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Petrolio

Come cambierà il mercato energetico Usa dopo la pandemia. Report Cer

Numeri, operazioni in corso dei colossi energetici Usa e scenari tratti dall'ultimo report "Geopolitica dell'energia" del Cer curato da Demostenes Floros

 

Il settore petrolifero statunitense è in crisi, complice la pandemia di Covid-19 che sta “mettendo sotto pressione” la domanda. La conseguenza? Un processo di ristrutturazione delle aziende produttrici che porterà alla perdita di posti di lavoro e difficoltà nel settore del fracking. È l’analisi contenuta nell’ultimo numero di “Geopolitica dell’energia” del Cer curato da Demostenes Floros.

IL PROCESSO DI CENTRALIZZAZIONE DEI CAPITALI

Si parte dal processo di ‘centralizzazione dei capitali’ come esito della lotta per la conquista dei mercati: “Questo conflitto determina sempre di più una concentrazione del capitale in poche mani” e, a tal riguardo, “nel settore energy degli Stati Uniti, sono in atto una serie di liquidazioni, fusioni, acquisizioni dei capitali nazionali ad opera di altri capitali nazionali, ma non stranieri, al momento, in conseguenza della forte diminuzione della domanda mondiale di greggio e del crollo del prezzo del barile”.

LE CAUSE DI NATURA POLITICA

A queste cause economiche, se ne aggiungono altre di natura politica. Su tutte, “la sconfitta del commissario alle Ferrovie texane, Ryan Sitton, il cui intento era di ridurre intenzionalmente la produzione petrolifera statunitense (in primis, quella texana), unendosi in maniera legalmente vincolante all’OPEC plus”.

“Quando la domanda tornerà a 90-95 milioni b/g, il paese con la maggior perdita di produzione di petrolio saranno gli Stati Uniti”, ha detto il commissario a Bloomberg, il 4 maggio scorso.

LE OPERAZIONI DI CONCENTRAZIONE DEL CAPITALE NEGLI USA

Lo studio del Cer riporta molti esempi di processi di centralizzazione del capitale nel settore energetico degli Stati Uniti avvenuti dall’inizio della pandemia ricordando come “nel solo fracking, operano quasi 9.000 società”. Tra questi si segnalano l’acquisto di Noble Energy da parte di Chevron per 5 miliardi di dollari, la cessione di OneStim, la Hydraulic Fracturing Divisio di Schlumberger, a Liberty Oilfield Services, l’acquisto di Wpx Energy da parte di Devon Energy per 12 miliardi di dollari, l’operazione che ha portato Concho Resources per 9,7 miliardi di dollari in pancia a ConocoPhillips e l’acquisizione della rivale Parsley Energy da parte di Pioneer Natural Resources per 4,5 miliardi di dollari.

IL FUTURO DELL’EGEMONIA ENERGETICA USA E LA PERDITA DI POSTI DI LAVORO

“Il consolidamento in atto nel mercato porterà con sé l’ulteriore perdita di migliaia di posti di lavoro – si legge nell’ultimo numero di ‘Geopolitica dell’energia’ del Cer curato da Demostenes Floros -. Anche se l’industria dell’energia degli Stati Uniti pare si sia lasciata alle spalle il momento peggiore della crisi, ben il 70% degli oltre 100.000 posti di lavoro sin qui venuti meno nelle industrie petrolifere, del gas e chimiche statunitensi potrebbe non tornare entro la fine del 2021, ha affermato Deloitte in un report pubblicato a settembre”.

In questa situazione “nell’immediato futuro, il processo di tendenziale centralizzazione dei capitali in atto potrebbe permettere alle major USA di abbassare i costi di produzione, nonché di superare una parte dei gravi limiti finanziari”. Ma al “contempo, è doveroso sottolineare che molto difficilmente verrà meno il limite principale del fracking che risiede nella produzione e cioè, l’alta velocità di esaurimento dei pozzi, tra il 50% e l’85% nel corso del primo anno, che a sua volta implica continue trivellazioni”.

LA PRODUZIONE USA COSTANTE NEL 2021

Dal punto di vista della produzione “l’output di greggio statunitense, dopo il precedente picco di 9.627.000 b/g raggiunto ad aprile 2015, è decresciuto fino al minimo di 8.428.000 b/g toccato il 1° luglio 201634. Dopodiché, esso ha ripreso ad aumentare fino al record di 13.100.000 b/g toccato il 13 marzo 2020, per poi calare a 10.900.000 b/g dal 13 novembre ad oggi (stime settimanali). L’Energy Information Administration stima che l’output USA rimarrà costante attorno agli 11.000.000 b/g per l’intero 2021”, ha concluso il report del Cer.

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