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Assofond

Confindustria attacca Francia e Germania: vogliono fregare le fonderie italiane

Gli aiuti tedeschi e francesi per ridurre i prezzi dell'energia alle imprese sono una minaccia per le fonderie italiane. L'industria fondiaria italiana conta 25.000 addetti ed è la seconda più grande d'Europa. Tutte le proteste di Assofond (Confindustria)

“Già da luglio, da quando, cioè, non è più possibile beneficiare di crediti d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas, la nostra competitività nei confronti dei principali concorrenti esteri è messa a dura prova”. Secondo Fabio Zanardi (nella foto), presidente di Assofond – l’associazione delle fonderie italiane, parte di Confindustria -, l’aumento dei prezzi dell’energia e gli aiuti che i governi francese e tedesco stanno fornendo alle loro imprese rappresentano un rischio economico per le fonderie italiane.

L’IMPORTANZA DELLE FONDERIE PER L’ITALIA

Le fonderie sono degli stabilimenti metallurgici specializzati nel riciclo, tramite fusione, dei rottami metallici, che possono così venire riutilizzati per produrre anche componenti utili alla transizione ecologica – una delle due direttrici strategiche dell’industria italiana ed europea, assieme alla transizione digitale -, come ad esempio parti delle turbine eoliche o delle centrali idroelettriche.

In Italia ci sono oltre mille fonderie, con venticinquemila addetti in totale, un fatturato complessivo di 7,5 miliardi di euro e una produzione di 2,3 milioni di tonnellate di fusioni: l’industria fondiaria italiana è la seconda in Europa per dimensioni (dopo quella tedesca) e la nona al mondo, stando ai dati di Assofond. Il settore è composto quasi esclusivamente da piccole e medie imprese a conduzione familiare.

“Le nostre imprese”, spiega Zanardi, “oggi acquistano energia a costi di circa il 30 per cento superiori a quelli dei competitor europei. Ora con i nuovi aiuti alle imprese decisi dalla Germania, così come quelli che a breve saranno approvati in Francia, le imprese manifatturiere di questi due paesi potranno coprire almeno parte dei propri consumi elettrici con forniture al costo di circa 70 euro/MWh, quando in Italia siamo intorno a quota 130 euro/MWh: questo vuol dire essere in potenziale svantaggio cronico con i nostri competitor europei”.

L’ATTACCO DI FEDERACCIAI ALLA GERMANIA

Nei giorni scorsi Antonio Gozzi, presidente di Federacciai (un’altra federazione confindustriale), ha criticato la Germania per il pacchetto sulla riduzione del prezzo dell’elettricità alle industrie tedesche. Definendolo un attacco al paradigma del mercato unico europeo, ha detto che il pacchetto “è destinato a cambiare per sempre la competitività relativa tra le manifatture dei diversi paesi, danneggiando enormemente l’industria italiana”. “Nessuna impresa”, ha concluso, “è in grado di investire sul futuro dell’attuale quadro incerto nazionale e considerando lo svantaggio competitivo subito”.

COSA PENSA ASSOFOND

Anche Assofond pensa che gli aiuti tedeschi – e prossimamente francesi – alle imprese per ridurre il prezzo dell’elettricità rappresentino una distorsione del mercato europeo e una penalizzazione del settore italiano delle fonderie, che sta peraltro affrontando le spese per l’elettrificazione degli impianti.

“In tempi non sospetti”, ha detto Zanardi, “avevamo proposto al governo di introdurre misure strutturali (electricity e gas release) per permettere alla manifattura italiana di restare competitiva rispetto ai concorrenti europei. Queste misure sono contenute nella bozza di decreto-legge da troppo tempo in attesa di approvazione e bloccato dai rilievi sulla proroga del mercato tutelato. È fondamentale sbloccare queste misure con un provvedimento dedicato, pena la sopravvivenza stessa dei settori energy-intensive italiani”.

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