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londra

British Petroleum saluterà il petrolio?

British Petroleum ha annunciato una riduzione dell’organico del 15%. Gli scenari sulle rinnovabili per il colosso britannico. L'articolo di Daniele Meloni

Diecimila esuberi, di cui 2mila nel Regno Unito. L’annuncio della BP – ex British Petroleum, una delle 4 big tra le compagnie petrolifere multinazionali – non deve sorprendere vista la crisi del settore legata alla pandemia del coronavirus. Durante la pandemia la public company britannica aveva messo in stand-by i licenziamenti ma lunedì è arrivata la doccia fredda: con una mail il ceo, Bernard Looney, ha annunciato una riduzione dell’organico del 15%.

Scrivendo al personale dell’azienda Looney ha affermato che l’iniziativa si è resa necessaria a causa della riduzione del prezzo del petrolio “ben al di sotto di una soglia accettabile perché si possa parlare di profitti”.

“Perdiamo milioni di dollari ogni giorno senza fare guadagni” ha aggiunto il capo dell’azienda. Il costo del petrolio a causa del lockdown in vigore in tantissimi paesi del mondo dove opera BP è sceso a meno di 20 dollari al barile durante la crisi, circa un terzo rispetto ai 66 dollari di inizio anno. Al momento il prezzo si è riportato a 42 dollari.

Nell’industria petrolifera il contraccolpo è stato molto pesante, con la possibilità che nel Regno Unito circa 30mila lavori possano essere messi a repentaglio a causa della crisi. BP impiega 15mila persone in Inghilterra e c’è il timore che gli uffici centrali della compagnia pagheranno il prezzo più grande degli esuberi che, invece, non dovrebbero toccare il retail staff. “Stiamo progettando la transizione verso una economia a basso utilizzo di carbone – ha scritto Looney, nominato CEO dallo scorso febbraio, quasi in contemporanea con la diffusione del coronavirus – “Ma l’arrivo della pandemia ha rovinato i nostri piani, con un costo in termini di vite e a livello umano che ha impattato anche la nostra compagnia”.

Deirdre Michie, CEO del branch Oil & Gas di BP ha aggiunto che “il pericolo è che lo UK perda le qualità di cui ha bisogno non solo per fare fronte al suo fabbisogno energetico, ma anche per raggiungere gli obiettivi legati al cambiamento climatico”.

Lo scorso mese di aprile BP aveva progettato di pagare dividendi a 0,11 dollari per azione ai suoi soci. Un impegno che la compagnia porterà a termine a fine giugno. Secondo David Elmes, professore esperto di energia della Warwick University “le perdite del gruppo sono sintomatiche della difficile situazione del settore a causa del Covid-19. Tutte le aziende stanno approntando programmi di riduzione dei costi e di transizione delle loro attività verso settori più remunerativi, riconfigurando, e in qualche caso azzerando, i loro investimenti”.

In passato la BP fu una delle prime tra le 4 big dell’oil sector a cavalcare la transizione energetica riducendo il suo nome a un acronimo e sostenendo una imponente campagna di marketing per comunicare la sua nuova mission: BP non significava più British Petroleum ma più semplicemente Beyond Petroleum. I tempi sembrano ora maturi per andare definitivamente “oltre il petrolio” a quanto pare. L’azienda con il suo ramo BP Solar è già leader mondiale nella produzione di pannelli fotovoltaici. Della vecchia Anglo-Iranian Oil Company che dominava la Persia con William Knox Darcy resta solo un pallido ricordo.

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