Punti chiave:
- La tariffa del 50% sulle importazioni di rame annunciata da Donald Trump, efficace dal 1° agosto, rischia di indebolire l’industria statunitense, aumentando i costi e riducendo la competitività in settori chiave come l’elettrificazione e l’intelligenza artificiale, proprio mentre la Cina domina come “superpotenza elettrica” con il 60% della domanda globale di rame.
- Gli Stati Uniti, che importano il 50% del loro fabbisogno di rame, affrontano una crisi strutturale di approvvigionamento, con solo due fonderie attive e tempi di autorizzazione per nuove miniere che raggiungono i 29 anni; i progetti principali, come Resolution in Arizona e Pebble Bay in Alaska, sono bloccati o ritardati.
- La tariffa ridurrà la domanda di rame negli Usa, favorendo la Cina e altri competitor, mentre soluzioni come il riciclo (sceso al 6%) e incentivi per nuove fonderie richiederebbero anni, lasciando l’America vulnerabile nella corsa tecnologica globale.
Donald Trump ha annunciato una tariffa del 50% sulle importazioni di rame, giustificandola come necessaria per la sicurezza nazionale sotto la clausola 232 del Trade Expansion Act, senza bisogno di approvazione congressuale. L’obiettivo dichiarato è rilanciare l’industria del rame statunitense, cruciale per semiconduttori, veicoli elettrici, armamenti e infrastrutture, ma il risultato sarà probabilmente un aumento dei costi per i produttori Usa, rendendoli meno competitivi. La Cina, che consuma il 60% del rame globale contro il 6% degli Usa, consolida il suo vantaggio nell’elettrificazione, mentre l’America dipende da importazioni da Paesi alleati come Cile (70%), Canada e Messico.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia avverte di una crisi strutturale di approvvigionamento: le miniere di rame si stanno esaurendo, con un calo del 40% nella qualità del minerale dal 1991 e solo 14 nuovi depositi scoperti nell’ultimo decennio. Gli Stati Uniti, con riserve per 70 milioni di tonnellate, potrebbero coprire 20 anni di domanda, ma progetti come Resolution Copper (bloccato da dispute con le tribù Apache) e Pebble Bay (ostacolato da preoccupazioni ambientali) non saranno operativi prima di anni. Il riciclo del rame, sceso al 6% rispetto al 16% degli anni ’90, rappresenta un’opportunità persa.
La tariffa, riducendo la domanda Usa, libererà rame per la Cina e altri, come il Regno Unito di Ed Miliband, impegnato in una transizione verde. Nel lungo termine, innovazioni come superconduttori e nanotubi di carbonio potrebbero ridurre la dipendenza dal rame, ma la finestra critica per la corsa tecnologica è ora. Trump, invece di rafforzare alleanze con Paesi fornitori e investire in fonderie (con costi di 700 milioni ciascuna), rischia di danneggiare l’industria Usa, ripetendo l’errore strategico commesso con i minerali rari, dove ha dovuto cedere chip Nvidia alla Cina per garantirne le forniture.
(The Daily Telegraph, Ambrose Evans-Pritchard, 18 luglio 2025)