La decisione della Cina di limitare il commercio di alcune terre rare in risposta ai dazi imposti da Donald Trump potrebbe rappresentare un’occasione per l’Australia. In effetti, nei giorni scorsi le azioni di alcune società australiane specializzate in questi metalli – come Lynas e Northern Minerals – sono cresciute di oltre il 10 in borsa, a fronte di un calo dei titoli del settore minerario. Il mercato è convinto che l’Australia possa rappresentare un’alternativa alla Cina per gli approvvigionamenti di terre rare, un gruppo di diciassette elementi necessari alle industrie dell’elettronica, della difesa e dell’energia pulita.
L’Australia possiede riserve importanti di terre rare, di cui è una fornitrice importante; fino ad oggi, però, non è riuscita a rivaleggiare davvero con la Cina, che rimane il paese dominante sulla filiera di questi elementi, in particolare sulla fase di raffinazione: la raffinazione è l’anello più “critico” della supply chain delle terre rare perché è un’attività complessa, costosa e potenzialmente impattante sull’ambiente. La Cina vale il 60 per cento dell’estrazione delle terre rare a livello globale e quasi il 90 per cento della loro lavorazione.
LE AZIENDE AUSTRALIANE PROVANO AD APPROFITTARE DELLA SITUAZIONE
Dopo l’annuncio dei nuovi controlli alle esportazioni di terre rare e derivati da parte di Pechino, Lynas ha dichiarato di essere in una “posizione ideale” per trarre vantaggio dalla situazione, assieme ad aziende concorrenti come Northern Minerals e Iluka. Tom O’Leary, amministratore delegato di Iluka, ha detto che le società minerarie australiane potrebbero garantire forniture sicure di questi materiali critici e che “la necessità di un’industria sostenibile delle terre rare sta chiaramente aumentando”. Il termine “sostenibile” può essere riferito alla continuità degli approvvigionamenti e alla loro indipendenza da forme di condizionamento politico.
Secondo Shane Hartwig, amministratore delegato di Northern Minerals, questi controlli commerciali cinesi mettono in evidenza il problema della dipendenza di tanti settori critici da un unico paese fornitore. Le restrizioni alle esportazioni sono, ha spiegato, “una prova della capacità della Cina di affermare” la sua “posizione dominante […] Le catene di approvvigionamento da un’unica fonte sono un rischio”. La sua azienda è impegnata nello sviluppo di un giacimento di terre rare nell’Australia occidentale.
“È una prova della capacità della Cina di affermare questa posizione dominante. Contribuisce a dimostrare che le catene di approvvigionamento da un’unica fonte sono un rischio, sia per la Cina che per chiunque altro”, ha dichiarato.
L’INDUSTRIA DELLE TERRE RARE IN AUSTRALIA
In Australia già si estraggono terre rare pesanti, come il disprosio e il terbio (entrambi gli elementi sono stati sottoposti a restrizioni dalla Cina) utilizzati nella produzione di magneti. Manca invece, al paese, la capacità di raffinazione su larga scala.
Lynas, sostenuta da investitori giapponesi, è specializzata nelle terre rare leggere: le estrae nell’Australia occidentale e le raffina in Malaysia. Lo scorso febbraio ha fatto sapere che la produzione di neodimio e praseodimio (due terre rare leggere utilizzate nella manifattura di magneti) è cresciuta del 22 per cento nel semestre giugno-dicembre 2024, raggiungendo la quantità record di 2969 tonnellate. L’azienda non raffina terre rare pesanti, ma inizierà prossimamente a lavorare il disprosio e il terbio nel suo stabilimento in Malaysia.
Lynas sta anche costruendo un impianto di separazione delle terre rare a Seadrift, in Texas: il progetto è finanziato dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Nonostante questa espansione internazionale, nel semestre conclusosi lo scorso dicembre il profitto dell’azienda è crollato dell’85 per cento a causa della volatilità dei prezzi delle terre rare.
Iluka, invece, ha in programma di avviare la raffinazione di disprosio e terbio nel 2027, nell’Australia occidentale: l’anno scorso il progetto ha ricevuto un contributo di 960 milioni di dollari dal governo australiano.
IL RUOLO DEL GOVERNO
Secondo diversi analisti, per poter sviluppare una propria filiera delle terre rare in grado di competere con quella cinese, il governo australiano dovrà intervenire maggiormente a sostegno delle aziende.
In risposta ai dazi del 10 per cento imposti da Trump, Canberra ha fatto sapere che istituirà una riserva strategica dei minerali critici: potrebbe rivelarsi utile nei negoziati commerciali con gli Stati Uniti, considerato l’interesse della Casa Bianca per queste materie prime.