Balzo in avanti consistente per i conti di ExxonMobil e Chevron, due delle più grandi compagnie petrolifere del mondo. L’ultima trimestrale 2018 pubblicata la scorsa settimana ha sorpreso un po’ tutti, compresi gli analisti, per gli aumenti registrati dalle due Big Oil.
UN MIRACOLO CHIAMATO SHALE
Le azioni di entrambe le società sono aumentate di circa il 3% grazie a incrementi a doppia cifra della produzione shale oil statunitense. Malgrado ExxonMobil e Chevron abbiano perso la prima fase del boom di petrolio non convenzionale in Texas e New Mexico, hanno investito miliardi di dollari per recuperare il tempo perduto, e ora si cominciano a vedere i frutti. In particolare grazie al fatto che possono scommettere su alcuni aspetti determinati dalle loro grandi dimensioni su cui le altre “piccole” aziende dello shale non possono contare (come la raffinazione).
IN FORTE AUMENTO LA PRODUZIONE DI PETROLIO E GAS SHALE
Insieme, le due società hanno pompato 677 mila barili di petrolio e gas al giorno nei giacimenti di shale, quasi un quinto della produzione totale di petrolio della regione, secondo i dati pubblicati venerdì e riassunti da Reuters. La Exxon ha ammesso che la sua produzione del Bacino Permiano nel quarto trimestre è stata pari a 300 mila barili di petrolio e gas al giorno, in crescita del 93% rispetto a un anno fa e del 12% rispetto al terzo trimestre. La produzione della Chevron è balzata a 377 mila barili al giorno, con un aumento dell’84% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
SI PROSPETTA UN FUTURO PRODUTTIVO PER IL PERMIANO
In nove dei precedenti 10 trimestri la produzione complessiva di petrolio e gas della Exxon era calata, mentre la sua produzione del quarto trimestre si è ridotta a poco più di 4 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno, dai 3,9 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Il Permiano, che ora produce 3,85 milioni di barili al giorno, dovrebbe generare 5,4 milioni di barili al giorno entro il 2023, con un risultato netto superiore a qualsiasi altro membro dell’Opec Arabia Saudita a parte, secondo la società di consulenza IHS Markit.
IL PAYOFF DEI CAMPI DI SHALE STA RISOLLEVANDO I PROFITTI E IL CASH FLOW DELLE AZIENDE
Il rapido payoff dei campi di shale sta risollevando i profitti e il flusso di cassa di entrambe le aziende. Chevron ha generato 9,2 miliardi di dollari di cash flow dalle operazioni nel quarto trimestre, rispetto agli 8 miliardi di dollari dell’anno precedente. Il suo budget di spesa per il 2019 si sta inoltre indirizzando verso progetti che possono fornire liquidità entro due anni. Exxon, oltre ai campi di shale, continua ad investire pesantemente in importanti progetti di raffinazione, chimici e offshore. Malgrado la tendenza al rialzo, le azioni della compagnia non sono state un gran successo per alcuni investitori: in dodici mesi sono calate del 13 per cento. Inoltre Exxon rimane l’unica compagnia petrolifera internazionale attualmente non attiva nel riacquisto di azioni, ha detto Simmons Energy in una nota.
COME SONO ANDATI I CONTI DI EXXON E CHEVRON LO SCORSO ANNO
Il profitto netto del quarto trimestre della Exxon è sceso a 6 miliardi di dollari, 1,41 dollari un’azione, dagli 8,38 miliardi di un anno fa, quando i risultati trassero giovamento sostanzialmente dall’effetto della riforma fiscale degli Stati Uniti. Escludendo l’impatto della riforma fiscale e delle svalutazioni degli asset, i profitti sono saliti a 6,4 miliardi di dollari dai 3,73 miliardi di dollari di un anno fa. Chevron ha riportato un utile trimestrale di 3,7 miliardi di dollari, o 1,95 dollari per azione, rispetto ai 3,11 miliardi di dollari, o 1,64 dollari per azione dell’anno precedente.
FUORI DAL GUADO
Insomma, malgrado la volatilità dei prezzi del greggio che da tre mesi sembrano procedere sulle montagne russe, le compagnie petrolifere paiono aver ritrovato la fiducia. Nonostante possano impiegare decenni per recuperare i costi, secondo Bloomberg, Chevron prevede che il 70% dei suoi progetti sarà redditizio entro tre anni. La Exxon sta invece aumentando la spesa per nuovi progetti a 30 miliardi di dollari quest’anno e prevede di espandere una raffineria texana (la produzione di petrolio è aumentata del 90% nello stato nell’ultimo trimestre). E con le Big Oil che cominciano a riaprire i rubinetti, gli investitori si stanno tuffando a capofitto contribuendo al rialzo delle azioni.
PIÙ PETROLIO, PIÙ POSTI DI LAVORO
Più in generale il paradigma si può riassumere così: più petrolio, più posti di lavoro. Nonostante la parziale chiusura del governo (il famoso shutdown), l’economia statunitense ha aggiunto più posti di lavoro di quanto previsto a gennaio. I datori di lavoro hanno assunto 304 mila lavoratori, il massimo in 11 mesi e quasi il doppio delle aspettative. Se le aziende stanno assumendo più lavoratori, ciò indica che potrebbero avere maggiore fiducia nell’economia e quindi produrre di più. Sarebbe quindi necessario più petrolio realizzare prodotti – come le scarpe da ginnastica e i pneumatici delle auto – i quali a loro volta vengono consegnati da camion e aerei che consumano gas. Il petrolio è un barometro per la salute economica e le cose sembrano andare piuttosto bene.