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Petrolio e Libia, che cosa sta succedendo fra Eni, Total, Italia e Francia

L’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, ha incontrato ieri a Tripoli il capo del Governo libico di unità nazionale, Fayez al-Serraj. Durante l’incontro, Descalzi ha fatto il punto sulle attività di Eni nel paese, anche alla luce del recente start-up del progetto di Bahr Essalam Fase 2, che completa lo sviluppo del più grande giacimento a…

L’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, ha incontrato ieri a Tripoli il capo del Governo libico di unità nazionale, Fayez al-Serraj. Durante l’incontro, Descalzi ha fatto il punto sulle attività di Eni nel paese, anche alla luce del recente start-up del progetto di Bahr Essalam Fase 2, che completa lo sviluppo del più grande giacimento a gas in produzione nell’offshore libico.

Eni è il principale fornitore di gas al mercato locale, raddoppiato negli ultimi quattro anni, con 20 milioni di metri cubi al giorno destinati interamente ad alimentare le centrali elettriche del paese per una capacità di generazione di energia di oltre 3 GW.

Gas, ma anche petrolio, ovviamente, al centro dei colloqui. Visti i subbugli, al momento superati, dopo la sortita di Haftar nei giorni scorsi per azzoppare l’unitarietà del colosso petrolifero libico Noc, come raccontato qui da Start Magazine.

Il numero uno di Eni e il premier libico di Tripoli hanno discusso delle future opportunità esplorative e degli investimenti di sviluppo che consolideranno ulteriormente il rapporto tra Eni e il paese, che risale al 1959, sottolinea una nota di Eni. Infine, l’ad di Eni ha illustrato lo stato dei progetti sociali e di sostenibilità attualmente in corso in Libia relativi alla sanità e all’accesso all’acqua potabile, per valore complessivo di 25 milioni di dollari.

Negli ultimi tempi le attività di Eni in Libia hanno ripreso a marciare a ritmo regolare, con una produzione che nel 2017 ha raggiunto il picco storico di 384 mila barili al giorno

C’è anche da tenere a bada la concorrenza di Total, che non nasconde più di mirare a un sorpasso, “e a marzo scorso ha accorciato le distanze acquisendo per 450 milioni di dollari il 16,3% della concessione Waha dagli americani di Marathon Oil”, ha ricordato Mf/Milano Finanza.

Non a caso il 18 luglio una delegazione di Total ha incontrato in Libia i vertici di Noc, la compagnia petrolifera di Stato. L’incontro si è svolto tra il capo di Noc, Mustafa Sanalla, e il president Middle-East & North-Africa di Total E&P, Emmanuel Nahas. Obiettivo? Estendere gli accordi di cooperazione.

Italia e Francia, con Eni e Total, sono in contrapposizione su petrolio e geopolitica nel Paese nordafricano. Con l’Italia che, specie dopo l’incontro ieri alla Casa Bianca fra Donald Trump e Giuseppe Conte, è destinata ad avere un ruolo di primo piano in Libia con la benedizione degli Stati Uniti che non si vogliono immischiare troppo nel caos libico ma vogliono comunque contenere l’espandersi dello jihadismo. Mentre Roma punta a consolidare i rapporti con Tripoli, sostenendo il governo Serraj anche in chiave migranti.

L’annunciata conferenza sulla Libia che sarà organizzata dall’Italia, come detto ieri da Trump e Conte, è uno smacco per le ambizioni e per il recente attivismo del presidente francese Emmanuel Macron, che si muove seguendo gli interessi e i piani del generale Khalifa Haftar, dominus della Cirenaica.

Non a caso dagli uomini di Haftar giungono malumori espliciti verso l’Italia. L’autoproclamato Esercito nazionale libico (Libyan National Army, Lna) del generale Haftar, ha avvertito il governo di Roma di “non trattare la Libia come una ex colonia”. A dirlo è stato Ahmed al Mismari, portavoce dell’Lna, al seminario “La Libia e le sfide della sicurezza nazionale” tenuto al Cairo, in Egitto.

“Non conosciamo con precisione le intenzioni italiane nei confronti del comandante in capo dell’Lna (Haftar). Sono state pronunciate delle parole, ma le azioni vanno in un’altra direzione. L’Italia dovrebbe smettere di trattare con la Libia come una ex colonia”, ha detto Al Mismari. Gli italiani, ha aggiunto il portavoce del “feldmaresciallo” Haftar, si sono scusati in precedenza per le azioni compiute durante l’occupazione della Libia. “Se manterranno queste scuse, allora saremo amici e avremo interessi comuni in termini di sicurezza e stabilità politica”, ha aggiunto il portavoce.

Poi l’uomo di Haftar è andato al nocciolo della questione che contrappone Haftar e Francia all’Italia: “Il ruolo italiano è apparso in competizione con quello francese: abbiamo avuto la conferenza di Parigi (tenuta il 29 maggio scorso) e ora abbiamo l’Italia che organizza una conferenza a Roma, ma non sappiamo quali fazioni saranno rappresentate. Se ci lasciassero fare da soli, risolveremmo i nostri problemi”, ha concluso Al Mismari. Un chiaro segnale che vogliono dividere la Libia e anche le risorse petrolifere spacchettando il colosso di Stato, Noc.

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