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Ex Ilva, ecco le condizioni di Baku Steel su Acciaierie d’Italia

L’azienda azera Baku Steel ha posto tre condizioni per l'acquisizione di Acciaierie d'Italia. Le richieste, però, sono complesse; intanto, la situazione finanziaria e operativa dell'ex Ilva è critica. Tutti i dettagli.

L’azienda siderurgica azera Baku Steel ha posto tre condizioni per l’acquisizione di Acciaierie d’Italia, come ha spiegato mercoledì il ministro delle Imprese Adolfo Urso durante il question time alla Camera. L’operazione, già di per sé complessa per la rilevanza dell’asset e per le difficoltà produttive, si è ulteriormente complicata con l’incendio all’altoforno 1 dell’ex Ilva, avvenuto a inizio maggio: l’impianto è stato sequestrato dalla procura di Taranto.

Qualora l’altoforno dovesse rivelarsi danneggiato in maniera irreparabile, il piano industriale di Acciaierie d’Italia – che punta a una produzione di sei milioni di tonnellate di acciaio entro il 2026 – si rivelerebbe probabilmente infattibile. Intanto, la società ha chiesto la cassa integrazione per quasi quattromila lavoratori.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha riconosciuto che la situazione di Acciaierie d’Italia è molto grave, ma “non definitivamente compromessa”.

LE TRE CONDIZIONI DI BAKU STEEL

Delle tre condizioni poste da Baku Steel per l’acquisizione di Acciaierie d’Italia – la proposta è di 600 milioni di euro per gli impianti più altri 500 milioni per il magazzino -, la prima è il rilascio di una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale: l’Aia, in breve, è un provvedimento che consente di operare a un impianto dall’elevato potenziale di inquinamento, ma solo se rispetta precise condizioni di protezione ambientale. Baku Steel vuole che l’autorizzazione sia economicamente sostenibile, cioè non eccessivamente gravosa sulle attività, e che venga forniti in tempi brevi, ma non sembra probabile.

La seconda richiesta avanzata da Baku Steel è che le autorità agevolino il processo di installazione a Taranto di una nave rigassificatrice, che rifornirà l’acciaieria di combustibile: l’Azerbaigian è già uno dei principali fornitori di gas naturale all’Italia. Anche in questo caso, è improbabile che l’autorizzazione al rigassificatore giunga in tempi brevi: serve l’approvazione della Regione Puglia, che è coinvolta nell’elaborazione del piano di decarbonizzazione dell’acciaieria. L’ex Ilva, in teoria, dovrebbe arrivare a dotarsi di tre forni elettrici abbinati ad altrettanti impianti per la riduzione diretta del ferro, un processo a basse emissioni rispetto al ciclo tradizionale in altoforno: gli impianti per la riduzione diretta verranno forniti da Dri d’Italia, società partecipata interamente da Invitalia, a sua volta controllata dal ministero dell’Economia.

Pare che Invitalia avrà una quota del 10 per cento nella nuova struttura societaria di Acciaierie d’Italia, con Baku Steel in una posizione di maggioranza.

Come terza condizione, infine, Baku Steel chiede che l’ex Ilva venga mantenuta attiva e su un livello produttivo adeguato durante la fase di transizione fino al completamento dell’operazione di acquisizione.

COME FINANZIARE ACCIAIERIE D’ITALIA

Data la complessità della trattativa, è molto probabile che i negoziati tra il governo e Baku Steel si prolungheranno oltre la fine di giugno, cioè il termine fissato in origine. Le condizioni finanziarie di Acciaierie d’Italia, intanto, sono critiche: di recente il ministro Urso aveva fatto sapere che il governo ha “finalizzato il passaggio decisivo per sbloccare i 100 milioni di euro destinati all’integrazione del prestito ponte”.

Per il momento, comunque, l’aumento del ricorso alla cassa integrazione è stato bloccato.

COSA PENSANO I SINDACATI

“Il tema non è arrivare a Baku Steel: non ci arriviamo a Baku se non c’è l’elemento finanziario che vada oltre giugno”, ha dichiarato a proposito Ferdinando Uliano della Fim Cisl, come riportato dal Sole 24 Ore.

“Su Baku Steel il governo ci dice che la trattativa prosegue ma noi abbiamo buoni motivi per considerare questa trattativa in salita. Vi sono tanti fattori che non si possono risolvere in pochissimo tempo e quindi la situazione di incertezza e di difficoltà alimenta dubbi e preoccupazioni”, ha detto Rocco Palombella della Uilm.

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