Lunedì mattina, verso le 10:15, è divampato un incendio in un deposito di carburanti di Eni a Calenzano, vicino Firenze. L’esplosione ha causato due morti, nove feriti e tre dispersi.
L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI PRATO SUL DEPOSITO ENI
La procura di Prato ha aperto un’inchiesta: il procuratore Luca Tescaroli ha parlato di “un procedimento penale per appurare eventuali responsabilità”. Le indagini verranno condotte dal comando dei carabinieri di Firenze.
Eni ha fatto sapere di stare “pienamente collaborando con l’autorità giudiziaria per l’accertamento delle dinamiche e delle cause dell’esplosione di una delle autobotti presso la pensilina di carico”.
LE CAUSE DELL’ESPLOSIONE A CALENZANO
In un comunicato, Eni ha fatto sapere che le fiamme “sono confinate alla zona pensiline di carico e non interessano in alcun modo il parco serbatoi”. Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha scritto su Telegram alle 12:09 che “l’incendio è stato contenuto rapidamente e la colonna di fumo si è alzata notevolmente a causa della differenza di temperatura tra i fumi e l’atmosfera”.
Le cause dell’incidente non sono ancora note. Stando alle prime ricostruzioni giornalistiche, un’autocisterna sarebbe esplosa durante una manovra, coinvolgendo altri quattro mezzi e sette silos.
LE RACCOMANDAZIONI DELLE AUTORITÀ
Il sindaco di Calenzano e la Protezione civile hanno chiesto agli abitanti di ripararsi al chiuso e di non uscire di casa. Gli edifici situati nell’area vicina all’esplosione sono stati evacuati.
“Abbiamo chiesto notizie sulla situazione dei fumi”, ha dichiarato la sindaca di Firenze, “in attesa di risposte da Arpat invitiamo tutti alla massima cautela”. L’Arpat è l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana.
I treni tra Firenze e Prato sono stati sospesi. L’uscita per Calenzano dall’autostrada A1 (Milano-Napoli) è stata riaperta intorno alle 13.
LE TESTIMONIANZE
I residenti della zona interessata dall’esplosione hanno raccontato di vetri esplosi a causa dell’onda d’urto, dicendo di aver pensato inizialmente allo scoppio di una bomba a un terremoto.
“Tutto è accaduto in pochi secondi”, ha raccontato un testimone ferito. “L’esplosione è stata così forte da farci saltare per diversi metri all’interno del nostro ufficio, i vetri si sono sfondati e ci hanno ferito”.
IL COMUNICATO DELLA CISL
A proposito dell’esplosione al deposito di Eni a Calenzano, il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha dichiarato che “ancora una volta dei lavoratori […] hanno perso tragicamente la vita, feriti in gravissime condizioni, famiglie distrutte a cui va tutta la nostra vicinanza in questo momento di dolore. Le istituzioni dovranno fare chiarezza su questa ennesima tragedia sul lavoro. Non esistono oggi confini nella battaglia quotidiana e capillare che il paese deve fare sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Tutte le aziende grandi e piccole devono rispettare le norme sulla prevenzione degli incidenti, investendo molto di più sulla manutenzione degli impianti, sui controlli periodici, sulla formazione dei lavoratori”.
“Anche lo stato”, ha concluso, “deve fare molto di più sul piano delle ispezioni e delle sanzioni”.
IL TWEET DI PICHETTO
“Sto seguendo in tempo reale gli sviluppi dell’esplosione che si è verificata in un deposito di Calenzano”, ha scritto su X il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, senza nominare Eni.
Lo stato, attraverso il ministero dell’Economia e Cassa depositi e prestiti (di cui il ministero dell’Economia possiede la maggioranza), è di fatto l’azionista di controllo di Eni, con una quota complessiva del 30,5 per cento.
Le azioni proprie di Eni sono il 5,1 per cento del totale.