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Veolia Suez

La guerra dell’acqua in Francia tra Veolia e Suez

Tra Veolia e Suez è in corso una guerra di nervi, in cui l'uno aspetta l’eventuale errore dell’altro. L'analisi di Claudio Meloni.

 

E’ una guerra, e non solo di nervi, quella che stanno combattendo i due storici rivali Veolia e Suez.

Il CEO di Veolia Antoine Frerot credeva di vincere facilmente, anche per via dell’appoggio garantitogli dall’Eliseo.

Ma nulla è andato secondo le previsioni. Sia il presidente del consiglio di amministrazione Philippe Varin, che l’amministratore delegato di Suez Bertrand Camus hanno opposto una strenua quanto imprevista resistenza.

Sostenuti da tutto il cda i due top manager hanno cercato di spiegare che il progetto di acquisizione da parte di Veolia è completamente privo di senso, se non distruttivo.

E così, seguendo le scappatoie fornite dalla legge, hanno creato una fondazione in Olanda, una via di mezzo tra una cassaforte ed un cavallo di Frisia.

Con un vero e proprio colpo di mano Veolia è riuscita ques’estate ad acquisire il 29,9% di Suez attraverso Engie, anche se la corte d’appello di Parigi ha fermato l’operazione, grazie al ricorso dei sindacati.

Esiste infatti l’obbligo da parte di un’impresa che intende acquisirne un’altra, di comunicare per tempo alle rappresentanze sindacali il suo piano industriale. Cosa che Veolia non ha fatto, giustificandosi con la necessità di mantenere il riserbo sull’operazione.

La Corte di Parigi le ha dato torto, respingendo il suo ricorso e continuando a bloccare l’acquisizione, ferma già dal 30 agosto, e obbligandola a svelare le sue carte ai dipendenti di Suez.

Come conseguenza Veolia non potrà esercitare i suoi diritti di socio di Suez, non potrà quindi esprimere il suo voto nel cda della storica rivale.

Veolia e Suez si contendono il mercato mondiale dei sevizi ambientali da 150 anni, e questa acquisizione da parte di Veolia rischia di creare seri danni agli attuali destinatari di tali servizi.

L’ operazione sarà sottoposta al vaglio dell’autorità europea sulla concorrenza, e in caso di giudizio negativo Veolia potrebbe essere costretta a cedere alcuni rami della sue attività, in particolare in Francia. Suez potrebbe essere spezzettata e messa sul mercato.

E Suez, che ha previsto tutto questo, ha creato una Fondazione in Olanda, attraverso la quale controlla i servizi idrici che ha in gestione, ma soprattutto è in grado di impedire una loro eventuale svendita.

Sapendo che il tempo a disposizione è limitato, Suez sta cercando di trovare al contempo delle soluzioni alternative, nel tentativo di rispondere a questa arrembante acquisizione. Il fondo Ardian, che non aveva presentato alcuna offerta all’inizio di ottobre, in quanto il presidente di Engie l’aveva giudicata ostile, ha confermato la settimana scorsa di essere ancora interessato al dossier di acquisizione.

Anche altri fondi europei potrebbero essere interessati a Suez, ma solo dopo che lo Stato si sarà definitivamente ritirato dall’affare.

Ufficialmente l’Eliseo non è più coinvolto nel dossier. Sono infatti già stati impartiti gli ordini ai vertici delle istituzioni per cessare qualsiasi interessamento nella questione.

Accettando che Engie venda a Veolia la sua partecipazione in Suez, senza una procedura aperta, senza una gara, il governo guidato da Jean Castex ha di fatto dato un forte impulso ad Antoine Frerot, anche se quest’ultimo non è più così sicuro di vincere.

Da allora il ministro delle Finanze Bruno Le Maire, così come il governo, non ha più fatto parola dell’operazione. Dietro le quinte, però, soggetti vicini agli organi istituzionali continuano ad assistere alla vicenda.

Come ha rivelato il sito Marianne, per difendere i suoi interessi Veolia ha fatto ricorso ai servizi di Ismael Emelien, ex consigliere speciale dell’Eliseo, divenuto recentemente consigliere ambientale per il gruppo LVMH.

Oggi i due gruppi continuano a spiarsi vicendevolmente, a valutarsi, conducendo una guerra di nervi, aspettando l’eventuale errore dell’avversario, sperando che ciò possa fare saltare la situazione di impasse.

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