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Eastmed

Libia, Turchia e non solo. Che cosa succederà a EastMed?

Il punto sul gasdotto EastMed alle luce delle ultime novità tra Libia, Turchia e non solo. L'approfondimento di Alessandro Sperandio

Potrebbero aumentare le tensioni tra Turchia e il resto dei paesi confinanti nel settore delle trivellazioni e più in generale del gas, dopo l’accordo raggiunto tra Ankara e Tripoli sui confini marittimi nel Mar Mediterraneo. Accordo che potrebbe anche mettere in discussione EastMed, il gasdotto che da Israele e Cipro dovrebbe portare gas fino alle coste italiane e in senso più ampio, l’intero scacchiere geopolitico della regione.

PER EGITTO E GRECIA ACCORDO TRA TURCHIA E LIBIA “ILLEGALE”

Dopo l’annuncio dell’accordo tra Libia e Turchia, il vicino Egitto ha bollato l’intesa come “illegale” mentre la Grecia ha affermato che un accordo del genere è da considerarsi geograficamente assurdo perché ignora la presenza dell’isola greca di Creta tra le coste della Turchia e della Libia.

TENSIONI TRA ATENE E ANKARA ALLE STELLE SULLE TRIVELLAZIONI AL LARGO DI CIPRO

Le tensioni stanno già aumentando tra Atene e Ankara dopo le trivellazioni turche nel Mediterraneo orientale al largo dell’isola di Cipro e l’Unione europea ha già messo in campo una serie di sanzioni contro la Turchia in risposta all’atteggiamento di Erdogan.

UN RISCHIO PER LA REGIONE E PER EASTMED

Insomma, un rischio in più per la regione e per EastMed che tra l’altro potrebbe non godere più nemmeno dei finanziamenti della Bei che ha ormai deciso di abbandonare qualsiasi prestito per le fonti fossili, come ha scritto Margherita Bianchi dell’Istituto Affari Internazionali (IAI).

LA TURCHIA CERCA ANCHE IL SOSTEGNO DI GAZA

Secondo il quotidiano greco Ekathimerini, tuttavia, Ankara sta cercando di allargare i suoi legami non solo alla Libia ma anche verso le autorità di Gaza “affinché sostengano le sue ragioni sulle zone marine nel Mediterraneo Orientale. Gli analisti affermano che le mosse di Ankara fanno parte della tattica turca di sfruttare situazioni in cui vede instabilità, come Gaza e Libia. Nel caso di Gaza, la Turchia ha finanziato programmi sociali e sovvenzionato la riparazione o la costruzione di moschee”.

PARTONO LE ESPLORAZIONI CONGIUNTE TURCHIA-LIBIA

Intanto, a distanza di quasi un mese dall’accordo siglato sui confini marittimi, “Turchia e Libia effettueranno operazioni congiunte di esplorazione nel Mediterraneo orientale. Lo dice il il presidente turco Erdogan”, secondo quanto riferisce Rainews24, aggiungendo che “l’Ue ha già preparato sanzioni contro la Turchia. Ma per Erdogan, ‘il diritto internazionale è rispettato'”.

EASTMED IN SERIO PERICOLO. FORMENTINI INTERROGA DI MAIO

In questo contesto, il progetto energetico EastMed potrebbe essere in serio pericolo. Lo dice il deputato della Lega Paolo Formentini, vicepresidente della commissione Affari Esteri della Camera, secondo quanto riporta Agenzia Nova: “L’accordo tra Turchia e governo libico sui loro confini marittimi potrebbe ripercuotersi anche sugli interessi nazionali italiani nel Mediterraneo orientale – sostiene il deputato leghista – Chiediamo al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, se e quali rischi ci siano per l’Eni, impegnata nelle attività di estrazione delle risorse energetiche nelle zone economiche esclusive (Zee) cipriote e quali iniziative intende intraprendere”.

