Il coronavirus contagia anche il settore petrolifero. Mentre la domanda di greggio, in Cina, diminuisce (con lavori e attività fermi), Vitol, Royal Dutch Shell e Litasco sono alla ricerca di supercisterne per lo stoccaggio dell’olio nero in mare.
Nemmeno il rialzo dei prezzi di Brent e Wti, registrato nella mattinata, fa essere positivi gli analisti, che si attendono un calo delle quotazioni nel giro di breve termine.
SALGONO I PREZZI DEL PETROLIO
Partiamo dalle quotazioni. Giornata positiva in Borsa per Brent e Wti. Al momento in cui scriviamo, il primo guadagna oltre l’1% superando quota 54 dollari al barile, mentre il Wti sfiora tocca i 50,52 dollari al barile (+0,95).
NUOVO CALO ALL’ORIZZONTE
Rialzi, però, che non bastano per cambiare il clima di mercato sul petrolio. “Un più ampio sentiment positivo diffusosi nei mercati asiatici ha spinto al rialzo i prezzi del greggio”, ha detto Margaret Yang, analista di CMC Markets, a Reuters. “Il rimbalzo è lieve e potrebbe essere di breve durata poiché la domanda di energia della Cina dovrebbe rimanere debole a breve termine a causa dell’impatto del virus”.
CORONAVIRUS CIGNO NERO PER MERCATO
Negativo anche Warren Pies, analista di Ned Davis Research, intervistato dalla Cnbc: il diffondersi del coronavirus è “un vero cigno nero” per i mercati del greggio, ha detto l’esperto.
CINA, DOMANDA IN CALO
E a testimoniarlo sarebbero i numeri della domanda. Secondo Pies, il diffondersi del virus ha ridotto la domanda cinese di petrolio da 2 a 3 milioni di barili al giorno. Secondo quanto riportato da Reuters, le raffinerie statali cinesi prevedono, a febbraio, di tagliare fino a 940.000 barili al giorno (bpd), quasi l’1% della domanda mondiale, dai loro tassi di lavorazione del greggio.
SERVONO AZIONI COORDINATE
Per risollevare in modo decisivo i prezzi servirebbero azioni coordinate. “Sebbene oggi il petrolio si stia riprendendo, la mancanza di azioni coordinate da parte dell’OPEC + significa che è probabile che le preoccupazioni sull’eccesso di offerta avranno il sopravvento”, ha affermato Eugen Weinberg, analista di Commerzbank.
Dello stesso parere anche Margaret Yang: “OPEC+ e Russia dovranno presentare un piano di taglio della produzione coerente per sostenere i prezzi del petrolio”.
INTERVENTO OPEC+?
E all’interno del cartello, in realtà, la proposta è arrivata: aumentare i tagli, per la seconda parte dell’anno, di 600.000 barili al giorno, limitando complessivamente la produzione di 2,2, milioni barili al giorno.
L’ATTENDISMO RUSSO
Ma la Russia non sembra essere d’accordo e ha deciso di prendersi tempo. Per Edward Moya, senior market analyst presso OANDA, “l’Opec+ sembra essere intrappolata in una modalità wait-and-see, dal momento che la Russia può farcela con un petrolio a 40 dollari e, di conseguenza, potrebbe non essere così ansiosa di raggiungere un accordo per un ulteriore taglio di 600.000 barili al giorno”.
AUMENTARE LO STOCCAGGIO è LA SOLUZIONE?
Anche le big dell’Oil&Gas hanno deciso di muoversi per far fronte all’eccesso della domanda. Vitol, Royal Dutch Shell e Litasco, come racconta Bloomberg, sono alla ricerca di supercisterne per stoccare il petrolio.
A confermare il trend sono anche due proprietari di petroliere, che hanno dichiarato che la domanda di stoccaggio è in aumento, ma non hanno rivelato le società che stanno operando in questo modo.
(articolo aggiornato alle ore 14)