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Crisi Energetica

Sulla crisi energetica l’Ue farà decidere alla Germania?

Da oltre un anno le riunioni del Consiglio europeo hanno la crisi energetica al primo posto nell’elenco delle priorità, ma i problemi sono ancora tutti lì. L'articolo di Sergio Giraldo.

L’ultimo consiglio europeo di Mario Draghi, in corso a Bruxelles, è all’insegna, ancora una volta, della grave crisi energetica che sta squassando l’Europa. Da oltre un anno le riunioni del Consiglio hanno il tema al primo posto nell’elenco delle priorità, ma i problemi sono ancora tutti lì, accentuati da divisioni che anziché ricomporsi si fanno via via più profonde.

Non fa eccezione il primo round di ieri di questa due giorni dei capi di stato e di governo, che ha mancato, ancora una volta, il bersaglio grosso. Nel ridotto, prima del vertice, si è distinto Emmanuel Macron, che ha annunciato un accordo con Spagna e Portogallo per creare un “corridoio europeo di energia verde”. Si tratta di un progetto per l’installazione di una condotta sottomarina tra Barcellona e Marsiglia, che trasporterà idrogeno prodotto con fonti rinnovabili nella Penisola iberica, e di una o più linee elettriche attraverso il golfo di Biscaglia. Viene quindi definitivamente abbandonato il progetto di gasdotto Midcat che con solo 60 km di tubo avrebbe portato gas dalla Spagna in Francia e da lì in Germania. Inoltre, Macron ha annunciato una richiesta di prestiti europei e ha auspicato che la Germania non si isoli pensando di fare da sé, tanto da incontrare brevemente il cancelliere tedesco Olaf Scholz a latere della riunione. In serata è stato reso noto che si terrà un incontro tra i due a Parigi la settimana prossima, anche per appianare le recenti divergenze (ultima, il fresco abbandono del progetto Midcat su cui la Germania contava).

Poco dopo nel foyer ha fatto la sua comparsa il primo ministro olandese Mark Rutte, chiarendo che il Consiglio avrebbe approvato solo il meccanismo di acquisti congiunti di gas, mentre del tetto al prezzo del gas si sarebbe discusso unicamente per dare indicazioni ulteriori alla Commissione. Ursula von der Leyen ha specificato che sul tavolo ci sono due diversi tetti al prezzo del gas: il primo è quello sui prezzi al TTF, il secondo è quello che richiama il modello spagnolo per la separazione dei prezzi elettrici da quelli del gas. Olaf Scholz ha portato a Bruxelles la posizione del suo governo, illustrata al Bundestag prima del vertice europeo: con grande nettezza, no a ipotesi di tetti al prezzo e no a ipotesi di debito comune per finanziare gli aiuti all’economia. Nel frattempo si era diffusa l’indiscrezione secondo cui l’utility tedesca Uniper, che già aveva goduto di finanziamenti statali per quasi trenta miliardi di euro, necessiterebbe di altri quaranta miliardi per non finire gambe all’aria. Ciò spiegherebbe l’evidente irritazione di Scholz nel rispondere ai giornalisti, ai quali ha perfino ricordato che la Germania da sola contribuisce per un quarto al bilancio dell’intera Unione europea, informazione ben nota. Si è fatto sentire anche Viktor Orban, che riferendosi al tetto al prezzo del gas in un tweet ha scritto che “il suicidio economico non aiuterà l’Ucraina”.

La proposta di regolamento elaborata dalla Commissione, su cui si è discusso, prevede un meccanismo dinamico di correzione del mercato, da applicare al prezzo del gas che si genera al TTF, il mercato olandese. Il regolamento contiene però soltanto una serie di stringenti condizioni e nessuna descrizione di come dovrebbe essere fatto questo dispositivo, che resta un oggetto misterioso. Gli schieramenti fino a qualche giorno fa vedevano 15 paesi allineati per il sì al tetto, contro Germania, Olanda, Austria che rimangono contrarie, e altri paesi dubbiosi. La Germania teme che l’introduzione di un prezzo massimo scoraggi i fornitori dal servire l’Europa, preferendo altre mete più redditizie. Per quanto riguarda la separazione del prezzo elettrico da quello del gas, tratta di un espediente (vedi la Verità del 1 ottobre 2022) con il quale si punta ad abbassare il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica facendo in modo che questo risponda più da vicino alle effettive caratteristiche del parco impianti produttivi di ciascun paese.

Alcune agenzie accreditavano l’ipotesi di un intervento “duro” di Mario Draghi durante l’incontro, che avrebbe chiesto la rapida introduzione del price cap e uno strumento di solidarietà sul modello SURE: “Non è una questione di solidarietà ma di salvaguardia del mercato interno”, avrebbe detto. Un altro lancio di agenzia attribuisce al Presidente del Consiglio la frase “I consumi nell’Ue caleranno per la recessione in arrivo, vedrete”, decisa e curiosa negazione di quanto da lui stesso affermato solo un mese fa in conferenza stampa sul futuro economico dell’Italia.

In serata si è appreso che tutti i paesi hanno approvato il documento di conclusioni finali, con solo Germania e Italia che vorrebbero aggiungere due postille. La Germania vorrebbe vedere aggiunto l’impegno dell’Ue allo sviluppo di nuovi giacimenti di gas all’estero, come parte degli impegni sul clima secondo l’accordo di Parigi (sic). L’Italia preme per inserire la possibilità di una nuova emissione di debito Ue.

La situazione è in stallo, dunque, e anche se probabilmente si celebrerà l’unica cosa su cui si troverà un accordo, ovvero la procedura di acquisti congiunti di gas che tanto serve alla Germania, ancora una volta vale la vecchia massima secondo cui “stare nell’Unione europea è semplice: 27 capi di stato si siedono attorno a un tavolo, fanno lunghe trattative e alla fine la Germania dice no”.

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