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Basta rinnovabili: il grande ritorno di Bp al petrolio

La compagnia energetica britannica Bp, una delle "Big Oil" internazionali, aumenterà gli investimenti nelle fonti fossili e ridurrà la spesa per le rinnovabili. È la fine della strategia di Looney, che aveva scommesso sul picco del petrolio.

La compagnia energetica britannica Bp, una delle dieci supermajors del settore petrolifero a livello mondiale, ha fatto sapere che tornerà a concentrarsi sui combustibili fossili anziché sulle fonti rinnovabili. Questo riposizionamento dovrebbe permettere di migliorare le condizioni finanziarie della società e di portarla fuori da un periodo critico: il mese scorso l’amministratore delegato Murray Auchincloss aveva annunciato il licenziamento di 4700 dipendenti (il 5 per cento della forza-lavoro totale) e di oltre tremila collaboratori esterni.

BP AUMENTA GLI INVESTIMENTI NEL PETROLIO E ABBASSA QUELLI NELLE RINNOVABILI

Bp porterà gli investimenti nel comparto oil & gas a 10 miliardi di dollari all’anno e ridurrà di oltre 5 miliardi quelli nella transizione energetica, che scenderanno dunque a 1,5-2 miliardi all’anno.

“Aumenteremo gli investimenti e la produzione upstream per permetterci di produrre energia ad alto margine per gli anni a venire. Concentreremo il downstream sui mercati in cui abbiamo posizioni integrate di primo piano”.

L’ORIGINE DELLA CRISI

In poco più di un anno – cioè da quando Auchincloss ha assunto l’incarico: il 17 gennaio 2024 – Bp ha registrato performance inferiori a quelle di altre società petrolifere e oggi la sua valutazione non è nemmeno la metà di quella della rivale Shell: circa 69 miliardi di capitalizzazione di mercato contro 161 miliardi.

Bernard Looney, il predecessore dell’attuale amministratore delegato, aveva detto nel 2020 che Bp si sarebbe espansa nel settore delle rinnovabili e che avrebbe ridotto del 40 per cento la produzione di petrolio e di gas; l’obiettivo venne poi ridimensionato nel 2023 e portato al 25 per cento.

I NUOVI OBIETTIVI

La strategia di Looney, basata sulla previsione (errata) che i consumi globali di petrolio avessero raggiunto il picco massimo e che dunque avrebbero iniziato a calare, si è rivelata un fallimento. Adesso, allora, Bp conta di aumentare la produzione di idrocarburi a 2,3-2,5 milioni di barili di petrolio equivalenti al giorno entro il 2030.

Quanto agli investimenti nelle fonti a basse emissioni, Auchincloss ha garantito che “saremo molto selettivi nei nostri investimenti nella transizione [energetica], anche attraverso piattaforme innovative a capitale ridotto. Si tratta di un reset di Bp, con un’attenzione costante alla crescita del valore a lungo termine per gli azionisti”.

Fino ad oggi Bp aveva resistito alle pressioni degli investitori per un pieno ritorno all’oil & gas: dal 2020, infatti, la società ha avviato un solo grande progetto di idrocarburi, il campo Kaskida nel golfo del Messico.

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