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Green Pass Confindustria

Tutti i consigli di Snam e Terna al governo M5S-Lega

Che cosa c'è scritto nel rapporto di Confindustria Energia, realizzato con Snam e Terna, sulle infrastrutture energetiche

Un programma da 96 miliardi di euro di investimenti da qui al 2030 per la transizione energetica. Interventi che produrranno un valore aggiunto complessivo di 305 miliardi euro.

CHE COSA SI ATTENDONO CONFINDUSTRIA ENERGIA CON SNAM E TERNA DAL GOVERNO

Questo in sintesi lo studio presentato da Confindustria Energia nel corso dei lavori della Conferenza “Infrastrutture energetiche, ambiente e territorio”, che si è svolta ieri presso l’Auditorium di Via Veneto a Roma. Oltre alle associazioni di Confindustria Energia, lo studio è stato realizzato con il contributo delle aziende Snam e Terna.

QUI IL REPORT DI CONFINDUSTRIA ENERGIA

RICADUTE OCCUPAZIONALI IMPORTANTI DA INVESTIMENTI

Gli investimenti presi in esame dallo studio Infrastrutture energetiche, ambiente e territorio di Confindustria Energia, sia quelli per le fonti tradizionali che quelli per le rinnovabili, ammontano complessivamente a 96 miliardi di euro tra il 2018 e il 2030 e hanno potenzialmente un impatto positivo stimato sul mercato del lavoro pari a 140.000 unità lavorative annue.

TUTTI I DETTAGLI SULLO STUDIO

La presentazione dei risultati dello studio a cura di Roberto Potì, Coordinatore del progetto e Vice Presidente di Confindustria Energia, e di Giorgio Biscardini, Partner PwC Strategy& (che ha fornito il supporto metodologico), ha evidenziato le significative ricadute economiche, sociali e ambientali derivanti dagli investimenti presi in esame e il ruolo strategico che il nostro Paese può giocare in Europa e nel Mediterraneo nella realizzazione di un modello energetico di riferimento, grazie anche alla sua posizione baricentrica.

QUI IL REPORT DI CONFINDUSTRIA ENERGIA

GAS FONDAMENTALE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

“Il nuovo mix energetico risultate al 2030 sarà caratterizzato da una rilevante componente delle fonti
rinnovabili e dalla loro necessaria complementarietà con quelle tradizionali, in modo che venga garantita la sicurezza e la stabilità del sistema energetico nazionale e la sua competitività rispetto agli altri paesi europei – si legge nello studio -. Lo sviluppo delle rinnovabili elettriche riguarderà principalmente la realizzazione di impianti solari fotovoltaici ed eolici (compreso il repowering). La loro non programmabilità e il phase out del carbone richiederanno anche nuova capacità di generazione elettrica alimentata a gas, nonché una maggiore integrazione tra il sistema elettrico e quello del gas”.

IL RUOLO DI BIOMETANO, IDROGENO E IDROCARBURI

Tra le fonti utilizzate, il rapporto cita il biometano che “darà un significativo supporto al raggiungimento degli obiettivi per le rinnovabili nel settore dei trasporti assicurando al gas un ruolo attivo nella transizione energetica” con l’idrogeno che “aiuterà lo sviluppo dei gas a zero emissioni” e gli idrocarburi il cui utilizzo delle riserve “nel canale di Sicilia, nell’Adriatico settentrionale e in Basilicata contribuirà a soddisfare la domanda nazionale, riducendo la quota di importazione di gas e petrolio con un positivo impatto sulla bilancia commerciale e sulla sicurezza degli approvvigionamenti”. Infine, “gli investimenti previsti per le reti di trasmissione elettrica e di trasporto gas, per gli accumuli elettrici, per lo stoccaggio gas e per i depositi GNL e GPL sono funzionali alla sicurezza e alla resilienza del sistema energetico nazionale, alla gestione dello sviluppo delle fonti rinnovabili interrompibili e alla decarbonizzazione”, evidenzia lo studio.

QUI IL REPORT DI CONFINDUSTRIA ENERGIA

IL GUADAGNO IN TERMINI DI PIL

Secondo lo studio di Confindustria il programma di investimenti “avrà una significativa ricaduta sul tessuto produttivo nazionale e un impatto addizionale sul Pil progressivamente crescente dallo 0,3% nel 2018 allo 0,9% nel 2030 al netto della fiscalità indiretta, royalties e canoni concessori”. La ricaduta complessiva, in termini di valore aggiunto sull’economia nazionale, è di 305 miliardi di euro riferita all’intero ciclo di vita degli investimenti” e 142 miliardi durante il periodo 2018-2030. “L’onere degli investimenti sarà sostenuto da operatori di mercato (regolato e non) senza comportare alcun effetto sul debito pubblico nazionale”.

RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DI 72 MTON/ANNO AL 2030

Non solo benefici per l’economia ma anche per l’ambiente. Il mix energetico reso possibile dalle infrastrutture primarie che verranno realizzate da qui al 2030 “conseguirà una riduzione di emissioni GHG di 72 Mton/anno al 2030 rispetto al livello del 2016”. Saranno ridotte, inoltre, anche le emissioni “con impatto prevalentemente locale quali SOx e NOx e polveri”, scrive Confindustria Energia.

UN SISTEMA MEDITERRANEO DELL’ENERGIA PIÙ SICURO E STABILE

Sul fronte della sicurezza, osserva il rapporto “un sistema energetico delle dimensioni di quello italiano, innovativo e resiliente, situato nel centro del Mediterraneo potrà costituire il riferimento per le strategie energetiche dei paesi del Sud Est Europa e del Nord Africa interconnessi direttamente ed indirettamente con l’Italia. L’accesso a nuove riserve di idrocarburi, la loro trasformazione in prodotti finiti e l’impiego delle fonti rinnovabili nei paesi della sponda Sud – Sud-est permetterà di sviluppare un sistema mediterraneo dell’energia più sicuro e stabile”.

MA SERVONO TEMPI CERTI PER LE AUTORIZZAZIONI

Naturalmente un fattore rilevante in questo piano è la loro realizzazione in un orizzonte temporale coerente con il mercato e con i tempi previsti dagli operatori per la sostenibilità economica degli investimenti e per gli obiettivi ambientali al 2030. “A questo proposito la durata dell’iter autorizzativo è in Italia superiore a quello della fase realizzativa degli impianti e a volte anche a quello delle dinamiche di mercato”.

QUI IL REPORT DI CONFINDUSTRIA ENERGIA

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