A partire dal 1 luglio scorso e per i sei mesi successivi, la Danimarca detiene la presidenza del Consiglio dell’Unione europea, ossia l’organo legislativo che rappresenta i governi dei ventisette stati membri, di cui gestirà le riunioni.
IL PROGRAMMA DELLA DANIMARCA PER IL SEMESTRE DI PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
Dalla lettura del documento programmatico del paese – intitolato A strong Europe in a changing world, cioè Un’Europa forte in un mondo che cambia -, si legge che la Danimarca “mira a far avanzare, e possibilmente a concludere, i negoziati sulla revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia”, anche nota come Energy Taxation Directive. “La revisione”, si legge, “porterà la tassazione dei prodotti energetici in linea con le politiche energetiche e climatiche dell’Ue e incoraggerà l’uso di fonti energetiche rinnovabili”.
La presidenza danese del Consiglio – viene affermato nel programma – “sosterrà la transizione verde come motore di crescita fondamentale, concentrandosi sulla decarbonizzazione dell’industria e sulla creazione delle giuste condizioni di contesto per garantire l’accesso alle materie prime essenziali e all’energia a prezzi accessibili”.
RIVEDERE LA ENERGY TAXATION DIRECTIVE
La Energy Taxation Directive, risalente al 2021, è quella che definisce la tassazione dell’elettricità, dei carburanti per i trasporti e per l’aviazione e dei carburanti per il riscaldamento. Per rivedere la direttiva e portarla in linea con gli obiettivi climatici della Commissione europea – riduzione del 55 per cento delle emissioni comunitarie di gas serra entro il 2030 rispetto al 1990; riduzione del 90 per cento entro il 2040; azzeramento netto al 2050 -, però, la Danimarca dovrebbe raccogliere il consenso di tutti i membri del Consiglio.
Stando a una nota datata 30 giugno vista da Bloomberg, la Danimarca ha promesso che farà il “massimo” per concludere entro novembre la sua proposta di revisione della direttiva: a detta del paese, c’è una “urgente necessità di raggiungere un accordo politico” sull’aggiornamento della Energy Taxation Directive.
Lo scopo della direttiva, già dai tempi della sua proposta nel 2021, era proprio quello di promuovere gli obiettivi di decarbonizzazione della Commissione europea andando a sfavorire, attraverso la tassazione, i consumi di combustibili fossili (a partire dal più emissivo, il carbone), incentivando al contrario le fonti pulite come l’eolico e il solare. La Danimarca vorrebbe un maggiore allineamento al target comunitario per il taglio delle emissioni al 2030.
“TASSARE, TASSARE E ANCORA TASSARE”: IL COMMENTO DI GIUBILEI (GIORNALE)
“L’ introduzione di una nuova patrimoniale climatica europea potrebbe diventare presto realtà abbattendosi sulle tasche di cittadini e imprese”, ha scritto Francesco Giubilei, saggista molto vicino al governo Meloni, sul Giornale. “La ricetta è una sola: tassare, tassare e ancora tassare”.
I TEMPI SONO CAMBIATI?
Non è detto che la proposta della Danimarca incontri il parere favorevole degli altri stati membri dell’Unione e, forse, della stessa Commissione. Nonostante abbia mantenuto l’impegno per la transizione energetica, infatti, l’attuale Commissione di Ursula von der Leyen sta procedendo alla semplificazione di buona parte della regolamentazione green introdotta negli anni passati – sotto la stessa presidenza – con l’obiettivo di ridurre i costi amministrativi e rafforzare la competitività industriale. L’inasprimento della Energy Taxation Directive andrebbe in contrasto con questo “parzialmente nuovo corso” di Bruxelles.