Potrebbero essere 4 i centri di ricerca per la fusione nucleare che l’Eni ha in cantiere. Il tutto grazie alla collaborazione con il Mit di Boston e, in Italia, con l’Enea e il Cnr. Ma non solo. Ecco tutti i dettagli.
Avanti tutta anche verso le rinnovabili e la fusione nucleare per il Cane a sei zampe, dunque. “Fusione magnetica”, la chiamano i tecnici.
Dopo l’accordo sottoscritto tra Eni e Mit, il gruppo capitanato dall’ad, Claudio Descalzi, sta infatti mandando in porto il progetto che prevede la realizzazione di centri di ricerca: in Italia e uno negli Stati Uniti.
A marzo l’Eni ha sottoscritto un accordo col Mit che consentirà alla società di svolgere “congiuntamente programmi di ricerca sulla fisica del plasma, sulle tecnologie dei reattori a fusione, e sulle tecnologie degli elettromagneti di nuova generazione”.
All’opera ci saranno il gruppo italiano e la società Commonwealth Fusion Systems (CFS), nata come spin-out del Massachusetts Institute of Technology e che è partecipata da Eni. Obiettivo? Sviluppare il primo impianto che produrrà energia grazie alla fusione.
Un centro di ricerca avrà sede a Boston. Eni e Mit hanno annunciato un investimento iniziale di 50 milioni di dollari per far diventare un prototipo di reattore a fusione realtà entro 15 anni.
Gli altri due centri di ricerca per la fusione nucleare avranno sede in Italia. Uno a Gela e uno a Venezia-Marghera, secondo le indiscrezioni di Start Magazine. Un ruolo nella ricerca nel settore sarà appannaggio anche del centro Eni a Novara che si occupa tra l’altro di rinnovabili.
Il centro di Gela sarà il frutto anche di un’intesa tra Eni e Cnr che hanno siglato a maggio una “partnership per l’avvio di attività di ricerca congiunte nell’ambito di aree tecnologiche e scientifiche strategiche per Eni e di potenziale grande impatto per il Paese come l’economia circolare, le energie alternative e la tutela ambientale”.
A Gela il centro ricerche si occuperà della fusione magnetica, il cosiddetto “nucleare pulito” che potrebbe fornire grandi quantità di energia a emissioni zero.
A Porto Marghera ci sono pour parler a livello locale per definire una collaborazione Comune-università-Eni. Il Comune già aveva candidato la città come sede Enea per la fusione nucleare ma poi il bando è stato vinto da Frascati. Ora i contatti sono con l’Eni, trapela da ambienti veneziani.
A Venezia si pensa in particolare ad aree che rientrano nell’accordo di scambio di terreni tra il Comune e l’Eni: saranno ceduti diversi lotti, come quelli dentro la zona del Petrolchimico.