Skip to content

nucleare

L’Europa punterà sul nucleare verde?

Come si muoverà l'Ue sul nucleare verde. L'articolo di Tino Oldani

 

La scelta dei tempi parla da sola. Da mercoledì circola a Bruxelles la bozza di un documento con le disposizioni dettagliate con cui la Commissione si accinge a dichiarare che il nucleare e il gas devono essere inclusi nella tassonomia verde.

Ciò significa che queste due energie potranno essere classificate come verdi, perciò utilizzabili nella transizione verso la riduzione a zero delle emissioni inquinanti di CO2, fissata per il 2050.

A favore di questa linea, a cui si sono sempre opposti gli ambientalisti duri e puri, si era schierato fin dal 26 ottobre un gruppo di dieci paesi, firmando una precisa richiesta a Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Ue. Quest’ultima, con un tweet, aveva fatto capire di essere d’accordo.

Ma poiché il nucleare e il gas sono invisi agli ambientalisti come Greta Thunberg, e poiché di lì a pochi giorni si sarebbe svolta la Cop26 sul clima, Von der Leyen, per evitare polemiche, ha preferito prendere tempo. E il fatto che il documento Ue favorevole al nucleare e al gas verdi sia uscito proprio il giorno dopo la chiusura della Cop26 altro non è che la presa d’atto che il vertice di Glasgow sul clima è stato un sostanziale fallimento.

La vicenda riguarda anche l’Italia, la cui posizione in sede europea risulta non pervenuta. Secondo la ricostruzione di Euractiv, nonostante Roberto Cingolani, ministro per la transizione ecologica, si dichiari da mesi a favore dei piccoli impianti nucleari di quarta generazione (lo ha ripetuto anche mercoledì sulla Stampa), l’Italia non era tra i dieci paesi Ue che il 26 ottobre hanno firmato l’appello a Ursula a favore del nucleare e del gas verdi.

Di questo gruppo, tramite i ministri per l’Energia, facevano parte Francia, Polonia, Finlandia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Slovacchia e Slovenia. Messi a conoscenza del documento, anche i Paesi Bassi e la Svezia hanno poi assicurato il loro sostegno, ma limitatamente all’energia nucleare. I ministri per l’Energia dei due paesi, l’olandese Stef Blok e lo svedese Anders Ygeman, hanno tenuto a precisare che «nella transizione verso la neutralità climatica avremo bisogno di tutte le soluzioni economicamente vantaggiose, purché prive di combustibili fossili: il nucleare lo è, il gas no».

Nel giro di una settimana, quasi tutti i 27 paesi Ue hanno preso posizione sul documento dei dieci, e alcuni si sono schierati apertamente contrari. Nessuna risposta dall’Italia, dove il ministro Cingolani sembra preferire le interviste sui giornali quando parla di nucleare, invece di dare battaglia in Europa, che in questo caso è la sede che conta. Vedremo nei prossimi vertici Ue sull’energia se ciò dipende da eventuali divisioni all’interno del governo di Mario Draghi, dove i grillini sono contrari al nucleare, oppure dal fatto che Cingolani, scienziato prestato alla politica, è ancora poco addentro ai meccanismi decisionali di Bruxelles. In ogni caso, sarebbe opportuno che, alle interviste sui media, facesse seguire scelte di governo coerenti, dimostrando in concreto di agire nell’interesse nazionale.

Già, l’interesse nazionale. Non è un mistero che a Bruxelles è questa la prima regola. Così, non stupisce cha la Francia di Emmanuel Macron, forte di 56 centrali nucleari, sia stata la capofila nella battaglia per fare riconoscere il nucleare come energia verde, a cui ha aggiunto il gas durante le trattative condotte in segreto con buona parte dei paesi Ue, per guadagnarne l’appoggio. Non può stupire neppure il finto chiamarsi fuori della Germania: con la scusa di non avere ancora varato il nuovo governo, Berlino ha scelto di astenersi sul documento dei dieci. Una finzione che cerca di nascondere le divisioni interne alla coalizione semaforo, dove i Verdi sono contro il nucleare, contro i combustibili fossili e contro il Nord Stream 2, mentre la Spd, sponsor del gasdotto russo, è favorevole a classificare il gas come energia verde, ma non il nucleare. Posizioni incompatibili, su cui uno dei due partiti dovrà cedere qualcosa, i Verdi certamente di più. Insieme alla Germania, sono contro il nucleare verde anche l’Austria e il Lussemburgo. Mentre il blocco dell’Est europeo (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria e Slovacchia) è unanime sul ricorso al gas ancora per molti anni, per poter abbandonare senza traumi il carbone, di cui fa tuttora ampio uso. Linea a cui si sono associati Grecia, Cipro e Malta.

Tra i primi ad accogliere con favore il documento dei dieci paesi Ue, spicca Foratom, l’associazione commerciale che promuove l’energia nucleare in Europa: «Per raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione è necessario includere il nucleare nel mix delle energie verdi. Ormai lo ammettono molti paesi, che hanno cambiato opinione di fronte alla crisi energetica in atto, causata dal forte rincaro del gas. Questo ha messo in evidenza la dipendenza dell’Europa dalle forniture della Russia, mentre il nucleare dipende molto meno dalle importazioni e, grazie alle nuove tecnologie, può fornire energia pulita, senza emissioni di CO2».

Nettamente contrario al documento dei dieci il Wwf, il cui portavoce Henry Eviston ha dichiarato: «Questa proposta è una vergogna scientifica, che rischia di assestare un colpo mortale alla tassonomia e danneggiare gravemente l’agenda di finanza sostenibile dell’Ue e il Green Deal. Deve essere fermamente respinta dalla Commissione Ue e da tutti gli Stati membri». Ma un tweet della Von der Leyen, lanciato prima del documento dei dieci, suonava ben altra musica: «Abbiamo bisogno di più energie rinnovabili: sono economiche, prive di carbonio e crescono in casa. Ma abbiamo bisogno anche di una fonte stabile, nucleare, e durante la transizione, gas. Questo è il motivo per cui ci faremo avanti con la nostra proposta di tassonomia verde».

 

Articolo pubblicato su ItaliaOggi

Torna su