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Rinnovabili

Conviene ancora investire sulle rinnovabili?

Cosa aspettarsi dalle energie rinnovabili nel 2024. L'analisi di Natalia Luna, Analista senior investimenti tematici di Columbia Threadneedle Investments.

Nel 2023, i titoli legati alle energie pulite hanno nettamente sottoperformato il mercato, a causa di una combinazione tra sviluppi sfavorevoli relativi a specifiche aziende e difficoltà settoriali che hanno creato confusione tra gli investitori e generato una copertura mediatica negativa. Sebbene l’S&P Global Clean Energy Index abbia avuto un anno difficile (Figura 1), il segmento delle energie pulite comprende una vasta gamma di titoli, per cui occorre distinguere tra “pure player”, focalizzati esclusivamente sul tema delle tecnologie pulite, e il resto dell’universo che include le rinnovabili, le utilities e l’industria green. In questo senso, il forte calo è ascrivibile alla correzione tra i “pure player” tematici, che avevano beneficiato di valutazioni elevate grazie all’effetto “greenium”, ossia la disponibilità degli investitori a pagare un sovrapprezzo per la sostenibilità, in un clima di entusiasmo per le questioni ESG che aveva favorito afflussi consistenti. In realtà, numerose società hanno registrato una redditività negativa e, a fronte di un contesto macroeconomico più difficile che ha portato a un’inversione degli afflussi ESG, hanno subito una naturale correzione.

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Figura 1: difficoltà dei titoli legati alle energie pulite rispetto a quelli di altri settori

Scegliendo di analizzare le solo utilities, che sono alla base dei principali investimenti nella transizione energetica, abbiamo notato che anche le società di questo settore hanno sottoperformato il mercato, ma in misura minore rispetto a quello delle clean tech (Figura 2). Trattandosi di un’industria ad alta intensità di capitale, infatti, le utilities hanno risentito del difficile contesto macroeconomico e anche degli sviluppi negativi che hanno caratterizzato due importanti società attivi nel settore delle rinnovabili, Orsted e NextEra. Queste due aziende, ritenute le predilette del settore, sono state colpite da problemi idiosincratici che, associati a un clima generale negativo, hanno trascinato al ribasso l’intero comparto.

Figura 2: un quarto trimestre difficile per gli operatori delle rinnovabili

I casi Orsted e NextEra

Orsted è la più grande azienda nell’eolico offshore a livello mondiale. A causa dell’aumento dei tassi e dell’inflazione, l’azienda si è trovata invischiata in progetti molto costosi e non più redditizi, anche alla luce delle sfide sistemiche con cui è alle prese l’intero settore offshore, e di cui il mercato non ha necessariamente tenuto conto. Tra queste figurano:

I progetti eolici offshore richiedono investimenti in conto capitale superiori a quelli del solare e dell’eolico onshore, per via delle maggiori complessità e di tempistiche più lunghe per l’ottenimento delle autorizzazioni necessarie.
Le catene di approvvigionamento del settore offshore sono immature e complesse, caratterizzate da ritardi, colli di bottiglia e difficoltà strutturali. Per questi motivi, il comparto è soggetto a forti pressioni inflazionistiche, per esempio, in termini di costo del lavoro e di trasporto.

Nel contesto generale dei rincari dell’energia, i settori del solare e dell’eolico onshore sono ampiamente riusciti a trasferire i costi. Invece, i progetti eolici offshore, a causa delle loro grandi dimensioni, sono soggetti ad aste gestite da governi o autorità di regolamentazione, che non hanno aumentato i prezzi, accentuando ulteriormente le pressioni sui rendimenti.

A causa di queste sfide, molti progetti sono diventati economicamente poco sostenibili e sono quindi annullati mentre, in altri casi, gli sviluppatori non hanno partecipato ai bandi in quanto il prezzo offerto era troppo basso. Queste difficoltà, specifiche al comparto offshore, ci sembrano in via di risoluzione grazie ad alcuni interventi da parte dei governi. Questa situazione ha impattato il sentiment del mercato al punto tale che il giudizio negativo si è poi esteso a tutto il settore delle utilities, senza fare alcuna distinzione tra tecnologie rinnovabili, reti e aziende.

NextEra è il più grande sviluppatore statunitense nel campo delle rinnovabili. A settembre, la yieldco NextEra Partners, veicolo di finanziamento detenuto al 51% da NextEra, ha abbassato il proprio tasso di distribuzione a fronte dell’aumento dei costi di finanziamento. Questa decisione ha spaventato i mercati e la quotazione di NextEra è crollata. Tuttavia, le yieldco non rappresentano una grossa fonte di finanziamento per NextEra e per le utilities in generale, per cui anche in questo caso la reazione negativa del mercato è stata eccessiva. Qualche settimana dopo la società ha infatti pubblicato i propri risultati, riportando ordini record nel campo delle rinnovabili e utili solidi per il 2023.

A prescindere dalle difficoltà specifiche di queste società, i fondamentali societari, siano essi ostacoli o fattori di sostegno, confermano il nostro giudizio positivo sulle prospettive a breve e lungo termine della transizione energetica e sulle opportunità offerte da alcuni titoli.

Fondamentali del settore: ostacoli e fattori di sostegno

Nel corso dello scorso anno, quattro fattori hanno esercitato un impatto particolarmente negativo: rialzi dei tassi d’interesse, con conseguente aumento del costo del capitale, inflazione elevata, con conseguente aumento dei costi di sviluppo, strozzature a livello di rete e, infine, difficoltà nelle supply chains. A nostro avviso, il mercato non ha tenuto in debita considerazione alcuni rischi specifici del comparto offshore, denotando anche una scarsa conoscenza delle leve di cui dispone il settore per contrastare queste difficoltà e l’incapacità di cogliere le differenze tra rinnovabili e reti. Infatti, ci sono quattro leve che rispondono a queste difficoltà: aumenti di prezzo per energia e rinnovabili, calo dei costi di produzione, crediti d’imposta nell’ambito dell’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense e forte crescita delle rinnovabili. Pertanto, nonostante il costo delle rinnovabili sia aumentato, nei comparti solare e onshore i rincari sono stati trasferiti attraverso aumenti dei prezzi, per circa il 50% negli Stati Uniti e il 70% nell’UE, un trend confermato dalle aziende nei risultati del quarto trimestre.

Un’altra dinamica importante è che i costi delle rinnovabili stanno iniziando a scendere. Nell’ultimo biennio si è registrato un notevole aumento dei costi di produzione, ma nell’ultimo anno i prezzi si sono abbassati. A ciò si aggiunge un’altra solida dinamica: la crescita delle energie pulite. I mercati pensavano che queste difficoltà avrebbero causato un rallentamento dei progetti legati alle rinnovabili, ma si sbagliavano. Secondo l’IEA, infatti, l’installazione di rinnovabili a livello mondiale ha registrato un’accelerazione record del 50% nel 2023, nonostante l’aumento del costo del capitale e dei costi di produzione. Di conseguenza, l’IEA stessa ha rivisto al rialzo del 33% le sue previsioni per le rinnovabili su scala globale per il 2024.

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