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Libia

Eni, ecco rischi e auspici sulla Libia

Che cosa sta succedendo in Libia sul fronte energetico. I numeri della Noc. E le parole di Descalzi (Eni)

La produzione di petrolio, in Libia, è ancora ridotta. E rischia di bloccarsi del tutto nei prossimi giorni, secondo quanto annunciato dalla stessa Noc, la compagnia energetica statale libica. Le perdite superano oramai i 500 milioni di dollari. Per ora le conseguenze per Eni, che in Libia vanta una delle sue presenze maggiori, sono contenute, ma diversi rischi sono in agguato. Ed è per questo che Claudio Descalzi, nelle scorse ore, è intervenuto in modo netto sull’argomento.

L’INTERVENTO DI ENI

“La situazione si sta complicando e ora c’è più preoccupazione”, ha detto l’ad di Eni, Claudio Descalzi ai giornalisti, a margine del progetto Dtt.

“Con il blocco della produzione di petrolio è come togliere ossigeno alle persone. Siamo a 12 giorni di produzione bloccata, ma quello per la Libia è ossigeno. I nostri colleghi della compagnia libica hanno espresso una grande preoccupazione che va capita e amplificata”, ha dichiarato Descalzi, ricordando che ha contatti continui con il suo omologo della Noc Mustafa Senalla.

“Sono nostri colleghi e amici, che hanno difficoltà sempre maggiori. E in tutto questo il cessate-il-fuoco neanche è stato innescato e la diplomazia internazionale deve occuparsi costantemente di questo problema”, ha spiegato il capo azienda di Eni.

COSA SUCCEDE IN LIBIA

Facciamo un passo indietro. Dal 18 gennaio sono ferme tutte le esportazioni di petrolio dai porti di Brega, Ras Lanuf, Hariga, Zueitina e Sidra. Una milizia vicina ad Haftar ha bloccato l’oleodotto che trasporta il greggio dal giacimento alla raffineria di Zawiya, sulla costa del Mediterraneo, e la valvola di arrivo dell’oleodotto che rifornisce la raffineria di Melliath, gestita dalla “MOG”, Mellitah Oil & Gas, la società in joint venture fra Noc (compagnia petrolifera nazionale della Libia) e l’italiana Eni.

IL CALO DELLA PRODUZIONE

I 10 giorni di blocco hanno portato la produzione a scendere a 271 mila barili al giorno (da 1,2 milioni). Numero che si deve anche a un leggero aumento della produzione (9 mila barili) dal giacimento di Sharara allo scopo di rifornire l’impianto elettrico di Ubari per garantirne il continuo funzionamento.

LE PERDITE

Le perdite si sono attestate a 77 milioni di dollari giornalieri, e ad oggi, sempre secondo i numeri forniti dalla Noc, hanno superato i 500 milioni di dollari.

PRODUZIONE POTREBBE FERMARSI

Ma le perdite potrebbero salire in modo vertiginoso, dal momento che la produzione di petrolio della Libia potrebbe “fermarsi completamente tra alcuni giorni”, come spiegato da un funzionario libico a Bloomberg.

“Il paese sta attualmente pompando 262 mila barili al giorno e potrebbe scendere a 72 mila barili in pochi giorni”, ha aggiunto il funzionario.

ECONOMIA LIBICA A RISCHIO

L’eventuale blocco della produzione potrebbe mettere in ginocchio l’economia di Tripoli. Noc, la compagnia petrolifera libica, gestisce joint venture con partner stranieri (tra cui Eni) e le acquisizioni di prodotti raffinati per uso interno. I soldi di queste transazioni vanno alla Libyan Foreign Bank e quindi alla Banca centrale.

I RISCHI PER ENI

Ma torniamo ad Eni e ai rischi per la compagnia italiana. La produzione libica di Eni si aggira sulle 260 kboed (chilo barili di olio equivalente) su un totale di circa 1.9 milioni di kboed. Per ora la compagnia sta subendo perdite contenute, perché la produzione maggiore è nel gas, che, come spiega Il Sole 24 ore, “arriva in Italia dal terminal di Zwara attualmente sotto il controllo della milizia locale legata al presidente del Governo di accordo nazionale, Fayez al Serraj”.

LA PRESENZA DI ENI IN LIBIA

Le attività di Eni in Libia:

Area A, comprendente l’ex Concessione 82 (Eni 50%);
Area B, ex Concessione 100 (Bu-Attifel) e il Blocco NC 125 (Eni 50%);
Area E, con il giacimento El Feel (Eni 33,3%);
Area F, con il Blocco 118 (Eni 50%)
Area D, con il Blocco NC 169, nell’ambito del Western Libyan Gas Project (Eni 50%);
Area C, con il giacimento a olio di Bouri (Eni 50%);
Area D, con il Blocco NC 41, parte del Western Libyan Gas Project.

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