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Cop28

Aramco, Bp, Chevron, Exxon, Shell e Total, chi lavora (e chi non lavora) al taglio delle emissioni

I membri della Oil & Gas Climate Initiative si sono impegnati a ridurre l'intensità di emissioni di Co2. Tutti i dettagli

 

Saudi Aramco ha deciso di unirsi alle compagnie petrolifere europee e statunitensi, che rappresentano un terzo dell’industria petrolifera mondiale, per iniziare a ridurre le emissioni dalle loro operazioni nel settore. Lo ha rivelato Bloomberg ricordando che i membri della Oil & Gas Climate Initiative, così si chiama il gruppo di grandi compagnie petrolifere che lavorano al modo con cui rispondere ai cambiamenti climatici, si sono impegnati a ridurre l’intensità di carbonio delle loro operazioni tra 20 e 21 chilogrammi di anidride carbonica per barile equivalente di greggio entro il 2025. Vale a dire il 13% rispetto ai livelli del 2017.

PIU’ PULITI PER OGNI BARILE MA ‘FUORI’ DALLO ‘SCOPE 3’

L’obiettivo si riferisce solo all'”intensità”, il che significa che i produttori possono aumentare le proprie emissioni complessive, ma dovranno essere più puliti per ogni barile. Inoltre non include le emissioni dei clienti, definite come “Scope 3”, che in genere rappresentano oltre il 90% dell’impronta totale di una compagnia petrolifera.

PER DUDELY (EX BP) “OBIETTIVO SIGNIFICATIVO”

L’obiettivo è comunque superiore ai 18 chilogrammi di anidride carbonica al barile fissati dai membri dell’Associazione internazionale dei produttori di petrolio e gas, che rappresentano circa il 40% del settore. Bob Dudley, ex Ceo di BP e oggi presidente della Oil & Gas Climate Initiative, ha dichiarato che il nuovo obiettivo è significativo perché riunisce produttori di petrolio privati e statali attorno a un obiettivo comune.

TARGET DA 52 MLN DI TONNELLATE DI CO2 IN MENO L’ANNO

“È un inizio – ha detto Dudley in un’intervista telefonica con Bloomberg -. Non credo sia un piccolo risultato riunire tutte queste compagnie che subiscono ciascuna le proprie pressioni”. Il raggiungimento dell’obiettivo previsto per il 2025 eliminerà fino a 52 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, equivalenti alle emissioni totali di circa 6 milioni di case statunitensi, secondo l’OGCI.

CHI È DENTRO E CHI NO

Alcune compagnie petrolifere europee come BP, Royal Dutch Shell e Total, hanno già annunciato alcuni degli obiettivi più aggressivi di riduzione delle emissioni, ma sono stati criticati per la mancanza di dettagli e per essersi dati fino alla metà del secolo per raggiungere emissioni nette pari a zero. Le major statunitensi come ExxonMobil e Chevron non hanno invece fissato obiettivi fissi al contrario di quello dell’OGCI che è “a breve termine, il che significa che è pratico e può essere misurato”, ha detto Dudley.

PER CARBON TRACKER PASSO NELLA GIUSTA DIREZIONE

“È un passo nella giusta direzione per le compagnie petrolifere nazionali stabilire obiettivi di emissioni, anche se è solo un piccolo passo”, ha affermato Andrew Grant, responsabile del petrolio, del gas e delle miniere di Carbon Tracker, un gruppo di ricerca sulla transizione energetica. “Gli sviluppi incrementali sono ben accetti, ma devono essere seguiti con obiettivi più ampi. Le emissioni upstream sono solo una piccola parte del problema”.

L’OPINIONE DI BROWNSTEIN DELL’ENVIRONMENTAL DEFENSE FUND

Mark Brownstein dell’Environmental Defense Fund, che segue le emissioni di metano dell’industria, ha offerto però un mix di elogi e critiche alle misure, in un post su Twitter.

Secondo Brownstein l’OGCI ha ragione sul fatto che “i progressi verso un futuro a basse emissioni di carbonio richiedono azioni significative per ridurre metano e CO2” che “il percorso di riduzione deve essere coerente con l’accordo di Parigi” e sul fatto che “la transizione energetica è un argomento su cui devono impegnarsi” tutte le aziende petrolifere, private e statali. Tuttavia, ha aggiunto, “l’OGCI si sbaglia” su alcuni aspetti: “Impegno limitato alle attività ‘gestite’. Che dire di JV, ecc.? Non è chiaro cosa significhi veramente ‘conforme a Parigi’. Coerentemente con 1.5 gradi? Net zero entro il 2050? Si comprende solo l’Oil&gas commercializzato. Che dire del flaring?”. Non solo. “La mancanza di trasparenza nei rapporti è un problema che continua a tormentare le imprese OGCI. Un sigillo EY o un’approvazione non sono sufficienti. Serve mostrare i dati”, ha concluso.

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