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Imprese Covid

Fondo Ue contro le catastrofi, tutti i numeri

La Commissione Ue ha ricevuto 15 richieste di aiuti a valere sul Fondo di solidarietà contro le catastrofi (Fsue). Ne ha accettate 12 e concesso 1,35 miliardi di euro. L'articolo di Nunzio Ingiusto

I cambiamenti climatici hanno effetti su larga scala. E sin qui niente di nuovo. Quello che, invece, va tenuto di più sotto controllo è il territorio, la sua tutela dal cemento, dalle attività antropiche e dalle catastrofi naturali. La prevenzione costa, ma costa ancora di più la gestione dell’emergenza, che pesa – e tanto – sul bilancio dell’Ue.

Ecco spiegato perché Bruxelles ricorda in questi giorni agli Stati membri di praticare sul serio politiche di tutela ambientale. Nel 2017 e nel 2018, la Commissione ha ricevuto 15 richieste di aiuti a valere sul Fondo di solidarietà contro le catastrofi, il FSUE. Ne ha accettate 12 e concesso 1,35 miliardi di euro. Dal 2002 ha mobilitato oltre 5,5 miliardi di euro.

La nostra Penisola negli ultimi 2 anni, secondo i dati della Relazione sul fondo speciale, ha goduto di larga parte dei soldi per i disastri nell’Italia centrale. In quelle Regioni dove si sono poi accumulati pesanti ritardi sulla ricostruzione.

In più, ha sostenuto la Commissaria europea per la Coesione e le riforme Elisa Ferreira, dal 2014 ad oggi sono stati investiti altri 8 miliardi di euro per la lotta ai cambiamenti climatici nel continente. Insomma una montagna di euro dal che in molti casi poteva essere risparmiata. O essere presa da altri capitoli di spesa, per prevenzione e messa in sicurezza. Non tutti gli Stati sono nelle stesse condizioni.

L’Italia ha un territorio molto vulnerabile, ma la lentezza con la quale pianifica e governa i processi ambientali integrati, ormai è inversamente proporzionale alla capacità di gestire emergenze di ogni tipo. Dovrebbe essere il Paese più avanzato sull’abbassamento dei rischi mettendo in campo le grandi potenzialità dei suoi centri di ricerca. Invece deve recuperare molti ritardi.

La Relazione di Bruxelles, tuttavia, si concentra anche sulle modalità di riduzione degli oneri finanziari dei singoli Stati. È vero, come dice la Ferreira, che quel salvadanaio “offre sostegno finanziario a lungo termine agli Stati membri”, ma si può fare sempre affidamento sulle emergenze? La certezza che i disastri saranno sanati grazie ad aiuti solidaristici può far venire idee contrarie alla spesa preventiva. Bisogna, invece, alzare il livello della spesa ordinaria (italiana, in questo caso) per far scendere le emergenze. Più spesa all’origine con analisi e ricerche adeguate, investimenti oculati, senza sprechi, meno lutti, ansie e richieste di aiuto.

La stessa Commissaria europea nei suoi commenti ha rimarcato l’importanza di investire nella prevenzione e nell’attenuazione dei cambiamenti climatici. Ha ragione soprattutto perché con il Green Deal europeo e i 1000 miliardi di spesa previsti, ogni Stato dovrà cambiare registro…si spera.

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