORT DEGLI ANALISTI DI BEREMBERG SU ENI, TOTAL, BP E REPSOL

Cosa vuol dire tutto questo per le prospettive delle società del settore petrolifero? Berenberg sottolinea che la performance delle azioni di questo settore è stata strettamente correlata all’andamento del prezzo del greggio. Tuttavia, guardando al di là dell’incertezza sul prezzo del petrolio, gli analisti di Berenberg ritengono che i fondamentali delle società del settore siano solidi, con una crescita dell’upstream, costi mutati e una nuova produzione low cost in arrivo, fattori che dovrebbero dare una spinta al rialzo agli utili. “Con un prezzo del petrolio a 65 dollari al barile nel 2020 ci aspettiamo che il settore in Europa generi un rendimento del free cash flow di circa l’8% e distribuisca cedole per un dividend yield di circa il 5-7%”, dice Berenberg.

CHE COSA DICE IL REPORT DI ENI, TOTAL, BP, REPSOL E NON SOLO

Dal punto di vista dei giudizi sul settore Berenberg ha un rating buy su BP (target price a 665 pence), Repsol (target price a 20 euro) e Total (target price a 65 euro). Su Eni il giudizio è hold e il target price a 18,5 euro.

 

Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza

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