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Bassa Sassonia

Quello che (per ora) non fa il governo tedesco per mitigare il caro energia

Sulle misure anti rincari dell'energia, il governo tedesco non ha ancora le idee chiare. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino.

 

La lentezza con cui il governo tedesco sta reagendo all’aumento dei costi energetici è legata alla complessa partita che su ogni tema improvviso, non contemplato nell’accordo di governo, si apre fra i tre partiti che compongono la coalizione. Nessuno di essi ha in questa fase di rodaggio voglia e interesse a forzare la mano, dando all’esterno un’immagine di slabbratura, ma questo rallenta il cammino e dilaziona le decisioni.

Così è sempre più facile ritrovare sui giornali critiche sul fatto che in altri paesi vengono discusse e adottate misure per alleviare il peso delle nuove bollette a cittadini e imprese, mentre la Germania fa poco e niente.

Almeno però si è cominciato a discutere, seppure più su sollecitazione delle regioni che dell’esecutivo centrale.

Il presidente della Baviera Markus Söder ha chiesto al governo federale un immediato intervento per l’aumento del Pendelpauschal, l’indennizzo sui chilometraggi per coloro che lavorano lontano da casa, in modo da ammortizzare le maggiori spese per carburante. Ma a seguire è necessario a suo avviso intervenire a monte, ritoccando l’iva sui carburanti per abbassare il loro prezzo alla pompa di benzina. Una richiesta fatta sua da Friedrich Merz per conto della Cdu nazionale. Söder ha poi annunciato la presentazione di un suo pacchetto urgente per calmierare i prezzi energetici, da portare al più presto al Bundesrat, la camera dei Länder, che conterrà un ribasso delle accise sull’elettricità: oltre ai cittadini e ai lavoratori, l’impennata del costo energetico impatta in maniera pesante sulle imprese, in particolare quelle medio-piccole, ossatura del consenso del partito bavarese.

Accanto alla Baviera (governata dalla Csu) si è mosso concretamente anche il Nord Reno-Vestfalia, che ha un governo liberal-conservatore guidato dalla Cdu. Sono appunto i Länder governati dall’opposizione nazionale a essersi mossi in questi giorni. Il nuovo presidente Hendrik Wüst (succeduto ad Armin Laschet dopo la sconfitta alla cancelleria) si è detto preoccupato per “la dimensione sociale” che i rincari stanno assumendo: “Una casa riscaldata non deve diventare un lusso”. Concretamente in che modo? Iniziando con l’eliminazione ai sussidi delle fonti rinnovabili (EEG) già prevista dal governo Semaforo per il prossimo anno e che invece va anticipata al più presto possibile. Anche questa proposta, assieme all’aumento dell’indennizzo dei pendolari, andrà a sostanziare il pacchetto di misure che il Nord Reno-Vestfalia vuol discutere al Bundesrat assiema alla Baviera. Segnali simili arrivano da Sassonia e Sassonia-Anhalt, anche queste regioni a guida cristiano-democratica.

Dal governo finora reazioni attendiste. Allo studio l’abolizione dei sussidi alle rinnovabili, ma al primo gennaio 2023. Il ministro dell’Economia verde Robert Habeck fa sapere che l’obiettivo è di garantire che l’agevolazione del taglio del sussidio finisca davvero nelle tasche dei consumatori. Al momento i funzionari del ministero stanno esaminando gli obblighi legali dei fornitori di energia.

L’attuale piano del governo è di abolire la sovrattassa EEG tramite la bolletta dell’elettricità il 1° gennaio 2023, per poi essere finanziata tramite il bilancio federale. ma le valutazioni si starebbero spingendo anche a un’eventuale ulteriore anticipo al 2022.

Prudenza anche dal ministro delle Finanze Christian Lindner, che quando era all’opposizione si dichiarava un giorno sì e l’altro pure a favore di riduzioni fiscali e oggi si mostra attento a salvaguardare l’armonia della maggioranza. “Se ci fosse un accordo su allentamenti fiscali non sarei certo io a essere contrario”, ha fatto sapere attraverso la stampa, dichiarandosi aperto sia a rimpolpare l’indennizzo ai pendolari che all’ipotesi di anticipare l’eliminazione ai sussidi delle rinnovabili. Su quest’ultimo punto, una lunga battaglia dei liberali, il ministro stima un risparmio per nucleo familiare medio di 150 euro all’anno, ma le resistenze dei verdi sono grandi.

Lo stesso Habeck, che è anche vice cancelliere, ha sostenuto che altre misure sarebbero comunque più efficaci, come ad esempio un bonus alle famiglie con figli: “Questi soldi aiuterebbero i meno abbienti a sostenere le maggiori spese, piuttosto che tagli forfettari di tasse di cui beneficerebbero anche i ricchi”. Così come ha respinto l’ipotesi di ridurre temporaneamente l’Iva sui carburanti: “Quando poi la si aumenterà di nuovo, il prezzo salirà e si correrà il rischio di far crescere anche l’inflazione”.

Tra i verdi lo stesso aumento dell’indennizzo ai pendolari provoca mal di pancia, perché tende a favorire chi si sposta in auto, con mezzi privati: “Spendere altri miliardi per incoraggiare la combustione del petrolio nei motori non può essere la strada da percorrere”, ha detto il portavoce del gruppo parlamentare Dieter Janecek.

Ma di fronte al fatto che molti altri paesi europei stanno intervenendo per far fronte ai costi energetici, non è detto che il governo tedesco riesca ancora per molto a mantenere le sue posizioni attendiste. A premere anche gli industriali, che chiedono misure tempestive. Bene la decisione di abolire i sussidi alle rinnovabili, ha detto il capo della Confindustria tedesca Siegfried Russwurm, ma questo da solo non basterà ad assicurare alle imprese costi dell’elettricità competitivi a livello globale.

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