Anche se l’elettricità è stata ripristinata, non sono ancora note le cause del grande blackout che lunedì, verso le 12:30, ha interessato la Spagna e il Portogallo.
Ree, l’azienda spagnola che gestisce la rete elettrica nazionale, ha escluso le ipotesi di un attacco informatico, di un errore umano e anche di un evento meteorologico (uno sbalzo di temperatura, ad esempio) che possa aver danneggiato l’infrastruttura. Ha invece identificato due episodi di perdita di generazione nella Spagna sudoccidentale, forse dovuti a dei guasti a degli impianti solari, che hanno reso instabile il sistema di trasmissione dell’elettricità e portato al collasso dell’interconnessione con la Francia.
Il presidente del governo Pedro Sanchez ha spiegato che la Spagna ha subìto una perdita di 15 gigawatt di generazione elettrica – vale a dire il 60 per cento della domanda nazionale – in cinque secondi. Il danno economico dell’esteso blackout è stato stimato tra i 2,2 e i 4,5 miliardi di dollari.
CHI CONTROLLA REE
Ree, abbreviazione di Red Eléctrica de España, è posseduta al 20 per cento dal governo spagnolo attraverso la Sepi, l’azienda pubblica che gestisce le partecipazioni statali. BlackRock, società statunitense di gestione degli investimenti, ha il 3 per cento delle quote. Amancio Ortega, imprenditore spagnolo del settore dell’abbigliamento – suo è il gruppo Inditex, che possiede i marchi Zara e Bershka -, ha il 5 per cento.
La presidente di Ree è Beatriz Corredor, ex-ministra degli Alloggi dal 2008 al 2010.
C’ENTRANO LE RINNOVABILI CON IL BLACKOUT IN SPAGNA E PORTOGALLO?
Anche se, come detto, le cause del blackout non sono note, sono state comunque mosse parecchie critiche al mix di generazione elettrica spagnolo, che è composto per oltre il 40 per cento da eolico e solare, due fonti rinnovabili intermittenti (la cui produzione, cioè, è instabile perché basata sul meteo). Secondo queste ipotesi, un forte eccesso o difetto di produzione rinnovabile, non adeguatamente supportato dalle tecnologie di stoccaggio, avrebbe provocato uno sbilanciamento sulla rete e condotto al blackout.
COS’È L’INERZIA
È possibile invece che le rinnovabili, pur non essendo la causa originaria del blackout, ne abbiano amplificato la portata “abbassando” l’inerzia della rete e rendendola più instabile, cioè più vulnerabile a degli sbalzi di frequenza. La stabilità della frequenza della rete elettrica, a 50 hertz, è attualmente garantita dalle turbine presenti nelle centrali a gas e in quelle nucleari. Queste turbine, attraverso la loro rotazione continua e sincronizzata con la rete, permettono di limitare la fluttuazione del sistema: questo fenomeno si chiama inerzia.
Il “problema” delle rinnovabili è che i pannelli fotovoltaici non ruotano, mentre le turbine eoliche non lo fanno in sincronia con la rete.
COSA PENSANO GLI ESPERTI
“Quando avvengono oscillazioni nella frequenza è possibile che si verifichino eventi a cascata in quanto scattano meccanismi di protezione delle linee elettriche”, ha spiegato all’Ansa Alberto Berizzi, professore di Sistemi elettrici per l’energia al Politecnico di Milano. “La rete elettrica della Spagna ha una struttura particolare, con tanta produzione dall’eolico e dal fotovoltaico”, ha aggiunto: “entrambe queste fonti vanno bene per la decarbonizzazione, ma sono più delicate per la stabilità della rete. Per questo si sta lavorando per integrarle al massimo”.
Intervistato da La Stampa, Davide Tabarelli, fondatore di Nomisma Energia, ha detto che “la Spagna è da tempo sotto i riflettori proprio per la rivoluzione energetica in corso: sta puntando molto sulle energie rinnovabili, che sono per loro natura più instabili e difficili da gestire con le attuali infrastrutture” per le questioni dell’intermittenza e dell’inerzia.
“L’instabilità che deriva dalle rinnovabili è un fenomeno che tutta l’Europa studia ogni giorno”, prosegue l’economista. “Demonizzarla, però, sarebbe sbagliato oltre che inutile […]. Neutralizzare qualsiasi tipo di incidente è impossibile”.