Il Regno Unito ha intenzione di formare una sorta di “triplice alleanza” sull’acciaio con l’Unione europea e gli Stati Uniti per difendere i rispettivi settori siderurgici dalla Cina, la cui sovraccapacità produttiva sta destabilizzando i mercati di questa lega e minacciando la sopravvivenza dell’industria occidentale.
LA TRIPLICE ALLEANZA SULL’ACCIAIO TRA REGNO UNITO, STATI UNITI E UNIONE EUROPEA
Il ministro britannico del Commercio, Chris Bryant, ha rivelato al Financial Times l’esistenza di “discussioni continue” tra Londra, Bruxelles e Washington per la creazione di un’alleanza modellata sulla Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca) del 1951.
Al momento queste discussioni non sono state formalizzate in una proposta scritta, ma Bryant pensa che un’alleanza rappresenti la “risposta naturale” – così ha scritto il Financial Times – alla situazione del mercato siderurgico, scosso dal grande eccesso di produzione (sussidiata dallo stato) delle acciaierie cinese. “Noi tre condividiamo la percezione che nel mondo vi sia un eccesso di capacità produttiva. Abbiamo tutti bisogno di una nostra capacità siderurgica sovrana per ragioni di sicurezza economica, per costruire carri armati e tutto il resto”, ha detto Bryant.
LA SOVRACCAPACITÀ SIDERURGICA, IN NUMERI
Sul mercato globale dell’acciaio c’è un problema di sovraccapacità: significa, in breve, che viene prodotto più materiale di quello che viene consumato. Nel 2024 questa sovraccapacità è ammontata a 600 milioni di tonnellate (dati Ocse), un volume equivalente a quasi un quarto della capacità produttiva mondiale. L’eccesso di offerta è destinato a crescere, peraltro, superando i 720 milioni di tonnellate nel 2027.
La responsabile principale di questa situazione è la Cina, che di acciaio è la maggiore produttrice (1 miliardo di tonnellate all’anno) ed esportatrice al mondo. Le acciaierie in Europa, in particolare, non riescono a competere con i bassi prezzi dell’acciaio cinese per via dei sussidi forniti da Pechino ai propri produttori, ma anche a causa degli alti prezzi dell’energia nel Vecchio continente e delle normative ambientali che appesantiscono ulteriormente i costi.
COSA HANNO FATTO STATI UNITI E UNIONE EUROPEA
A inizio ottobre la Commissione europea ha annunciato che dimezzerà le quote di importazione di acciaio nell’Unione e alzerà al 50 per cento i dazi sui volumi eccedenti, portandoli dunque allo stesso livello degli Stati Uniti.
Il meccanismo proposto da Bruxelles è piaciuto molto a Eurofer, l’associazione dell’industria siderurgica europea. A preoccuparsi, invece, è stato innanzitutto il Regno Unito, dato che circa i due terzi delle sue esportazioni siderurgiche si dirigono proprio nell’Unione: i dazi europei, dunque, avrebbero per Londra un impatto ben più grave di quelli statunitensi, anche perché è riuscita a ottenere una riduzione di questi ultimi al 25 per cento.
IN COSA CONSISTE LA PROPOSTA BRITANNICA
Ciononostante, il governo britannico ostenta ottimismo e afferma che la situazione con gli europei e gli americani si potrà risolvere con la creazione di “una sorta di ‘anello dell’acciaio’ o un’alleanza dell’acciaio”, ha spiegato il ministro Bryant. “Devo dire che sembra davvero di essere tornati agli anni Cinquanta”, ha aggiunto.
Il riferimento storico è alla Ceca, la comunità composta da Italia, Francia, Germania ovest, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo che eliminò dazi e tasse sul commercio siderurgico interno. Similmente, un’alleanza tra Regno Unito, Unione europea e Stati Uniti potrebbe prevedere la libera circolazione dell’acciaio tra i membri e l’imposizione di tariffe sugli acquisti dall’esterno.
I PRECEDENTI
Già nel 2021 l’Unione europea e gli Stati Uniti (guidati, al tempo, da Joe Biden) avevano fatto sapere di stare negoziando un patto sull’acciaio e l’alluminio, che però non vide mai la luce.
Lo scorso agosto, anche l’Unione europea e il Regno Unito hanno discusso della necessità di gestire insieme il problema della sovraccapacità siderurgica.






