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Banca Mondiale

La Banca mondiale finanzia il petrolio o il clima?

La Banca mondiale è accusata di aver finanziato indirettamente il settore dei combustibili fossili con 3,7 miliardi di dollari nel 2022. Ma l'istituto, che ha promesso di allinearsi agli accordi di Parigi, ha anche destinato 31,7 miliardi all'azione climatica. Tutti i dettagli.

Ma la Banca mondiale sostiene i combustibili fossili o l’azione climatica?

Nel 2022 la Banca mondiale ha fornito prestiti e capitali per circa 3,7 miliardi di dollari alla finanza commerciale che probabilmente – stando alle ricostruzioni di Urgewald – sono finiti a finanziare progetti sui combustibili fossili. Per la precisione, questi fondi sono partiti per la precisione dalla Società finanziaria internazionale (IFC), un’agenzia della Banca mondiale che si occupa di promuovere lo sviluppo dell’industria privata.

GLI IMPEGNI DELLA BANCA MONDIALE E LA RICERCA DI URGEWALD

La ricerca di Urgewald, un’organizzazione che si occupa proprio di tracciare i finanziamenti all’industria fossile, i 3,7 miliardi del 2022 destinati a progetti oil & gas – una stima probabilmente conservativa, e che peraltro non tiene conto del commercio di carbone perché le informazioni non sono di facile reperibilità – mettono in dubbio l’effettivo allineamento della Banca all’accordo di Parigi del 2015.

Nel dicembre 2018, infatti, la Banca mondiale – il più grande istituto finanziario al mondo – aveva preso l’impegno ad allinearsi all’obiettivo dell’accordo di Parigi per limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1,5 °C rispetto al periodo pre-industriale. Lo scorso luglio – ricostruisce Quartz – la Banca ha messo in atto il proposito, dicendo d voler arrivare a una situazione nella quale “ogni” investimento riduca “gli impatti sul clima”, sostenga “percorsi a basse emissioni di carbonio” e contribuisca “a evitare il carbon lock in“, cioè la perpetuazione dell’utilizzo di combustibili fossili.

Tutte le operazioni dell’istituto saranno inoltre “vagliate per gestire e ridurre i rischi climatici di un progetto e per dimostrare che i nostri finanziamenti sostengono le opzioni a più basso contenuto di carbonio, laddove tecnicamente ed economicamente fattibili”. Il problema è che la finanza commerciale (trade finance) non rientra tra queste promesse, che riguardano solo i finanziamenti diretti e non quelli indiretti.

L’IFC SMENTISCE

Un portavoce della Società finanziaria internazionale ha detto però al Guardian che lo studio di Urgeald “contiene gravi inesattezze fattuali e sovrastima grossolanamente il sostegno dell’IFC ai combustibili fossili”. L’agenzia, inoltre, “esclude il carbone dai finanziamenti commerciali e autorizza il petrolio e il gas solo su base limitata per scopi di distribuzione (no produzione)”.

TUTTI GLI INVESTIMENTI DELLA BANCA MONDIALE PER IL CLIMA

A fronte peraltro dei 3,7 miliardi di dollari giunti probabilmente al settore oil & gas, nel 2022 la Banca mondiale ha destinato 31,7 miliardi al climate financing: significa che il 36 per cento di tutti i finanziamenti dell’istituto è andato a progetti per il clima, superando la soglia del 35 per cento fissata nel piano d’azione 2021-2025. Tuttavia, secondo Oxfam, il 40 per cento dei finanziamenti climatici della Banca non è verificabile.

Dal 2015, anno di adozione dell’accordo di Parigi, al 2022 la Banca mondiale ha investito quasi 15 miliardi nei combustibili fossili, stando a Big Shift Global, una coalizione di ONG.

Il nuovo presidente della Banca mondiale, nominato a giugno, è Ajay Banga, ex-amministratore delegato di Mastercard, che ha già chiesto ai dipendenti di “raddoppiare” gli sforzi per il clima. Il suo predecessore, David Malpass, aveva invece negato il collegamento tra i combustibili fossili e i cambiamenti climatici.

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