La guerra in Ucraina ha messo ancora una volta il nostro Paese faccia a faccia con l’amara realtà: il nostro sottosuolo è povero di risorse e, quando si parla di energia, siamo fortemente dipendenti dalle forniture estere. Tuttavia, con l’arrivo delle auto EV sulle nostre strade, accelerato dalla road map tracciata a Bruxelles, le cose potrebbero cambiare: altri minerali strategici potrebbero diventare il venturo petrolio e interi giacimenti di questi metalli riposerebbero perfino essere sotto i nostri piedi. Questa, almeno, è la scommessa che sempre più società minerarie australiane in cerca di litio stanno facendo in Italia. Di Vulcan Energy, con sede a Perth, in Australia, Start Magazine ne aveva già parlato.
COSA FARA’ ALTAMIN
Ora si aggiunge pure Altamin che, scrive Il Sole 24 Ore, ha chiesto due licenze esplorative in Italia per estrarre il litio da salamoie geotermiche. “La concessione Campagnano, 1.200 ettari attorno alla frazione Baccano, comprende un pozzo di prova e confina con la concessione Cesano già data alla Vulcan. Un’altra concessione vicina, chiamata Galeria, circa 2.040 ettari, si estende a sud di Cesano e comprende un pozzo geotermico e due di prova”, si legge sul quotidiano di Confindustria. Altamin è già presente in Italia nelle antiche miniere bergamasche di Gorno, zinco e piombo.
ANCHE VULCAN CERCA LITIO NEL LAZIO
Vulcan, invece, come vi avevamo già raccontato, ha ottenuto un permesso di ricerca per esplorare, nel Lazio, un pozzo scoperto da Enel nel 1974 a circa 1.390 metri di profondità. Ora lavorerà a stretto contatto con Altamin, in una vera e propria gara a chi tra le due arriverà per prima al giacimento, ammesso esiste. Certo è che si tratta di una regione di 11,5 chilometri quadrati a Cesano, a 20 chilometri da Roma, geologicamente molto promettente per via dell’attività del sottosuolo, visto che risiede all’interno della regione vulcanica dei Monti Sabatini, proprio al confine meridionale della caldera di Baccano.
COME MAI TANTO INTERESSE PER QUELL’AREA?
Da quanto si apprende, le analisi preliminari hanno individuato nel 1975 campioni di “salamoia calda” con un elevato contenuto di litio, stimato tra 350 e 380 milligrammi per litro. Una vera e propria miniera d’oro nel sottosuolo laziale, dato che per produrre le auto del futuro serviranno immense quantità di litio.
La stessa Vulcan, dopo aver esaminato i risultati storici, sostiene che potremmo trovarci per le mani (o meglio, sotto i piedi), uno dei gradi di litio più elevati a livello mondiale mai registrati in un ambiente geotermico con falda acquifera confinata. E sarebbe stata proprio l’attività geotermica nel sottosuolo di Cesano a permettere una produzione in grande quantità di litio, proprio alle porte di Roma. Tant’è che Vulcan parla già di risultati “molto incoraggianti” anche per le condizioni favorevoli del luogo che permetterebbero il recupero del minerale “senza alcun trattamento preventivo” e a “velocità di recupero molto elevate”.
LE ATTIVITA’ DI VULCAN IN EUROPA
Localizzata dall’altra parte del mondo, perfino in un altro emisfero, Vulcan guarda da tempo all’Europa. In Germania ha avviato il progetto “Zero Carbon Lithium” incentrato sullo sfruttamento di brine geotermiche nell’Alta Valle del Reno. Si tratta di un modo di rinvenimento del litio che promette di essere più “green” rispetto a quello tradizionale, volto a a generare energia geotermica e produrre idrossido di litio con sistemi di estrazione e raffinazione sostenibili. Inoltre, proprio recentemente, Vulcan ha siglato accordi di fornitura con diversi costruttori localizzati nel Vecchio continente, come Renault, Stellantis e Mercedes-Benz, che hanno iniziato la loro corsa verso le motorizzazioni elettriche e sono alla ricerca di nuovi fornitori.