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Tutti gli accordi di Eni tra Cop28 e Plenitude

Intervistato dal Sole 24 Ore, l'amministratore delegato Claudio Descalzi commenta le iniziative di Eni sulle emissioni alla Cop28. E su Plenitude dice che... Tutti i dettagli

Alla COP28, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite svoltasi a Dubai, Eni ha aderito a una piattaforma formata da cinquanta aziende petrolifere per l’azzeramento netto delle emissioni Scope 1 e Scope 2 entro il 2050: si chiamano così le emissioni dirette, legate ai progetti operativi, e quelle indirete legate ad esempio al consumo energetico per l’illuminazione degli edifici.

“Noi siamo avanti rispetto a questi obiettivi, che contiamo di raggiungere nel 2035”, ha detto l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, al Sole 24 Ore, “ma si tratta comunque di una iniziativa fondamentale in quanto pone obiettivi raggiungibili e quindi crea condivisione, non divisione”.

IL FONDO ANTI-FLARING DELLA BANCA MONDIALE

Durante la conferenza Eni ha anche aderito, in veste di donatrice, al fondo fiduciario della Banca mondiale per ridurre le emissioni di metano (un potente gas serra) ed eliminare il gas flaring (la pratica di bruciare il gas naturale estratto in eccesso nei pozzi petroliferi) entro il 2030.

L’obiettivo del fondo è mobilitare finanziamenti e fornire assistenza tecnica ai governi e alle autorità competenti. Descalzi ha spiegato al Sole 24 Ore che Eni sta “mettendo a disposizione competenze ed esperienza nell’abbattimento delle emissioni di metano per creare sinergie operative con le iniziative che verranno attivate. Per quanto ci riguarda, dal 2018 a oggi abbiamo più che dimezzato le emissioni di metano in atmosfera con obiettivo praticamente di azzerarle al 2030”. I progetti si concentrano in particolare in Algeria ed Egitto, assieme alle compagnie energetiche statali.

GLI INVESTIMENTI NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

Al quotidiano confindustriale, Descalzi ha dichiarato che la transizione energetica è “assolutamente” necessaria. “Ma è anche necessario”, ha aggiunto, “non restringere l’offerta [di combustibili fossili, ndr] nel breve medio termine, soprattutto del gas che è la componente meno emissiva, perché causerebbe conseguenze insostenibili in termini di sicurezza, sviluppo delle aree emergenti, inflazione a danno d’imprese e famiglie, nonché impatti sui bilanci statali”.

Entro il 2026 le attività zero low-carbon riceveranno il 30 per cento degli investimenti complessivi di Eni, che si occupa principalmente di petrolio e gas naturale. La decisione di investire nella transizione energetica “è stata fatta oltre 10 anni fa”, ha detto Descalzi, anche se le attività a basse emissioni danno “ritorni minori delle attività tradizionali” nel breve termine.

CHE FINE FARÀ PLENITUDE?

L’intervista del Sole 24 Ore a Descalzi vira poi su Plenitude, la società controllata che si occupa di vendita di gas ed elettricità. Nei piani di Eni c’è la cessione di una quota e l’offerta pubblica iniziale (IPO).

Al quotidiano che chiede novità, Descalzi risponde che “siamo alle battute finali della negoziazione, speriamo di avere novità quanto prima”. Il compratore è un “investitore finanziario di livello internazionale”, del quale però non viene confermata la nazionalità svizzera, come da domanda dell’intervistatore.

Stando alle indiscrezioni, infatti, Eni potrebbe cedere il 10 per cento di Plenitude a Energy Infrastructure Partners, una società d’investimento con sede a Zurigo specializzata in asset energetici.

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