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Agricoltura

Agricoltura a tutto (bio) gas

Dall’energia alla bio energia puntando alla bio economia. Ecco il nuovo paradigma   Il 10 giugno si è inaugurato “Expo 2017”, l’esposizione internazionale ad Astana. Il tema scelto – “Energia futura” – è uno stimolo alla riflessione a largo raggio sullo sviluppo produttivo nei prossimi anni. Significativo che lo si faccia in una realtà come…

Dall’energia alla bio energia puntando alla bio economia. Ecco il nuovo paradigma

 

Il 10 giugno si è inaugurato “Expo 2017”, l’esposizione internazionale ad Astana. Il tema scelto – “Energia futura” – è uno stimolo alla riflessione a largo raggio sullo sviluppo produttivo nei prossimi anni. Significativo che lo si faccia in una realtà come il Kazakhstan che è il più importante produttore di energia “tradizionale” dell’Asia Centrale. Tra l’altro l’Expo kazako si tiene a 20 anni dalla sottoscrizione del primo protocollo di Kyoto (del 1997) con cui si è cominciato a comprendere come le emissioni in atmosfera, prodotte dalla combustione dei fossili, causino il “riscaldamento globale”.

biogas agricolturaL’appuntamento giunge proprio quando stanno mutando gli equilibri delle “geopolitiche virtuose” di Usa e Cina, ovvero le due potenze che più inquinano al mondo. Da un lato ci sono gli Stati Uniti che fanno marcia indietro sugli obiettivi di Kyoto e sugli accordi successivi; è emblematico della “frenata” Usa la firma del presidente Trump al decreto per la ripresa della produzione del carbone, con l’obiettivo anche di incrementarne le esportazioni.

Dall’altro lato invece c’è la Cina che è impegnata a ridurre fortemente le emissioni di CO2; obiettivo che ha collegato a quello nazionale di eliminare l’inquinamento atmosferico e di rafforzare la sicurezza energetica del Paese. Questo lo scenario mondiale, su cui si dovrà inserire una nuova strategia energetica italiana, in chiave sostenibile. Serve un impegno concreto di governo e parlamento per eliminare gli ostacoli tecnici, normativi ed economici alla crescita delle fonti energetiche rinnovabili per le quali il contributo che viene dai campi è fondamentale. In Italia sono operativi più di 1500 impianti di biogas, dei quali ben 1200 in ambito agricolo, con una potenza elettrica installata di circa 1.200 MW, equivalente a una produzione potenziale di biometano pari a 2,4 miliardi di metri cubi l’anno.

Potenzialmente il nostro Paese ne potrebbe produrre fino a 8,5 miliardi di metri cubi, pari a circa il 12-13% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale. Un notevole beneficio per l’ambiente, per l’agricoltura ma anche per i problemi occupazionali. Dal 2009, il settore della digestione anaerobica in agricoltura ha sviluppato investimenti per oltre 4 miliardi di euro ed ha creato 12 mila posti di lavoro, con un potenziale di raddoppiarli entro il 2020. Confagricoltura ha fortemente voluto la piattaforma tecnologica nazionale, che si è costituita nei mesi scorsi e che darà impulso, in modo coordinato, alla produzione di biometano da matrici organiche. Rientra pienamente nel quadro delle nostre iniziative per fornire alle aziende agricole un’ulteriore occasione di diversificazione del reddito. In termini ambientali va messo in evidenza quanto lo sviluppo della produzione di biogas ha avuto un impatto positivo legato al recupero dei sottoprodotti. Auspico uno sviluppo delle rinnovabili diffuso sul territorio dove, ad esempio, le tante coperture di amianto che ancora sussistono vengano sostituite da pannelli fotovoltaici; penso a piccoli impianti a biogas aziendali diffusi, in grado di abbattere le emissioni degli effluenti zootecnici. Oltre tutto, il digestato – che è il materiale prodotto da impianti per le rinnovabili – incrementa la sostanza organica dei suoli con un riconosciuto beneficio ambientale.

biogas agricolturaGuardando al futuro, come spinge a fare Expo 2017, bisogna passare dall’energia alla bioenergia e dalla bioenergia alla bioeconomia; è un nuovo paradigma produttivo per raggiungere l’obiettivo di un mondo più pulito e che non sprechi le sue risorse, che unisca tutte le operazioni di trasformazione tecnologica delle risorse biologiche, vegetali, animali. Appare interessante la sua applicazione nel settore no food, dei tessuti naturali (canapa, lino, seta), della bioedilizia (legno e fibre), della carta, del cuoio, dei nuovi enzimi (bioplastiche), dei processori e dei fermentatori (recupero sottoprodotti) e ovviamente delle bioenergie. In Italia la bioeconomia già rappresenta circa 269 miliardi di euro, con oltre 2 milioni di occupati. 

 

Massimiliano Giansanti
Articolo Pubblicato sul primo numero cartaceo di Start Magazine

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