LA BEI POTREBBE AVER TENUTO LA PORTA APERTA OLTRE IL 2021

In ogni caso, avverte Deutsche Welle citando Laurent Ruseckas, consulente senior del gruppo di consulenza IHS, “se verranno fatte ulteriori scoperte in acque sicure” nella zona orientale del Mediterraneo, “ci saranno tre opzioni per esportare gas, oltre all’utilizzo di terminali egiziani di Gnl: un nuovo impianto di Gnl a Cipro, un gasdotto attraverso Turchia o il gasdotto EastMed verso la Grecia continentale via Creta. La pipeline EastMed è tecnicamente e commercialmente la più complicata. Pertanto è presumibile che le esportazioni incontreranno effettivamente un eccesso globale di approvvigionamento di gas”. Tuttavia, ha aggiunto DW, “EastMed ha ricevuto ampio sostegno politico sia dall’Ue che dagli Stati Uniti. Ad esempio, è stato recentemente confermato nell’elenco dei progetti di interesse comune della Commissione europea. La Banca europea per gli investimenti, che ha annunciato un cambiamento nelle sue politiche di prestiti la scorsa settimana, ha tenuto aperta una finestra per i progetti di gas in quella lista anche oltre il 2021”.

Infatti, nella nota della Bei si parla di blocco dei finanziamenti ai progetti fossili privi di sistemi per abbattere le emissioni inquinanti, “unabated fossil fuel projects” e di un nuovo standard per le emissioni dei progetti finanziabili (Emission Performance Standard), pari a 250 grammi di CO2 per kWh. Di conseguenza, potrà esserci spazio per progetti che comprendono l’utilizzo di sistemi Carbon Capture and Storage, così come per progetti nel settore del “green gas”, il gas pulito da miscelare nelle reti esistenti o da impiegare nei trasporti, come il biogas/biometano e l’idrogeno.

E L’ITALIA?

Per quanto riguarda il nostro Paese, indicato come il terminal del gasdotto Eastmed, il discorso potrebbe essere ripartito qualche giorno fa dopo l’incontro a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed il premier ellenico, Kyriakos Mitsotakis. Durante la visita del primo ministro di Atene, infatti il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli (M5s) e il sottosegretario greco all’Energia Thomas hanno siglato un memorandum di intesa sull’energia. Malgrado prima dell’estate Conte da Bari avesse manifestato la contrarietà del governo a nuovi progetti gas in Puglia, il rinnovato impegno italiano in Grecia (Tap, Snam e Desfa e così via) potrebbe riaprire il discorso sull’opera.

CHE COSA HA DETTO PISTELLI (ENI) AL SEMINARIO IAI

“Credo che oggi la sfida per le imprese italiane sia investire soprattutto nel Mediterraneo orientale, l’Eastmed. Che per la regione può essere un vero e proprio punto di forza anche se non credo sia giusto definire l’Eastmed come un hub del gas. Sì, c’è l’Egitto che produce gas ma non basta”, ha detto il direttore Relazioni internazionali di Eni, Lapo Pistelli, nel corso di in seminario organizzato dallo Iai (Istituto Affari Internazionali): in questo senso, “è un bene che quest’anno sia nato l’Eastmed forum, che ha avuto un primo effetto di mitigare per esempio le relazioni tra Egitto e Israele”.

L’ANALISI DI FLORIAN

Ha scritto su Facebook l’analista Marco Florian: “Con il MOU Turchia-GNA una linea rossa è stata passata anche per l’Italia. Soprattutto a causa del devastante impatto economico che tale accordo può avere per la nostra economia. Un danno (annuo) calcolabile fra il 2% ed il 3% del PIL non è sopportabile da un paese con un rapporto debit/PIL al limite della sostenibilità e conseguenti vincoli esterni. Non è nemmeno sopportabile da industria, infrastrutture, finanza. Tale danno non è solo maggiore, ma è addirittura multiplo del beneficio che il commercio con la Turchia porta. E qui Erdogan ha fatto un errore clamoroso, costringendo Roma a reagire, volente o nolente. Non a caso il Ministro della Difesa Guerini annunciò una maggiore presenza sia politica che militare in Eastmed, in collaborazione con la Francia. Non era un annuncio casuale”.

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