Un territorio fragile e giovane geologicamente, ma anche mancanza di prevenzione e cultura. Ecco perchè l’Italia è vittima delle alluvioni. E i Piani d’Azione per l’Energia e per il Clima assumono un ruolo chiave per futuro
La storia si ripete, purtroppo. Basta una pioggia più intensa e prolungata che la nostra penisola si trasforma in un fangoso acquitrino. E l’evento porta con sè recriminazioni, danni, morti, grandi proclami e (finti) nuovi inizi.
È accaduto, negli ultimi giorni, a Livorno. È accaduto negli scorsi anche in Liguria e in Sicilia. E, forse, accadranno molto più spesso di quanto accadano oggi. Sì, perchè i cambiamenti climatici porteranno sulla nostra penisola temperature più alte, ma anche piogge improvvise e abbondanti.
Ed è per questo che i PAESC, i Patti dei Sindaci per l’Energia e per il Clima (o Piani d’Azione per l’energia e il clima), assumono un ruolo chiave per la prevenzione. Ma andiamo per gradi.
La tragedia di Livorno

Nei quartieri di Collinaia, Ardenza e Montenero, a causa dell’esondazione di alcuni dei torrenti cittadini. il fango ha invaso gli scantinati delle case.
Sei persone sono morte e due risultano ancora disperse, un uomo e una donna.
Fenomeni sempre più frequenti
La brutta notizia è che episodi come questo saranno sempre più frequenti. Una ricerca dell’Istituto internazionale per l’analisi dei sistemi applicati (IIASA) e del Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione europea evidenzia, infatti, i rischi del futuro: più periodi di siccità e molte più inondazioni e alluvioni.
Lo studio, in particolare, prevede un aumento del rischio d’alluvioni del 150% entro il 2050. Ci sarà, ovviamente, un aumento anche delle cosiddette alluvioni del secolo, ossia quelle che stiamo vivendo ogni 100 anni. Queste inondazioni potrebbero raddoppiarsi nella loro frequenza e c’è il rischio di vedere gran parte dell’Europa sotto l’acqua entro i prossimi decenni.
L’entità del danno e il numero di persone colpite, invece, potrebbero aumentare del 220% entro la fine del secolo
Alluvioni: di chi sono le colpe?

C’è anche la questione dei fiumi. L’urbanizzazione li ha soffocati, ha ridotto il loro corso, ha tolto a questi lo spazio necessario per crescere con le piogge invernali, senza provocare danni. “Da sempre le grandi città sono sorte in corrispondenza di fiumi, per una questione di sviluppo e utilità dell’acqua, ma noi questi fiumi gli abbiamo costretti e ridotti. A Genova abbiamo costruito sopra un fiume”, ha dichiarato a Start Magazine Vincenzo Giovine, vicepresidente del Consiglio Nazionale dei Geologi. “Oltre ad un territorio fragile, abbiamo a che fare con fenomeni meteo eccezionali e con una mancanza di visione e pianificazione, anche in merito a questi problemi. Abbiamo dei problemi oggettivi”, ha aggiunto Giovine.
A questo si aggiunge il fatto che “L’Italia è un Paese fragile, perchè geologicamente giovane. E questo fa sì che i fenomeni naturali rappresenteranno un problema per molto tempo”, ha invece spiegato a Start Magazine il geologo Pierluigi Vecchia.
Paesc, ruolo strategico per prevenzione
E’ in questo contesto che i PAESC, Patto dei Sindaci per il clima e l’energia, (altrimenti conosciuti come SECAP, Sustainable Energy and Climat Action Plan), assumono un ruolo strategico per la prevenzione: fermare i cambiamenti climatici significa fermare anche le conseguenze.
Voluti dall’Unione Europea, che li ha approvati nel mese di ottobre 2015, i PAESC propongono agli enti locali e regionali (che aderiscono su base volontaria) a raggiungere e superare l’obiettivo europeo di riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020 rispetto al 1990 (considerato come anno di riferimento) aumentando l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili nei loro territori.
Ogni Amministrazione si impegna in particolare, a:
- redigere un Inventario di base delle emissioni (IBE) entro l’anno successivo a quello dell’adesione;
- presentare, entro l’anno successivo a quello dell’adesione, un Piano d’azione per l’energia sostenibile(PAES);
- pubblicare i resoconti dell’implementazione ogni due anni, per mostrare i progressi del piano d’azione e i risultati provvisori;
- promuovere le proprie attività verso i cittadini anche attraverso la regolare organizzazione di Energy-day locali;
- promuovere l’iniziativa “Patto dei Sindaci” attraverso la partecipazione a eventi e workshop tematici, e incoraggiando le altre autorità locali ad aderire.
L’iniziativa è coordinata dall’Ufficio Europeo del Patto dei Sindaci, il Covenant of Mayors Office (CoMO), con sede a Bruxelles, mentre in Italia è l’Enea il Coordinatore nazionale del Patto dei Sindaci. Hanno aderito ai PAESC le più grandi città italiane, da Roma a Milano, Napoli, Torino, Palermo, Bologna, Firenze, Bari, Venezia e molte altre: 51 Province e 9 Regioni sono diventate Coordinatori Territoriali. Ma tutto questo non basta.

“Credo sia giusto che la singola amministrazione Comunale porti avanti delle politiche locali e di sviluppo sostenibile in termini energetici, ma anche di sviluppo industriale e del lavoro. Ma Energia e Difesa del suolo sono strategici e le decisioni e le linee guida devono essere in mano all’autorità centralizzate”, ha aggiunto Pierluigia Vecchia.
Maltempo: il Wwf chiede una sessione parlamentare su clima
Se il futuro sarà molto piovoso, qualcosa di concreto bisognerà farla. Ed è con questo obiettivo che il Wwf chiede al Parlamento “una sessione urgente e straordinaria sulle azioni messe in campo sull’adattamento ai cambiamenti climatici e sulla decarbonizzazione: e’ ormai evidente che il rapporto tra territorio, cambiamenti climatici ed economia senza carbonio non puo’ non essere centrale nell’agenda delle istituzioni”.
L’emergenza climatica “ci impone di agire subito, superando i rimpalli tra istituzioni locali, quelle regionali e quelle nazionali: e’ indispensabile un cambiamento di mentalità e una gigantesca opera di risanamento, riparazione, messa in sicurezza, riprogettazione. Occorre adeguare tutti gli insediamenti e le attività umane alla
nuova realtà, soprattutto occorre una gigantesca opera di prevenzione, con un radicale cambio di mentalità e assumendo l’importanza della funzionalità dei sistemi naturali e una accorta ed equa gestione delle risorse naturali (a cominciare dall’acqua) per garantirci la sicurezza e la vitalità del territorio e la disponibilità (equa) delle risorse”.
Attualmente “sono in corso due importanti consultazioni – ricorda l’associazione ambientalista – una sul piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico, l’altra sulla Strategia Energetica Nazionale. La redazione finale dei due documenti deve diventare una occasione di cambio di passo e di coinvolgimento in uno sforzo comune per decarbonizzare l’energia (e l’economia) e per essere resilienti al clima che sta già cambiando, più velocemente di quanto avessero previsto gli scienziati e
sicuramente molto, ma molto più velocemente di noi”.






