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Fossili

Che cosa succederà ai prezzi del petrolio con le mosse di Iran, Venezuela e Russia

Che cosa succederà ai prezzi del petrolio? Quali conseguenze avranno le mosse di Venezuela e Iran? E cosa faranno i Paesi Opec? E la situazione in Libia quali scenari indica? Sono alcune delle domande che in questi giorni si stanno ponendo addetti ai lavori, analisti e operatori del settore. Ecco tutte le ultime novità su…

Che cosa succederà ai prezzi del petrolio? Quali conseguenze avranno le mosse di Venezuela e Iran? E cosa faranno i Paesi Opec? E la situazione in Libia quali scenari indica?

Sono alcune delle domande che in questi giorni si stanno ponendo addetti ai lavori, analisti e operatori del settore.

Ecco tutte le ultime novità su petrolio e dintorni.

COSA DICE L’AIE SU VENEZUELA E IRAN

L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha segnalato in un rapporto che continuerà il calo della produzione di petrolio in Venezuela e in Iran nei prossimi mesi. Lo riportano media locali.

LE STIME DELL’AGENZIA

L’agenzia stima che entro la fine del 2019 la produzione di entrambi i Paesi potrebbe essere inferiore a 1,5 milioni di barili al giorno. L’Iea ha precisato, nel suo rapporto mensile sul mercato petrolifero, che si tratta di uno scenario e non di una previsione.

DOSSIER IRAN

Nel caso dell’Iran, oggetto di nuove sanzioni statunitensi, la perdita in termini di esportazioni sarebbe simile a quella provocata dalle precedenti misure contro il Paese.

CASO VENEZUELA

In Venezuela, immerso in una grave crisi politica, “riteniamo che non ci sara’ alcuna pausa nel crollo della produzione, che ha tolto dal mercato 1 milione di barili al giorno negli ultimi due anni”, afferma l’Iea.

IL REPORT

“Per compensare queste perdite, i Paesi del Medio Oriente appartenenti all’Opec potrebbero aumentare rapidamente la loro produzione di 1,1 milioni di barili giornalieri, e la produzione russa potrebbe aumentare” più del previsto, ha sottolineato l’agenzia.

LO SCENARIO

In ogni caso, l’Agenzia internazionale dell’energia ritiene che, anche se il deficit di Iran e Venezuela dovesse essere compensato, “il mercato rimarra’ sbilanciato il prossimo anno, e sarà vulnerabile agli aumenti dei prezzi in caso di nuovi shock”.

LE STIME

“La repentina crescita del barile ha iniziato a sollevare qualche dubbio sulla forza della crescita della domanda”, è la premessa che ha spinto l’agenzia a limare leggermente le previsioni per i consumi 2018, il cui avanzamento rimane comunque sugli 1,4 milioni di barili al giorno. Ad ogni modo, però, l’Aie è convinta che i prezzi non dovrebbero continuare a salire al ritmo registrato a metà 2017 e la richiesta di greggio potrebbe anche ricevere supporto dalle misure in esame in alcuni paesi (come Argentina, Brasile, Indonesia, Russia e Turchia), nonché dalla spinta generata dal settore petroLchimico, con il risultato di una crescita della domanda petrolifera globale per il 2019 di 1,4 milioni di barili al giorno.

COSA FARA’ L’OPEC

I Paesi dell’Opec e i suoi partner, che si incontreranno il prossimo 22 giugno, dovrebbero valutare di aumentare la produzione di petrolio di 300.000 barili al giorno. Lo ha detto il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak.

LE PAROLE DEL MINISTRO RUSSO

Per il ministro è “necessario bilanciare il mercato ed evitare le eccedenze” e i Paesi produttori potrebbero “considerare” di abbassare l’attuale obiettivo di riduzione dell’offerta da 1,8 milioni di barili al giorno a 1,5 milioni di barili, che corrisponde appunto a un aumento della produzione di 300.000 barili al giorno.

LO STATO DELL’ARTE

Dall’inizio del 2017, un accordo per limitare la produzione dell’Opec e dei suoi partner ha provocato il rialzo dei prezzi, ma molti operatori temono una scarsità di offerta a causa della flessione della produzione venezuelana e delle sanzioni statunitensi contro l’Iran. L’Arabia Saudita e la Russia vogliono entrambe aumentare i livelli produttivi e stanno discutendo l’entità dell’incremento.

CHE COSA SUCCEDE IN LIBIA

La National Oil Corporation (Noc) libica ha ritirato due giorni fa tutto il suo staff dalle installazioni petrolifere di Sidra e Ras Lanuf, nomi importanti della toponomastica petrolifera libica. I due terminal petroliferi, situati nell’est del Paese, sono stati attaccati dalle milizie di Ibrahim Jadran che quando era a capo delle cosiddette Petroleum Facilities Guards (Pfg) aveva controllato proprio questi siti. La compagnia teme che l’offensiva della coalizione di Jodran contro Haftar nella Mezzaluna petrolifera possa mettere a rischio l’incolumità dei dipendenti. Ibrahim Jodran, infatti, rispetto all’uomo forte della Cirenaica ha un vantaggio: è stato a capo della Guarda delle Strutture Petrolifere (PFG). Quindi, conosce molto bene quelle nella Mezzaluna petrolifera, nonché le aree circostanti, con le loro vulnerabilità e i punti di forza.

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