La Commissione europea ha detto che limiterà le esportazioni di rottami in alluminio per proteggere l’industria comunitaria, in difficoltà anche per via dei dazi imposti dagli Stati Uniti.
L’IMPATTO DEI DAZI DI TRUMP
Le tariffe al 50 per cento sull’alluminio volute dal presidente Donald Trump, infatti, stanno causando un duplice riorientamento del commercio dei rottami, che anziché restare in Europa vengono sempre più spediti all’estero – sia in America che in Asia -, lasciando le aziende del Vecchio continente sprovviste del materiale necessario ai loro processi produttivi.
Dato che i dazi americani sui rottami sono solo al 15 per cento, le fonderie di alluminio negli Stati Uniti hanno ridotto le vendite degli scarti e aumentato gli acquisti dall’Europa, in modo da poter incrementare la produzione del metallo.
Di conseguenza, la minore disponibilità di rottami americani sul mercato globale ha indotto gli acquirenti asiatici ad accrescere le importazioni dall’Unione europea: per i rivenditori europei si tratta di un commercio molto conveniente, visti gli alti prezzi del rottame in Asia.
LE PAROLE DEL COMMISSARIO SEFCOVIC
Il commissario per il Commercio Maros Sefcovic ha detto che la Commissione europea non intende fermare completamente le esportazioni di rottami in alluminio. “Piuttosto”, ha spiegato, “vogliamo preparare una misura bilanciata che permetterà alle aziende che utilizzano l’alluminio di avere accesso a prezzo competitivi a quantità adeguate di questo materiale di importanza strategica, al fine di proseguire il loro percorso verso la decarbonizzazione, in piena sintonia con la logica dell’economia circolare”.
COSA C’ENTRA LA DECARBONIZZAZIONE
I rottami sono fondamentali per la decarbonizzazione del settore dell’alluminio, dato che il metallo prodotto a partire dagli scarti richiede il 95 per cento di energia in meno rispetto a quello “primario” ricavato dall’allumina, un composto estratto dalle rocce di bauxite.
L’alluminio, inoltre, è un metallo critico per la transizione ecologica perché è presente nei dispositivi per l’energia rinnovabile e perché permette di contenere il peso dei veicoli (e conseguentemente di ridurne i consumi di carburante o di elettricità).
I TEMPI
Le restrizioni all’export dovrebbero entrare in vigore nella primavera del 2026 e – stando alla Commissione – saranno “bilanciate” rispetto agli interessi dell’industria dell’alluminio e dei rivenditori di rottami. I dettagli non sono noti, ma è probabile che verrà introdotta una tassa sulle esportazioni oppure degli obiettivi di contenuto riciclato minimo per l’alluminio.
LE POSIZIONI DEI PRODUTTORI DI ALLUMINIO E DEI RIVENDITORI DI ROTTAMI
I produttori europei di alluminio si lamentano per le esportazioni di rottami: hanno investito molto nel riciclo ma non possono operare a piena capacità a causa del deficit di rottami, che ammonta a circa due milioni di tonnellate all’anno. Le fonderie europee, peraltro, già faticano a reggere la concorrenza con quelle statunitensi e cinesi perché queste ultime hanno costi di produzione più bassi, legati principalmente ai prezzi dell’energia inferiori.
Secondo European Aluminium, un’associazione di categoria, il 15 per cento della capacità di riciclo dell’alluminio nell’Unione europea è ferma per via della carenza di rottami. Il direttore generale Paul Voss ha dichiarato che “il futuro dell’Europa dipenderà in larga misura dalla sua capacità di garantire l’accesso alle materie prime necessarie alla nostra economia e alla nostra società”.
D’altra parte, i rivenditori europei di rottami sono contrari alle restrizioni perché danneggerebbero un commercio per loro molto proficuo. Nel 2024 le esportazioni di scarti di alluminio, rivolte principalmente in Asia, hanno raggiunto il volume record di 1,26 milioni di tonnellate, il 50 per cento in più rispetto al 2019.
LA SALVAGUARDIA PER LE FERROLEGHE
Oltre ad annunciare un intervento sui rottami in alluminio, la Commissione europea ha deciso anche di imporre delle misure di salvaguardia per l’industria comunitaria delle ferroleghe, svantaggiata dai bassi prezzi della concorrenza internazionale. Le ferroleghe vengono utilizzate nella produzione dell’acciaio e contribuiscono a migliorarne la forza, la durezza e la resistenza alla corrosione.
Le misure europee resteranno in vigore per tre anni e prevedono l’imposizione, a ogni paese esportatore di ferroleghe, di una quota massima di vendita; i volumi in eccesso, il cui prezzo supera una certa soglia prestabilita, saranno soggetti a dazi doganali.



