L’adozione di tecnologie che consentano la riduzione delle emissioni di gas serra e della dipendenza da combustibili fossili è uno dei requisiti per raggiungere gli obiettivi di contenimento del cambiamento climatico fissati nell’Accordo di Parigi del 2015. Questa esigenza sta incidendo in misura crescente sul commercio internazionale di beni e sulle bilance commerciali.
In base a nostre analisi, nel 2023 le esportazioni mondiali dei 124 beni low-carbon technology (LCT) – ossia associati, secondo una classificazione del Fondo monetario internazionale, a una più bassa impronta carbonica e che avranno un ruolo fondamentale nella transizione verso un’economia più sostenibile – sono state di circa 1.360 miliardi di dollari (figura A, pannello a). La loro quota sulle esportazioni complessive di beni, di poco inferiore al 5 per cento nel 2017, ha raggiunto il 6,5 per cento, grazie alla forte crescita nei comparti della mobilità sostenibile (in cui sono inclusi i veicoli elettrici e ibridi) e delle batterie.
Il saldo commerciale nei prodotti LCT fornisce un’indicazione sintetica della posizione competitiva di un paese in questo mercato. In valore assoluto, la Cina è lo Stato con il maggiore surplus, pari a 193 miliardi di dollari nel 2023 (figura A, pannello b); l’avanzo è quadruplicato nell’ultimo triennio ed è costituito per circa due terzi da esportazioni nette di batterie e di prodotti legati alle energie rinnovabili.
Anche Germania e Giappone registrano un saldo in attivo, grazie principalmente alle esportazioni nette di prodotti per la mobilità sostenibile. Gli Stati Uniti sono invece il paese con il deficit più ampio (-96 miliardi di dollari), anche se la politica industriale di stimolo degli investimenti in tecnologie per la transizione verde, avviata in particolare con l’Inflation Reduction Act del 2022, e la recente decisione di inasprire i dazi sulle importazioni dalla Cina di alcuni prodotti LCT, potrebbero in prospettiva avere un impatto sul loro disavanzo.
Il saldo commerciale dell’Italia si è gradualmente deteriorato negli ultimi anni, portandosi in lieve deficit nel 2023 (-3 miliardi di euro). Ai saldi strutturalmente positivi per i beni connessi con la riduzione dell’impatto ambientale, con le energie rinnovabili e con la gestione dei rifiuti si è contrapposto il crescente disavanzo nei comparti delle batterie e soprattutto della mobilità sostenibile (figura B, pannello a).
Nel 2023 le esportazioni italiane sono state pari a 35 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 6 per cento del totale delle vendite italiane all’estero (5 per cento nel 2017).
I comparti più significativi sono quelli dei prodotti legati alle energie rinnovabili (in special modo turbine, generatori e motori elettrici), alla riduzione dell’impatto ambientale e al miglioramento dell’efficienza energetica (impianti di purificazione, pompe di calore a uso industriale e impianti di refrigerazione; figura B, pannello b). Sono invece minori le esportazioni di batterie e di prodotti collegati alla mobilità sostenibile. La quota italiana sul commercio mondiale di beni LCT è stata pari, in valore, al 2,7 per cento, una quota pressoché in linea con quella per il totale dei beni.
Utilizzando i dati dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli sul commercio estero disaggregati per azienda e prodotto è possibile descrivere la struttura delle esportazioni LCT dell’Italia. Nel 2021 i due terzi delle esportazioni erano realizzati da circa 5.400 imprese (il 6 per cento delle aziende esportatrici), per le quali tali prodotti rappresentavano almeno la metà delle vendite estere. Circa un quarto del totale delle imprese esportatrici italiane aveva venduto all’estero almeno un prodotto LCT. Nelle produzioni di maggiore peso era elevato il numero di aziende esportatrici e bassa la concentrazione del mercato; in quelle meno rilevanti erano invece attivi pochi esportatori e le vendite erano notevolmente concentrate.