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Fitto Ilva

Ecco la rivoluzione di Fitto su Ilva

Che cosa prevede l’emendamento del ministro Raffaele Fitto al decreto salva infrazioni, il quindicesimo decreto salva Ilva

Arriva con un emendamento al decreto salva infrazioni il quindicesimo decreto salva Ilva. Questa volta ad entrare in campo è il ministro Raffale Fitto, che firma personalmente l’emendamento presentato in commissione politiche Ue al Senato.

Il testo nasce per chiudere la procedura di infrazione comunitaria pendente da anni a Bruxelles sullo stabilimento Ilva di Taranto. Ma in realtà si spinge molto oltre.

Innanzitutto accentra la materia a Palazzo Chigi, togliendo il dossier dal tavolo del Ministero dell’ambiente e quello dello sviluppo.

Poi estende la tutela penale anche alla confisca oltre che al sequestro. Al momento infatti pende una confisca in primo grado, che i giudici di Taranto hanno inflitto per il processo Ambiente Svenduto in corso dal 2012. Nonostante, come spiega la relazione all’emendamento, “il soggetto cui i beni vengono trasferiti non risulta controllato, controllante o collegato né altrimenti riconducibile, direttamente o indirettamente, al soggetto che ha commesso i reati per i quali il sequestro è stato disposto, ovvero all’ente che ha commesso gli illeciti amministrativi per i quali il sequestro è stato disposto, ovvero al soggetto per conto o nell’interesse del quale essi hanno agito” (i Riva non ci sono più!).

La ratio è che in gioco non c’è solo il tema del mantenimento del sequestro (di interesse del solo indagato o del soggetto che avrebbe diritto alla restituzione), ma anche la continuità dell’attività, che è interesse dello Stato. Nella valutazione in questione assume centralità il bilanciamento tra i valori giuridici protetti dalle norme penali e l’interesse nazionale all’approvvigionamento dei beni e servizi prodotti dall’impresa oggetto di sequestro che riguardano tutto il territorio nazionale: si è ritenuto, pertanto, necessario individuare la competenza sull’impugnazione in capo ad un’unica autorità, individuata nel tribunale di Roma.

L’amministratore giudiziario ovvero il commissario straordinario sarà autorizzato a proseguire l’attività fino alla data del trasferimento degli stabilimenti industriali, degli impianti o delle infrastrutture, a seguito della definitività del provvedimento con cui è stata disposta la confisca, fermo restando il rispetto degli prescrizioni impartite dal giudice ovvero delle misure adottate nell’ambito della procedura di riconoscimento dell’interesse strategico nazionale. In caso di imprese ammesse all’amministrazione straordinaria, anche in via temporanea, il sequestro preventivo non impedirà il trasferimento dei beni in sequestro, in attuazione del programma di amministrazione straordinaria se essi sono costituiti da stabilimenti industriali o parti di essi dichiarati di interesse strategico nazionale, impianti o infrastrutture necessari ad assicurarne la continuità produttiva.

L’emendamento inoltre consente all’attuale di gestore di presentare progetti di decarbonizzazione. Infatti ArcelorMittal nei mesi scorsi aveva protestato con Invitalia poiché il privato, pur essendo socio di maggioranza nella società che gestisce Ilva, era stato tagliato fuori dai progetti industriali.

Si prevede che la decarbonizzazione del ciclo produttivo dell’acciaio presso lo stabilimento siderurgico di Taranto, contenga anche l’indicazione del termine massimo per la realizzazione dei citati progetti. Ad oggi infatti Dri Italia si era candidata al Pnrr per un miliardo di euro, ma senza la certezza di riuscire a realizzare l’impianto entro il 2026.

L’emendamento prevede poi che la verifica dell’avvenuto rispetto di tutte le misure indicate nell’ambito della procedura di interesse strategico nazionale sarà effettuata esclusivamente da un comitato di cinque esperti, scelti tra soggetti di comprovata esperienza e competenza in materia di tutela dell’ambiente e della salute e di ingegneria impiantistica nominato con decreto del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, sentiti il ministero delle Imprese e del made in Italy, il ministero della Salute e per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, nonché la Regione nel cui territorio si trovano gli impianti o le infrastrutture. Con il decreto del Mase, con cui si procede alla nomina del comitato di esperti, si provvederà, anche, alla determinazione del compenso riconosciuto a ciascun componente del comitato, in ogni caso non superiore ad euro 50.000, con oneri posti a carico esclusivo dei terzi gestori dell’impianto o dell’infrastruttura.

Da ultimo, non meno importante, viene limitato il potere di ordinanza sindacale del primo cittadino di Taranto. “Le menzionate ordinanze sindacali possono essere adottate esclusivamente in presenza di situazioni di pericolo ulteriori da quelle ordinariamente collegate allo svolgimento dell’attività produttiva in conformità all’autorizzazione integrata ambientale”.

È proprio il caso che si sta verificando in questi giorni, in cui pende al tar di Lecce l’ennesima ordinanza del sindaco del Pd Rinaldo Melucci che ha chiesto la chiusura degli impianti Ilva.

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