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Come l’Italia prepara G20 e Cop26

Due eventi clou nel 2021, che richiedono visione e strategia. Il corsivo di Nunzio Ingiusto

Il percorso è iniziato e senza sbavature l’Italia può farcela. Se i temi della salute saranno effettivamente connessi ad una vera transizione energetica, il governo (Conte o no premier, si vedrà) potrà ritenersi soddisfatto. La presidenza italiana del G20 è partita il 1° dicembre. Lungo il cammino incrocerà anche la Cop26 sui cambiamenti climatici. Insieme al Regno Unito l’Italia deve organizzare, infatti, il prossimo summit sul clima. È il Paese all’altezza di due appuntamenti così importanti?

Per l’ambasciatore Pietro Benassi, incaricato dal presidente Conte di seguire i due eventi clou del 2021, il successo italiano è legato a tre pilastri: People, Planet, Prosperity. Un intreccio di politiche e strategie globali che ,a nostro avviso, richiedono capacità, ma soprattutto visione. “Il 2021 sarà un anno cerniera, in cui la comunità internazionale sarà chiamata a mostrare coraggio e ambizione per vincere le sfide imposte dall’attuale situazione di crisi: dalla pandemia ai cambiamenti climatici, dal sostegno all’innovazione, al commercio internazionale” ha scritto Benassi.

Una strada suggestiva quanto complessa dove l’Italia dovrà dimostrare al mondo industrializzato di sapere guardare alto, di avere un’idea di futuro a partire dal proprio interno. Il binomio clima-energia, per esempio, potrà divenire il punto di caduta politico ed industriale di maggiore interesse. Non solo perché nel 2021 saranno disponibili i soldi del Recovery Fund con una quota destinata alla transizione energetica, ma perché a quei vertici parteciperà anche il neo presidente Usa. Joe Biden si è speso molto per riportare l’America al rispetto degli accordi sul clima del 2015 ed intende recuperare i ritardi accumulati da Trump. Cercherà alleati e un po’ di perdono per le responsabilità pregresse. Ma è evidente che lunga e gli altri leader mondiali nei summit si aspettano indicazioni da parte del Paese organizzatore. Avere le idee chiare su come procedere spediti per meno Co2 al 2030, meno impatti sull’ambiente secondo gli obiettivi Onu, sarà determinante. Ma dovranno essere idee anche convincenti.

Il pilastro Planet indicato dall’ambasciatore Benassi, dunque, è assai qualificante. Attraverso di lui il governo dice di voler “rilanciare ambiziosi impegni per migliorare l’efficienza energetica, abbattere le emissioni, salvaguardare l’ambiente e la biodiversità”. La verità è che a fine 2020 non siamo messi affatto bene. Le fonti rinnovabili sono si e no un terzo dei consumi energetici nazionali. Gli investimenti pubblici in energia sono inferiori a quelli privati, anche se le due major Enel ed Eni sono controllate dallo Stato. L’ambiente è costantemente minacciato da ogni tipo di evento, la biodiversità regionale è più simile al costume di Arlecchino, le città sono coperte da biossido di carbonio. Siamo di fronte ad un impegno rilevante che vogliamo rendere anche entusiasmante, spiega l’ambasciatore. Si sa che l’entusiasmo lo generano i comportamenti. In questo caso quelli politici diventano didattici. Per questo forse non c’è cosa migliore che cominciare a mettere a posto la lunga lista di cose che ci angosciano in casa, prima di presentarsi al mondo intero.

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