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Azerbaigian gas Italia

Ecco come si gasa l’Azerbaigian (e perché interessa l’Italia)

Francesco Sassi, ricercatore del RIE di Bologna, spiega in un post che la produzione e l’esportazione di gas stanno diventando l’elemento più centrale nella strategia economica e nella politica estera di Baku. 

Lo sappiamo, è il gas la risorsa per “fare” la transizione. Cioè per passare progressivamente a un sistema di produzione e consumo con meno emissioni possibili. Fino allo zero. Il presente-futuro è fatto di rinnovabili ma sappiamo che non sono sufficienti per coprire l’intera domanda. Sul presente-presente, allora, serve il gas.

Ecco le ultime mosse di un attore chiave anche per l’Italia: l’Azerbaigian.

BAKU E LA STRATEGIA DEL GAS

“La geopolitica energetica dell’Azerbaigian si sta rapidamente riequilibrando dal petrolio al gas”, scrive Sassi in un approfondimento sul suo profilo. “Mentre le riserve petrolifere del paese diminuiscono, le compagnie energetiche internazionali sono alla ricerca di più gas da produrre nel Mar Caspio per poi massimizzare le esportazioni verso l’Occidente”.

E se venisse in mente la domanda su chi sceglierebbe tra Ue e Turchia, Sassi sottolinea che la postura di Baku è globale. “La produzione di petrolio dal suo principale blocco di giacimenti azeri-Chirag-Gunashli (ACG) nel Mar Caspio è diminuita del 10% nel corso dell’anno (gennaio-settembre). Il giacimento rappresenta quasi il 90% delle esportazioni totali del paese”.

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Di più. “L’Azerbaigian è membro dell’alleanza OPEC+”, ricorda il ricercatore, “e sostiene gli sforzi della Russia e dell’Arabia Saudita per bilanciare la produzione di petrolio e mantenere prezzi più elevati, garantendo entrate costanti ai produttori. Tuttavia, è tra i peggiori performer in termini di rispetto delle quote OPEC+, mancando ripetutamente gli obiettivi di produzione per tutto il 2022 e il 2023”. Dunque, addio petrolio e benvenuto (sempre di più) gas, da esportare.

“Questo è il motivo per cui la produzione e l’esportazione di gas stanno diventando l’elemento più centrale nella strategia economica e nella politica estera di Baku, rafforzando le relazioni bilaterali e ampliando ilraggio d’azione diplomatico della sua agenda politica”, deduce allora Sassi sulle mosse azere.

QUANTO VALE IL GAS AZERO

“La produzione di gas nel periodo gennaio-settembre è stata di 36,1 miliardi di metri cubi (+4,9% su base annua), di cui oltre il 50% dal solo giacimento di Shah Deniz, gestito da BP”, ricorda Sassi. “Anche il giacimento ACG sta aumentando la produzione di gas mentre, lo scorso luglio, TotalEnergies e SOCAR hanno annunciato l’avvio della produzione di Absheron”.

Quanto all’export, gli ultimi dati parlano di un aumento del 9% nei 9 mesi del 2023.
“Le esportazioni fluiscono verso la penisola anatolica attraverso la rete SCP e TANAP verso la Turchia e la Georgia”, ricorda il ricercatore. “Nel periodo gennaio-settembre, le esportazioni di gas sono state: 7,5 miliardi di metri cubi in Turchia (+23% su base annua!), 1,7 miliardi di metri cubi in Georgia (-10,5% su base annua)”.

TUTTI I LEGAMI TRA ITALIA E AZERBAIGIAN

Quanto a noi, all’Europa, l’Italia resta saldamente in testa tra i Paesi recettori del gas azero. Seguono Grecia, Romania e Bulgaria per un totale di 8,6 miliardi di metri cubi (+3,6% a/a). “Baku – scrive poi Sassi – dichiarato di sperare di consegnare un totale di 24 miliardi di metri cubi di esportazioni di gas nel 2023, di cui circa 11,4 miliardi di metri cubi all’Europa”.

“Tuttavia, per il secondo mese consecutivo, le importazioni italiane di gas azero sono state inferiori rispetto a un anno fa”. A marzo scorso, l’ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia Rashad Aslanov ha incontrato il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto. I due hanno discusso le questioni di reciproco interesse, tra cui difesa, energia e sicurezza nel contesto regionale, nonché il rafforzamento delle relazioni militari, industriali e politiche tra i due paesi.

“Roma è di gran lunga il partner più importante”, ricorda Sassi, “e sta facendo tutto il possibile per diversificare le importazioni di gas russo. Tuttavia, consuma sempre meno gas. Ciò sta rallentando l’attuazione di una tabella di marcia negoziata nel 2022 tra la presidente della Commissione von der Leyen un anno fa e la presidente Aliyev per aumentare le esportazioni di gas a circa 10 miliardi di metri cubi entro il 2027”.

CON L’ADDIO ALLA RUSSIA STIAMO TRANQUILLI?

Secondo Sassi, “senza accordi a lungo termine tra le parti commerciali e con il sostegno dei rispettivi governi, è improbabile che affluisca più gas azero in Ue”. Di mezzo c’è da un lato l’aspirazione italiana a diventare nuovo hub e a farsi voce nel Vecchio Continente con il Piano Mattei, tuttora ancora vago. Ma anche la Turchia, ad esempio, ha i suoi piani energetici e non poco aggressivi.

Pubblicato su Energia Oltre 

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