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Gas Russo

Che cosa succede ai prezzi del gas?

La lettera di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi e la risposta di Gianfranco Polillo

 

Abbiamo letto con interesse: “Energia, tutte le frottole sulle cause dell’aumento dei prezzi” di Gianfranco Polillo. Polillo polemizza contro un nostro articolo, pubblicato sul sito di Nicola Porro e non su “Libero” come scrive Polillo. Come è noto, dopo il cambio di direzione al giornale non è stato più possibile per noi pubblicare su questo quotidiano (forse sono stati ripresi alcuni estratti sul sito on line del giornale, a nostra insaputa).

Come si può vedere cliccando sul link e leggendo l’articolo originale e nella sua forma integrale, noi parliamo dell’aumento di 15 volte del prezzo ALL’INGROSSO (per le aziende) del gas e poi dell’elettricità (prodotta in larga parte con gas). I prezzi all’ingrosso sono quelli che pagano le aziende e sono quelli che sono esplosi dall’estate scorsa. Le famiglie hanno contratti per gas ed elettricità che in buona parte, almeno per ora, le salvaguardano dall’andamento del mercato.

Polillo, che era sottosegretario all’Economia con Monti e ora è presidente di ENEL Stoccaggi, parla di “bislacche tesi che circolano” e controbatte scrivendo che le bollette domestiche sono aumentate, ma molto meno o poco. Il che è un’altra questione interessante da affrontare, ma sulla stampa economica specializzata, tipo Financial Times o Bloomberg, si parla invece del prezzo all’ingrosso, quello che pagano le aziende e noi nel nostro post ci riferivamo molto chiaramente a quello.

L’opinione che alcune società che rivendono il gas russo stiano facendo profitti eccezionali è molto comune sul mercato finanziario. Non è un’idea bizzarra, è confermata oggi dalla trimestrale di ENI che ha aumentato di 7 volte l’utile netto. Il grosso del business di ENI è il petrolio che è aumentato da circa 70-80 a circa 113$ stando alla trimestrale. La produzione è leggermente calata. Come ha fatto ad aumentare da 1 a 7 miliardi gli utili di soli tre mesi? Rivendendo il gas russo a 10 volte tanto alle aziende italiane. Questa è la nostra tesi, sperando che prima o poi qualcuno ci voglia dimostrare che su questo abbiamo torto.

Lo si legge anche su Bloomberg. L’esperto di energia di Bloomberg, ad esempio, Javier Blas, scriveva: “è interessante come ci siano delle utilities europee (che rivendono il gas da Gazprom) che approfittino della guerra..”

paolo becchi

e anche “ci sono delle utilities che stanno “facendo una strage” (making a killing”) nella situazione attuale “.

Il meccanismo del prezzo all’ingrosso dell’energia è tale per cui le utility europee segnano il prezzo orario di vendita dei loro MW ai consumatori dell’UE sulla base di un’asta marginale, in cui il prezzo per tutti è quello in pratica della quantità ultima scambiata per chiudere l’asta. È del tutto possibile che la centrale o società elettrica marginale nell’UE stia attualmente pagando livelli di prezzo simili a “TTF” per i loro MegaWatt marginali. Ma questo è il motivo per cui altri rivenditori di energia, che godono dei prezzi più bassi incorporati nei contratti che regolano gli attuali afflussi dalla Russia, potrebbero fare quello che Bloomberg indica come “making a killing”, cioè un mucchio di soldi. Ma l’espressione inglese include “kill” (uccidere) appunto perché avviene a spese di qualcuno.

Nel nostro articolo non abbiamo, per ragioni di spazio, indicato il meccanismo di asta marginale con cui si forma il prezzo all’ingrosso, ma in sostanza significa che alcuni pagano il prezzo massimo che si forma al mercato “TTF” di Rotterdam dove arriva il gas liquefatto dagli USA e altri invece pagano un prezzo più basso del gas che arriva per gasdotto Nordstream1 da Gazprom.

La situazione di domanda e offerta conta, ma ci sono anche le posizioni speculative con derivati che determinano le oscillazioni dei prezzi sul mercato Nymex in USA e anche da qualche anno su quello del “TTF” in Europa. Questi sono mercati dei derivati, futures e opzioni e swaps per cui le oscillazioni anche mese per mese sono dovute alla pura e semplice speculazione, a sua volta dovuta alla liquidità sui mercati. È ingenuo assumere che ogni volta che il prezzo fa un nuovo massimo o minimo del mese sia cambiata la situazione fondamentale di domanda e offerta. Ad esempio, il gas naturale in USA è prima esploso da 3,5 a 9,5$ perché l’export di gas liquefatto verso l’Europa è aumentato per la crisi Ucraina, ma poi è crollato a 5,5$ quindi di oltre il 40% per una riduzione di export pari a meno del 2% della produzione dovuta ad un problema ad un terminale. Questi movimenti di prezzo, così come quelli molto maggiori ora in Europa del gas sul mercato, riflettono soprattutto speculazione con derivati. Le quantità prodotte e consumate hanno variazioni minime e i prezzi esplodono del 300% in USA e del 1,500% in Europa! Su questo tema si può scrivere molto di più, stiamo solo facendo esempi, ma ignorare il ruolo enorme della speculazione con derivati sui mercati è un errore.

In Europa ora con il gas naturale e poi l’elettricità, c’è in più un meccanismo per cui si “indicizzano” le forniture di gas ad un mercato dei derivati su cui transita una quantità molto piccola del gas consumato. Come abbiamo spiegato, il motivo per cui il gas naturale ha movimenti ora di 5 o 10 volte quelli del petrolio è che il mercato del gas è quello del gas liquefatto che arriva per nave che in realtà è molto limitato e quindi più soggetto a speculazione, mentre quello del petrolio è in effetti un mercato vero e proprio.

L’opinione però che abbiamo espresso in forma divulgativa per il pubblico di un sito on line che ha una buona diffusione è condivisa, come abbiamo accennato sopra, anche dai commentatori di Bloomberg e da CEO di società che consumano molta energia, ad esempio nelle piastrelle o nel cemento o nell’ acciaio. E cioè che, quando il prezzo all’ingrosso aumenta di dieci volte e quello che fa pagare Gazprom invece aumenta ma molto meno, qualcosa non quadra. E se simultaneamente ENI aumenta di sette volte i profitti si dovrebbe parlare di speculazione, o è solo un’idea bislacca?

Egregio dottor Polillo, a Lei la risposta. La ringraziamo comunque dell’attenzione che ha voluto dedicarci.

Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

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LA REPLICA DI POLILLO ALLA LETTERA DI BECCHI E ZIBORDI

Mi dispiace per la svista, nel citare “Libero”, invece del sito di Nicola Porro. Spero che Paolo Becchi e Giovanni Zirboli non me ne vogliano.

Nel merito della questione sollevata: è ovvio che i prezzi per il consumo domestico del gas e quelli pagati dalle imprese siano diversi; ma la divergenza non può assumere la dimensione indicata nell’articolo in questione.

GAS BECCHI POLILLO

Trasmetto in allegato il grafico relativo al PUN (acronimo di Prezzo Unico Nazionale) che è il prezzo di riferimento all’ingrosso dell’energia elettrica, che viene acquistata sul mercato della Borsa Elettrica Italiana (IPEX – Italian Power Exchange).

E quello relativo al TTF (Title Transfer Facility), relativo al mercato virtuale per lo scambio del gas naturale con sede in Olanda: uno dei principali mercati di riferimento per lo scambio del gas in Europa.

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