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Chi ha approvato e chi non ha approvato la nuova Legge climatica europea meno ideologica

Ecco le posizioni degli Stati sull'accordo per la nuova Legge climatica. Il ruolo di Italia e Francia. E la prospettiva del governo Meloni in Europa su questi temi. Estratto dal Mattinale Europeo

COME E’ LA NUOVA LEGGE CLIMATICA APPROVATA DAL CONSIGLIO UE

I negoziati sono durati quasi 20 ore. Alle nove del mattino di ieri la presidenza danese del Consiglio dell’Ue ha annunciato un accordo sulla Legge climatica che fissa al 90 per cento la riduzione delle emissioni entro il 2040. Anzi: 85 per cento, come è scritto nero su bianco nel testo. Il restante 5 per cento è legato all’acquisto di crediti internazionali di alta qualità. La proposta della Commissione è stata considerevolmente annacquata con una serie di concessioni per ottenere il voto positivo di Italia e Francia. E’ previsto un altro sconto, con la possibilità di ridurre gli obblighi nazionali di un altro 5 per cento attraverso l’acquisto di crediti nazionali. “Alla fine non abbiamo concordato il 90 per cento”, si è felicitato il segretario di stato polacco, Krzysztof Bolesta: “Il testo dice 85 per cento internamente. Il livello di ambizione è più basso rispetto a dove eravamo partiti in estate”. La Polonia ha votato contro, malgrado il rinvio di un anno dell’introduzione del sistema ETS. L’Italia, invece, ha votato a favore dopo aver ottenuto una concessione sul riconoscimento dei biocarburanti nella revisione delle norme sui veicoli a zero emissioni nel 2035.

COME GLI STATI HANNO VOTATO L’ACCORDO

21 paesi che rappresentano l’81,1 per cento della popolazione hanno votato a favore della Legge climatica, assicurando la sua adozione a maggioranza qualificata nel Consiglio Ambiente di ieri. Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia hanno votato contro. Per un giorno il gruppo di Visegrad è tornato in vita. La Bulgaria e il Belgio si sono astenuti. La sorpresa è l’Italia, che non era più decisiva per la maggioranza qualificata dopo che la Francia ha accettato il testo della presidenza danese.

CHE COSA HA OTTENUTO L’ITALIA

Il governo di Giorgia Meloni è composto da partiti scettici o negazionisti del cambiamento climatico, che hanno denunciato la politica dell’Ue come “ideologica” e “folle”. L’Italia ha ottenuto diverse concessioni e, contrariamente alla Polonia, ha deciso di sostenere il compromesso finale, confermando il pragmatismo di Meloni. Ma per la premier italiana ora sarà più difficile attaccare le politiche climatiche, dopo che ha accettato un obiettivo giuridicamente vincolante, che porterà con sé altri provvedimenti necessari a ridurre drasticamente le attuali emissioni. Che sia il 90, l’85 o l’80 per cento, sarà economicamente complicato e politicamente doloroso. E Meloni lo ha approvato.

La presidenza danese ha ricevuto molti elogi per come ha condotto i negoziati sulla Legge climatica. La Commissione ha presentato la proposta con oltre un anno di ritardo, complicando le trattative e costringendo la Danimarca a una maratona negoziale. Gli obiettivi per il 2040 della Legge climatica erano stati presentati come urgenti anche per la necessità di fissare l’NDC (il contributo determinato a livello nazionale) che l’Ue deve presentare questa settimana alla Cop30 in Brasile. L’esercizio si è rivelato inutile. Contrariamente agli auspici della presidenza danese, l’NDC non è una cifra unica sulla percentuale di emissioni da ridurre per il 2035, bensì la stessa forchetta tra il 66,25 e il 70,5 per cento che era stata concordata a settembre. Il commissario al Clima, Wopke Hoekstra, si è detto sicuro che l’Ue farà molto meglio “del numero più basso della forchetta”. Per memoria: la soglia più bassa porterebbe a un taglio delle emissioni dell’80 per cento nel 2040.

(Estratto dal Mattinale Europeo)

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