“La situazione si prospetta molto complessa e la sfida molto difficile. Ma il governo farà tutto il possibile per preservare gli investimenti produttivi e i livelli occupazionali raggiunti. Dall’incontro ho tratto la convinzione che si tratti di una questione puramente industriale”.
E’ quello che ha affermato oggi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un’intervista al quotidiano La Verità.
Il premier ha fatto sapere che riferirà a Mattarella l’esito dell’incontro con i vertici Mittal e “la determinazione del governo a fare tutto quanto è nelle sue competenze per salvaguardare un asset strategico nazionale”.
“Il governo – ha proseguito il primo ministro – è pronto a fare la sua parte. Ma da quanto rivelato dalla proprietà non è lo scudo penale la causa determinante della decisione di recedere dal contratto”.
Parlando delle diverse posizioni all’interno del governo, il premier ha precisato: “Sull’ex Ilva non mi pare ci sia grande diversità di posizioni. C’erano vari ministri alla riunione con la proprietà e non ho notato differenti sensibilità. Siamo stati convintamente orientati a preservare l’occupazione, la stabilità industriale e a perseguire un corretto piano ambientale”.
Ma quali sono le ipotesi al vaglio dell’esecutivo?
E’ ritenuto altamente probabile uno stanziamento per la Cassa integrazione guadagni, per una parte dei lavoratori dell’ex Ilva di Taranto.
Così come non si esclude il commissariamento: “Se Mittal rispetta il contratto è benvenuta, se dice che ci sono 5.000 lavoratori di troppo ne pagherà le conseguenze. Non accetteremo ricatti. Salveremo Ilva con un’amministrazione straordinaria seria, fatta da manager eccellenti”, ha detto oggi il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia (Pd), che con il governatore della Puglia, Michele Emiliano, è stato sempre critico sulla cordata capeggiata da Mittal.
Così come il premier ha evocato esplicitamente la possibilità di una nazionalizzazione.
Ma alla presidenza del Consiglio, secondo convergenti rumor parlamentari e sindacali, si sta valutando anche un’altra ipotesi: l’intervento in forme tutte da studiare da parte di una società pubblica.
Da giorni circolano indiscrezioni sull’idea del governo di coinvolgere la Cdp, controllata dal Tesoro e partecipata dalle fondazioni bancarie; ma il Foglio ieri ha scritto che non c’è alcun interessamento da parte della Cassa.
Oggi, secondo quanto risulta a Start, trapela la voce che a Palazzo Chigi si stia pensando a un coinvolgimento di Fincantieri, la società controllata con il 71% da Fintecna (gruppo Cdp).
Fonti parlamentari asseriscono che ci siano stati già pour parler tra ambienti della presidenza del Consiglio e i vertici della società presieduta da Giampiero Massolo e guidata dall’amministratore delegato, Giuseppe Bono.
(articolo in aggiornamento)