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Germania

E-fuel e auto elettrica, chi ha vinto e chi ha perso in Europa

La Commissione Ue si accorda con la Germania per gli e-fuel. Italia, Romania e Bulgaria si sono astenute sul regolamento sull’auto elettrica. Il provvedimento passa: il nostro Paese, dunque, è stato sconfitto nella battaglia pro biocarburanti. L'analisi di Sergio Giraldo.

Troppo poco, troppo tardi: l’estremo tentativo del governo italiano di tenere aperta la possibilità di utilizzare i biocarburanti dopo il 2035 è a un passo dal fallimento. Nella riunione Coreper di ieri gli ambasciatori permanenti presso la Ue hanno deciso di far votare la proposta della Commissione sugli e-fuel nel Consiglio dei ministri dei trasporti e dell’energia che si tiene oggi, dove dovrebbe raccogliere i voti favorevoli della maggioranza necessaria. Usiamo ancora il periodo ipotetico perché sino all’ultimo non è da escludersi un rinvio.

Se tutto resta confermato, chi porta a casa il bottino maggiore è come sempre la Germania, che vince su tutti i fronti portando a casa l’elettrificazione dei trasporti leggeri su strada. Un risultato fortemente voluto dalle case automobilistiche tedesche, che grazie al governo di Berlino sono anche riuscite nell’intento di portare a casa quel segmento “premium” rappresentato dai motori endotermici alimentati a e-fuel. Visti gli alti costi di produzione, i motori che utilizzeranno questi carburanti sintetici saranno infatti indirizzati ad una fascia alta di clientela.

Ecco il risultato della riunione odierna:

L’ITALIA FARÀ IN TEMPO A SALVARE I BIOCARBURANTI?

L’Italia aveva chiesto, in sede di Coreper, di rinviare il voto del Consiglio, per avere il tempo di presentare la propria posizione sui biocarburanti. Ma già sabato si era capito che la Commissione aveva molta fretta. Immediatamente dopo che il Commissario Frans Timmermans aveva annunciato l’accordo con la Germania sugli e-fuel, infatti, la presidenza di turno dell’Unione, svedese, aveva inserito la questione all’ordine del giorno del Coreper di ieri. Sottraendo così tempo prezioso all’Italia.

Nel pomeriggio, da Roma, è intervenuto sul tema il Ministro dell’Ambiente e sicurezza energetica Gilberto Pichetto, affermando che “al momento è acquisito il motore endotermico. Era uno dei punti del tavolo automotive. Sui biocarburanti vedremo. Il regolamento è chiuso, e prevede i motori endotermici con gli e-fuel. Stiamo tentando di discutere per avere un’apertura sul Preambolo, che significa mettere i punti per i nuovi sviluppi. Gli e-fuel li avremo fra dieci anni, i biocarburanti li abbiamo adesso. La partita è aperta, stasera (ieri per chi legge) vado a Bruxelles per questo”.

Intervento piuttosto tardivo, visto che il voto è previsto proprio stamattina. Il tentativo serale dell’ambasciatore italiano e del ministro Pichetto punta a rinviare la discussione a un prossimo Consiglio, facendo leva su un tema procedurale. Per mettere all’ordine del giorno del Consiglio un voto sul tema sarebbero necessari 14 giorni e il Coreper di ieri quindi non avrebbe potuto assegnarlo alla riunione di oggi.

Capiremo in mattinata se nella notte l’Italia avrà ottenuto il rinvio, utile ad argomentare la posizione sui biocarburanti. Certo il risultato del mantenimento dopo il 2035 del motore endotermico alimentato a e-fuel non si può catalogare come un successo, posto che, al momento, quel tipo di veicolo si adatterebbe solo a una ristretta fascia di clientela ad alto reddito.

L’ammissibilità dei biocarburanti, molto meno costosi, consentirebbe di allargare di molto la platea di potenziali clienti e, quindi, di mantenere continuità produttiva per almeno una parte del settore automotive italiano, fatto in gran parte di componentistica per auto con motori endotermici.

IL PROCESSO NORMATIVO EUROPEO

Il processo normativo europeo è un orrore giuridico, dove il lesto ha ragione più del giusto, perché arriva prima ad occupare gli spazi del possibile. Anche rispetto all’opacità del processo e alla sua viziata elasticità, però, la decisione della Commissione di aprire ai soli e-fuel (su pressione di uno stato membro) appare un grave errore procedurale.

Ecco perché, in serata, da Bruxelles trapela che la Commissione dovrebbe proporre un atto delegato, che definirà le caratteristiche del motore a combustione interna CO2-neutrale, o, in alternativa, quali sono da considerare i carburanti CO2-neutrali. Per ora si sa che gli e-fuel saranno per certo inseriti tra questi, mentre nulla si dice sui biocarburanti. La battaglia si sposterebbe dunque sul terreno dell’atto delegato, che dovrà chiarire la sorte dei biocarburanti. Sembra dunque che vi sia ancora uno spiraglio, che però dovrebbe passare prima da un voto favorevole al Regolamento così com’è. Ci sono altresì dubbi sul fatto che sia sufficiente un atto delegato. Qualcuno paventa la necessità di una revisione legislativa, che prenderebbe molto tempo.

UNA BATTAGLIA DI RETROGUARDIA

In giornata si capirà se il tentativo italiano di posticipare il voto sul Regolamento avrà avuto successo, ma intanto si possono trarre un paio di insegnamenti da quanto accaduto. Il primo è che questi iter normativi vanno marcati stretti sin dall’inizio e con molta maggiore determinazione. Per come è concepita, la complicatissima procedura di formazione delle norme europee si presta a molteplici interventi, che hanno almeno tre dimensioni: quella nazionale-governativa, quando si tratta del Consiglio europeo, quella della famiglia politica, quando si parla del Parlamento, e quella politico-burocratica quando si parla di Commissione. Manca un punto italiano di sintesi.

Il secondo è che limitarsi a battaglie di retroguardia, come quella sui biocombustibili, risulta comunque una strategia perdente. Il Green Deal è zeppo di nonsense come quello cui stiamo assistendo sull’automobile. Adattarsi all’insensato sperando di riuscire a spostare qualche virgola non porta da nessuna parte: certi no vanno detti subito, chiari e forti.

Il risultato, come detto, è stato il seguente:

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